COME NESSUNO MAI
Vanno con le zampogne sotto il braccio
vanno coi lunghi ruvidi mantelli,
tengono il volto chino verso terra
e hanno il corpo si alto e vigoroso
e si muovono con tanta tristezza
come nessuno mai.
Vanno con lo strumento sulle labbra,
vanno con i berretti di pelliccia
e ora con la destra
e ora con la sinistra
suonano la zampogna così tristi
come nessuno mai.
Vanno con la zampogna sotto il braccio,
vanno coi lunghi ruvidi mantelli,
vanno con i berretti di pelliccia,
vanno e rivanno lo stesso cammino,
parlano modulando la zampogna
come nessuno mai.
S.Murn Aleksandrov
Per gli etnomusicologici dell’associazione culturale “Ancia Libera” la sonorità inconfondibile ed avvolgente della zampogna tradizionale rinvia a suoni ancestrali, alla prima infanzia se non alla nascita dell’uomo. Il mestiere di zampognaro è un’arte antica che si tramanda di padre in figlio e difficilmente esce fuori del ristretto ambito familiare. Questo perché lo zampognaro, una delle figure più popolari della tradizione natalizia, è geloso dei suoi segreti e solo in tarda età, quando non è più in grado di andare in giro a suonare, inizia a socializzare il suo patrimonio di conoscenze dello strumento e delle sue sonorità all’aspirante allievo. Suonare la zampogna o la ciaramella è un’attività complessa e richiede una grande abilità. Le classiche nenie natalizie che si ascoltano nel periodo della novena, non rendono l’idea del repertorio, della perizia dei musicisti e delle possibilità degli strumenti. Gli zampognari “professionisti” sono capaci di giochi sapienti di suoni che accompagnano le feste liturgiche, le cantate d’amore, le tarantelle e le suonate per zampogna, ciaramella e organetto. Nella provincia a sud di Salerno, il cuore antico della zampogna batte a Colliano, suggestivo paese dell’Alto Sele di circa 4000 abitanti arroccato nella zona più alta del Monte Marzano, molto noto per il tartufo nero scoperto casualmente alla fine degli anni ’60. Quì la famiglia Carbone da più generazioni, continua a costruire zampogne nella frazione S.Vittore e sono riconosciuti tra i più valenti suonatori di zampogne e ciaramelle in tutte le sue varianti. Grandi virtuosi sono Rocco Carbone e Carmine Di Lione che hanno inventato e riproposta la tarantella di Colliano sull’organetto. Zampognari di valore sono Zi’ Nicola Cortazzo, uno dei più conosciuti suonatori di zampogna di tutto il Cilento e Zì Antonio “garibaldi” Lettieri di Castelnuovo Cilento, suonatore di zampogna, ciaramella, organetto. Francesco Citara e Pietro Citara sono tra gli ultimi costruttori di zampogne e ciaramelle del Cilento, allievi della famiglia Trimarco di Polla. Al di là degli stereotipi e della oleografia natalizia, questi ultimi depositari di una tradizione che rischia di scomparire, rinnovano il mistero della tradizione arcaica e, con la loro musica melanconica e struggente, come nel caso delle pastorali, ci richiamano a non disperdere un patrimonio di conoscenze e di tradizioni culturali che andrebbe valorizzato e tutelato.
LA ZAMPOGNA
La zampogna è un aerofano a sacco (cioè l’aria immessa nella sacca consente di far suonare contemporaneamente più canne) ad ancia doppia. Il termine zampogna deriverebbe da un etimo greco “sympohonia” che identifica un insieme di suoni. Infatti il suono della zampogna (popolarmente detto “tuono”) è proprio fornito dall’insieme dei suoni prodotti contemporaneamente da ciascuna delle varie canne di cui si compone lo strumento. In Campania sono presenti (almeno)
sei tipi di zampogna con caratteristiche proprie per ciascun tipo. Infatti, si parte dalla due palmi e mezzo, per proseguire con la tre palmi, tre palmi e mezzo, quattro palmi , cinque palmi, sei palmi. Il “palmo” è un antica unità di misura in uso nel Regno delle Due Sicilie, quindi in epoca borbonica, e corrisponde all’incirca a 25 centimetri. Ciascuna ha una caratteristica: la piccola due palmi e mezzo è adatta per danze veloci, (le tarantelle ), è molto acuta nel suono e leggera nel peso. La tre palmi e mezzo è la più indicata per le novene. La tre palmi si accoppia bene con la sei palmi, dal suono molto grave e solenne. Infatti ”il concertino” si compone delle zampogne a sei e a tre palmi, due ciaramelle e - ove disponibile - la doppia ciaramella. Caratteristiche comuni dei sei tipi sono: una canna più lunga (la c.d. manca) dotata di quattro fori, di cui uno munito di chiave; una canna più corta (la c.d. ritta) con cinque fori, di cui quello più basso composto da due forellini affiancati , (la c.d. croce) , che si raggiunge con il mignolo della mano destra; due canne senza fori a nota fissa, i c.d. bordoni; ceppo a tronco di cono, che raccorda le canne all'otre, negli appositi condotti; otre di pelle di capra, o più raramente di pecora; cannello di insufflazione, generalmente provvisto di valvola. Accessori, in comune, sono quelli usati per l'accordatura : cera d'api, un pò attaccata sul ceppo, di pronto impiego, per chiudere o restringere i fori delle canne; ossi, corni e bastoncini appuntiti, attaccati ad una catenella che pende da una delle canne, per aprire i fori, liberandoli dalla cera in più; tappi, (di legno o di sughero) appesi a ciascun bordone, per chiuderne l'estremità, quando vengono intonate le canne munite di fori. Due canne per il canto, denominati anche chanter, più due bordoni. Le canne, che sono divergenti, hanno un profilo interno leggermente conico e terminano con una caratteristica svasatura. I bordoni (le canne senza fori che emettono una nota fissa) sono sempre composti di due elementi, che si infilano l'uno nell'altro, regolabili in lunghezza per l'intonazione. I legni principali usati per le canne sono: acero, gelso, noce, ulivo, mandorlo. L’otre è la pelle, intera, rivoltata di una capra.Viene sfilata dall’animale attraverso una zampa; poi subisce un trattamento a base di sale per la concia, che la rende morbida e bianca, oppure con il verde rame.
LA CIARAMELLA
La ciaramella è un oboe tradizionale ad ancia doppia; è dotato di soli fori per modulare l’aria. Deriverebbe il suo nome dal latino calamellus, diminutivo di calamus, cioè piccola canna. La ciaramella, che suona in coppia con la zampogna (ed in alcuni casi con organetto e tamburi a cornice), è un aerofono a canna conica ed ancia doppia che è tenuta fra le labbra a differenza di altri oboi artigianali e popolari.
Walter Brancaccio
Per approfondimenti: www.zampognari.org
Giuseppe Mauro La zampogna della Campania tra etnomusicologia ed antropologia
Edizioni Ancia Libera
Giuseppe Mauro Gli strumenti musicali tradizionali della Campania, Edizioni Simeoli
Giuseppe Mauro, nato a Napoli nel 1959, si interessa di tradizioni popolari fin dal primo folk revival degli anni ’70. Nell’ultimo decennio approfondisce studi di antropologia, organologia ed etnomusicologia, analizzando in particolare gli aspetti musicali della mitologia classica. Collabora con note riviste specializzate in musica tradizionale e le sue ricerche sono depositate, tra l’altro, presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari e presso la Discoteca Nazionale di Stato di Roma. Consolidata è la collaborazione con le Pro Loco e in particolar modo con la sezione provinciale di Napoli dell’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia, per le quali ha curato la direzione artistica di festival e rassegne musicali. Ha tenuto stage e seminari presso istituzioni culturali di ogni livello: dalla scuola dell’obbligo all’università. Quale musicista ha studiato flauto traverso e suona svariati strumenti tradizionali. Responsabile del gruppo di musica di tradizione “Ancia Libera” è stato più volte in tournèe, anche all’estero. Fondatore del Gruppo musicale “Ancia Libera” ha pubblicato un CD dedicato alla ricerca ed al recupero del repertorio del sud Italia di brani e cantate per zampogna, ciaramella, organetto. Il gruppo “Ancia Libera” è l’unica formazione musicale che impiega zampogne ad essere stata inclusa nell’Archivio Sonoro della Canzone Napoletana (Link-Teche Rai). Altresì “Ancia Libera” è l’unico organico di zampognari ad essere censito nella pubblicazione del giornalista de “il Mattino” Pietro Gargano, “Nuova Enciclopedia della Canzone Napoletana”, Ed.Magmata 2006. Nel 2003 una sua sintesi di un decennio di ricerche confluisce in un progetto approvato e finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali: la pubblicazione del libro “La zampogna della Campania tra etnomusicologia ed antropologia”, che riscuote un unanime consenso di critica e di pubblico. Nel 2006, per l’editore Simeoli di Napoli, pubblica il volume “Gli strumenti musicali tradizionali della Campania”, corredato da una ricca ed originale iconografia. Dall’estate 2005 alla primavera 2006 Giuseppe Mauro è stato collaboratore alla “ricerca sul campo” del M.°Roberto De Simone. Collaborazione in sala d’incisione con Tony Cercola (CD Nomade del Vesuvio, ciaramella); Carlo Faiello (CD Il suono della Tradizione, zampogna, ciaramella, tofa, e doppio flauto); Marcello Colasurdo/ Vesuvius Brusciano; Musicalia Aurunca di Sessa A.(Ce); Gruppo ricerca etnica Ditirambo di Torre del Greco; Tammorrari del Vesuvio /Simone Carotenuto (zampogna e ciaramella).
Per contattare il Gruppo musicale “ANCIA LIBERA” Via G.Tropeano,48-80131 Napoli
info@zampognari.org Tel: 081-7701302 Coordinatore Giuseppe MAURO Cell: 340-2505142 |