A Giffoni il primo osservatorio italiano sul nocciolo.
E’ stato siglato tra l’Assessore all’Agricoltura e alle Attività produttive della Regione Campania, Andrea Cozzolino, e i 5 Assessori provinciali, un protocollo d’intesa per lo sviluppo e la valorizzazione del nocciolo.
L’Osservatorio servirà a dare risposte alle imprese di tutta la filiera, interessate a valutare le prospettive di evoluzione del prodotto sul mercato nazionale, ed allo stesso tempo fornirà alle Istituzioni strumenti di analisi per valutare gli effetti economici, diretti ed indiretti, del trend di mercato sul tessuto produttivo locale. Sarà, in pratica, una struttura di natura scientifica che, attraverso un proprio centro di calcolo, effettuerà un servizio di raccolta, verifica, elaborazione e diffusione dei dati di natura congiunturale e strutturale di specifico interesse per il comparto corilicolo.
Sono queste le principali ragioni, come si evince dal progetto di fattibilità della Regione Campania, per istituire un Osservatorio che sorgerà a Giffoni Valle Piana, nell’area in cui si concentra la produzione della pregiata IGP Nocciola di Giffoni, in una struttura messa a disposizione a titolo gratuito dall’Amministrazione comunale che diventerà un moderno centro servizi per l’agricoltura.
I principali fruitori dell’attività dell’Osservatorio sono tutti gli operatori presenti ai vari stadi della filiera che guardano con interesse all’evolversi del comparto, per poterne comprendere per tempo i cambiamenti. La filiera del nocciolo comprende gli operatori del settore primario, le imprese di sgusciatura e produzione di semilavorati, gli intermediari, i confezionatori, i commercianti che operano allo stato dell’ingrosso, a livello locale e nazionale. I titolari di aziende agricole possono utilizzare proficuamente le informazioni fornite dall’Osservatorio per supportare specifiche scelte aziendali quali: la scelta di nuove cultivar, le modalità di collocamento della produzione, la trasparenza del prezzo di vendita all’ingrosso. L’Osservatorio è anche collettore di informazioni utilizzabili per delineare scenari macroeconomici, in un contesto di più generale utilizzo dei dati per la pianificazione di una specifica strategia a sostegno del comparto.
In pratica, la struttura scientifica è in grado di delineare le principali dinamiche del sistema, di individuare i punti critici per lo sviluppo e definire le possibili soluzioni e suggerire alle Istituzioni gli strumenti di intervento più opportuni in funzione dell’impatto economico e sociale che deriva dall’adozione di specifici provvedimenti licenziati dalle Istituzioni nazionali e locali.
Questo comparto agricolo dunque ha bisogno di un Osservatorio che deve servire soltanto il mondo della produzione. Se rimane un’entità avulsa dalla produzione rischia il fallimento. In una parola deve essere riconosciuto dagli attori della produzione e la dimensione non può essere che nazionale. Le Istituzioni ne devono accompagnare i percorsi che riguardano i processi di programmazione di tutte le 5 province della Campania. Qualità e Organizzazione sono essenziali ai fini dell’efficienza dell’Osservatorio, fondamentale è poi la tempestività dell’informazione sui prezzi che allo stato attuale circolano in modo informale. L’Osservatorio deve garantire agli operatori del settore un’informazione tempestiva, affidabile e periodica che dovrebbe ricercare la possibilità di organizzare una vera e propria banca dati che attualmente non esiste.
A livello complessivo, le attività dell’Osservatorio possono essere distinte in due categorie:
a) Servizi di monitoraggio permanente: si tratta di tutte quelle attività di rilevazione ed elaborazione dati e di erogazione di servizi informativi che gli incontri con i rappresentanti della filiera hanno identificato come “basilari”.
b) Servizi informativi a richiesta: si tratta di tutte quelle attività che l’Osservatorio, per competenze professionali e disponibilità delle informazioni, potrà progettare e realizzare su specifica richiesta di operatori singoli,associati o delle Istituzioni.
Le attività di monitoraggio permanente riguardano le previsioni di produzione che sono unanimemente considerate la principale lacuna informativa del comparto; le quotazioni della “Borsa di Nola” che sono ritenute un elemento di maggiore trasparenza per il funzionamento della filiera. Si è scelta la “Borsa di Nola” perché, attraverso di essa, transita quasi la metà dell’intera produzione italiana. In pratica, la piazza centrale di Nola è il luogo fisico in cui avvengono le contrattazioni tra gli operatori, che determinano, periodicamente, la “scoperta”, nel vero senso del termine, del prezzo delle nocciole, una settimana per l’altra.
I dati sulla produzione, l’esame della qualità del prodotto nelle varie zone, l’andamento della coltura nei bacini limitrofi, la richiesta del mercato interno e tutte le altre informazioni che affluiscono periodicamente all’Osservatorio debbono costituire il “capitale di conoscenze” da spendere nei confronti degli interlocutori locali per arrivare ad avere indicazioni attendibili sulle quotazioni della giornata e sui motivi oggettivi che hanno portato alla definizione di un determinato livello dei prezzi.
Un’altra tipologia di servizi offerti dall’Osservatorio è quella riferita alle importazioni di nocciole dall’estero. In particolare, l’interesse degli operatori è quello di delineare i quantitativi di nocciole, di provenienza extra-comunitaria, soprattutto della Turchia, che affluiscono in Italia durante l’intero arco dell’anno.
Se le attività di monitoraggio si propongono di dare risposte concrete alle esigenze immediate di informazione e conoscenza degli operatori del comparto corilicolo, di non minore importanza sono le attività che l’Osservatorio può svolgere “ad hoc”, cioè su richiesta specifica di una o più categorie della filiera. In particolare, i servizi di questa natura potenzialmente erogabili dall’Osservatorio sono riferibili ai seguenti ambiti: Brokeraggio on-line, gestione di banche dati,”Cabina di regia” della ricerca scientifica, organizzazione di Workshop a tema, assistenza all’attività promozionale degli operatori, attività di formazione e aggiornamento dei tecnici e degli operatori della filiera. Intorno ai territori della nocciola il Sindaco di Giffoni Sei Casali ha proposto un modello di sviluppo locale basato su un contesto di qualità in coerenza alla sostenibilità economica ed ambientale. Grazie all’impegno dell’Assessore provinciale all’Agricoltura Corrado Martinangelo, come ha già anticipato questa testata, un impianto per la trasformazione della nocciola dovrebbe sorgere a Campigliano, frazione di San Cipriano Picentino, con fondi del Pir-Irno-Picentini. Per la gestione dell’Osservatorio il Consigliere regionale Ugo Carpinelli ha presentato un emendamento per 250mila euro. Il protocollo prevede inoltre l’istituzione di un “Coordinamento tecnico-istituzionale”, composto da rappresentanti dell’Assessorato regionale all’Agricoltura e alle attività produttive e degli Assessorati provinciali, che, oltre a definire un piano organizzativo e gestionale per la funzionalità dell’Osservatorio, attiverà incontri a carattere consultivo e di indirizzo con le organizzazioni di settore, le Comunità Montane interessate al comparto, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, il CRAA di Napoli e altre istituzioni scientifiche, pubbliche e organismi extraregionali interessati.
In quanto pianta da frutto, il nocciolo è coltivato in alcune aree vocate del territorio nazionale, dove ricopre una grande importanza economica, sociale ed ambientale. La maggior parte delle nocciole prodotte in Italia è destinata all’industria dolciaria, la quale le utilizza per la fabbricazione di un’articolata serie di produzioni alimentari, alcune delle quali tra le più tipiche del nostro Paese.
La nocciola è un prodotto non sempre tenuto in sufficiente considerazione dal punto di vista dell’impatto economico sul territorio in quanto, oltre ad essere una produzione propria dell’area mediterranea, per alcuni comprensori agricoli rappresenta il volano dello sviluppo locale.
Le rilevazioni dell’ultimo censimento dell’agricoltura stimano le superfici investite a nocciole in Italia in complessivi 70.000 ettari. In particolare, i principali bacini di produzione sono localizzati in 4 regioni: Campania, Lazio,Piemonte e Sicilia.
La Campania è la sede di circa il 40% degli investimenti ed il nocciolo riveste un’importanza economica significativa in almeno quattro provincie.
Alle spalle della Campania si colloca il Lazio, dove oltre il 90% della corilicoltura regionale è localizzata nel territorio di Viterbo.
La terza posizione nella graduatoria è occupata dal Piemonte, dove le dimensioni degli investimenti sono oggi superiori del 20% rispetto a quelle di 10 anni addietro,a dimostrazione che in questa regione il nocciolo è andato progressivamente diffondendosi.
Dal punto di vista della qualità della produzione il comparto delle nocciole, può vantare il riconoscimento comunitario dell’indicazione geografica protetta per due varietà “Tonda di Giffoni”
(Nocciola di Giffoni IGP) e “Tonda Gentile delle Langhe (Nocciola del Piemonte IGP),mentre è in corso l’istruttoria per la “Tonda Gentile Romana” ed è in via di presentazione la proposta per la cultivar campana “Mortadella”.
Malgrado questi punti di eccellenza, il comparto risente, da qualche anno a questa parte, di uno stato di precarietà legato, da un lato alle debolezze strutturali della produzione nazionale e, dall’altro, alla difficile congiuntura del mercato internazionale.
L’Italia è tradizionalmente uno dei principali paesi produttori di frutta in guscio all’interno dell’Unione Europea. In particolare, per quanto riguarda le nocciole il nostro Paese garantisce i quattro quinti dell’offerta comunitaria. Eppure, la superficie nazionale garantita che costituisce la base per il calcolo degli aiuti alla frutta in guscio assegnata al nostro Paese rappresenta il 16% del totale dell’Unione Europea.
A fronte di un indebolimento del sistema di tutela per l’intero comparto della frutta in guscio, nel caso della nocciola si accentua la concorrenza effettiva e potenziale del prodotto extra-comunitario. Infatti, la necessità da parte dell’industria di disporre con continuità di materia prima, con caratteristiche qualitative costanti, spinge verso l’utilizzo sul mercato di prodotto di importazione, disponibile a condizioni di prezzo concorrenziali con quello italiano. In particolare, la Turchia, che nel corso degli ultimi anni ha incrementato in maniera esponenziale la messa a dimora di impianti, si trova ora con consistenti surplus di produzione e punta sulla leva del prezzo per acquisire nuovi sbocchi di mercato e rafforzare le quote detenute nei paesi tradizionalmente importatori di nocciole.
L’Italia presenta oggi una bilancia commerciale strutturalmente deficitaria: le importazioni di nocciole ammontano a circa 30.000 tonnellate, tra prodotto in guscio e sgusciato. In particolare, oltre il 90% delle quali di provenienza turca, a fronte di 15-18.000 tonnellate di esportazioni dirette, in ordine di importanza, verso Germania, Svizzera e Francia. In questo contesto, anche le misure finalizzate al sostegno del settore della frutta in guscio, in cui rientrano a pieno titolo le nocciole, costituiscono provvedimenti necessari per salvaguardare il comparto, ma non sufficienti per rimuovere alle radici i fattori di debolezza che lo caratterizzano.
Per rimanere competitivi, gli operatori italiani del comparto dovrebbero evitare di accettare una concorrenza basata sulla rincorsa dei prezzi, ma dovrebbero puntare invece alla valorizzazione della qualità del prodotto nazionale in un’ottica di maggiore efficienza della filiera.
TERRE ANTICHE DEL NOCCIOLO
REGIONE CAMPANIA -Assessorato all’Agricoltura e alle Attività Produttive.
Programma strategico regionale per la valorizzazione della corilicoltura campana e per lo sviluppo integrato dei territori interessati.
Il programma regionale “Terre antiche del nocciolo” che la Regione Campania sta portando avanti, da tempo, ha tra i suoi obbiettivi qualificanti di unire le forze istituzionali ed economiche per promuovere i sistemi locali di sviluppo incentrati sulla sinergia tra tutte le risorse del territorio, che vede però al centro degli interventi come elemento caratterizzante la promozione e la valorizzazione della coltura del nocciolo che va tutelato anche per il ruolo di difesa e salvaguardia ambientale. Il progetto riveste un'importanza ancora maggiore nella provincia di Salerno, come uno dei luoghi più antichi della corilicoltura nazionale e ha tra i suoi punti di maggior forza la celebre “Nocciola di Giffoni IGP”. Per intervenire al meglio, in maniera mirata, il progetto “ Terre antiche del nocciolo” ideato dal SE.SI.R.CA. sostenuto con forza dall’assessore regionale all’Agricoltura e alle Attività Produttive On. Andrea Cozzolino e condiviso dall’assessore provinciale all’Agricoltura Corrado Martinangelo, nell’ambito della programmazione integrata regionale per lo sviluppo rurale, riguarda 142 comuni e tutte le 5 province campane ed intende valorizzare le nocciole campane attraverso marchi collettivi, favorire i processi di innovazione ed indirizzare la produzione verso tecniche agricole eco-sostenibili, sostenere campagne di comunicazione e promozione commerciale della nocciola campana, contribuire ad accrescere l’offerta, turistica, gastronomica e culturale dei territori interessati rispondendo così alle sollecitazioni che il mondo produttivo e le comunità locali hanno da tempo posto per il recupero di aree territoriali ove il nocciolo è risorsa strategica dell’agricoltura della Campania.