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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Prodotti tipici &cultura
Uno studio inedito sulla filiera della Frutta in Guscio nel Mercato Europeo.

La frutta in guscio ha svolto un’importante funzione nell’economia rurale italiana. Grazie alla sua facile conservabilità, per molto tempo ha rappresentato un’importante riserva energetica per le popolazioni rurali. La coltivazione della frutta in guscio ha rappresentato un’attività tipica dell’agricoltura promiscua delle zone interne, ma non solo, del Mezzogiorno. Essa è andata concentrandosi principalmente nelle zone collinari e di montagna, dove il clima è mite o freddo, ma non secco, ed il terreno è permeabile. La frutta in guscio, oltre ad essere consumata tal quale, ha avuto un largo impiego nella preparazione di dolci. Questa tradizione nel tempo ha dato vita a una crescente utilizzazione in questo campo, tanto che oggi l’impiego della frutta in guscio nell’industria dolciaria rappresenta la sua utilizzazione primaria. Anche gli oli estraibili hanno avuto e hanno tuttora importanti applicazioni nell’industria cosmetica e farmaceutica.
“Nel corso degli ultimi trenta anni, però, il comparto della frutta in guscio ha attraversato un periodo di gravi difficoltà. Queste sono state causate, essenzialmente, dalla concorrenza esercitata dalle produzioni provenienti da paesi terzi e dalla scarsa capacità della filiera di riorganizzarsi su basi moderne, assecondando i cambiamenti della domanda, che comunque si mostra abbastanza vivace e crea interessanti opportunità commerciali ”.
Da questa premessa muove la ricerca della Dott.ssa Aurora Landi (“ La filiera della Frutta in Guscio nel Mercato Europeo: problemi e prospettive ” ) con la quale la giovane agronoma di Giffoni Sei Casali, si è brillantemente laureata in Agraria presso la Facoltà di Portici (relatore il Prof. Antonio Cioffi) e che ha meritato di vincere la Borsa di Studio “ Francesco Martino”  di quest’anno, istituita dall’Ordine degli Agronomi di Salerno.  E’ uno studio, di interesse culturale e scientifico, che sviluppa l’evoluzione del settore della frutta in guscio in Italia, inquadrandolo nello scenario evolutivo del commercio internazionale. Nel lavoro si scoprono le vicende, i problemi e le crisi del comparto della nocciola nel difficile scenario del mercato internazionale, caratterizzato da una temibile concorrenza di paesi come la Turchia ma anche dagli Stati Uniti che negli ultimi anni hanno acquisito importanti quote di mercato europeo e italiano di noci e mandorle. Nel quadro “grigio” presentato nello studio della neo- dottoressa in Agraria sono evidenziati i punti di crisi e di debolezza soprattutto per quello che attiene le regioni meridionali, in particolare in Campania dove si concentra la maggior produzione di nocciole e di noci, tra cui la celebre nocciola “Tonda”  del Giffonese. Più promettenti sembrano invece le prospettive del comparto nelle regioni settentrionali e centrali oltre che in Puglia e Sicilia. L’analisi mostra la trama di un tessuto strutturale delle aziende produttrici povero e in forte ritardo tecnologico, in un settore ormai globalizzato e aperto alla concorrenza internazionale. Uno degli elementi di questa crisi è da ricercare nell’organizzazione commerciale che “ è stata carente ed non ha saputo cogliere le opportunità che pure venivano fornite dall’organizzazione comune di mercato dell’ortofrutta che metteva a disposizione lo strumento delle Organizzazioni dei Produttori per azioni coordinate di filiera ”. Rispetto alle previsioni più ottimistiche, lo studio attento delle dinamiche produttive ha verificato sul campo il naufragio dell’idea velleitaria che ai Marchi di Qualità e alle Indicazioni Geografiche Protette poteva corrispondere, ipso facto, una crescita del comparto. I Marchi di qualità sono una condizione necessaria ma non sufficiente -  questo è  uno dei dati centrali -  per aprire, pur in una fase difficile e problematica, inedite e grandi possibilità di un settore che affida la sua capacità propulsiva alla “vivacità della domanda, sia per il consumo diretto che nell’industria di trasformazione, che potrebbe rappresentare un’importante opportunità di crescita del settore di particolare interesse soprattutto in zone marginali che non hanno molte alternative di produzione ” sottolinea Aurora Landi.
W.B.

 
 
 
 
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