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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

COLDIRETTI CAMPANIA PRESENTA ‘CIBO CRIMINALE’

raffaele de sio

Mozzarelle di bufala alla diossina, concentrato di pomodoro con il Vesuvio in etichetta ma proveniente dalla Cina, olio italiano che italiano non e'. Fino ad arrivare ai recenti scandali dalla carne di cavallo nelle confezioni di pasta fresca, all'ipotesi della carne di cane per la preparazione di alcuni cibi o dei batteri coliformi, solitamente presenti nelle feci, scoperti nelle torte al cioccolato Ikea in Cina. Storie da far cadere la forchetta, da abbandonarla per sempre. Ed e’tutto nero su bianco, tutto scritto in Cibo Criminale, il libro di Mara Monti e Luca Ponzi edito dalla Newton&compton, che Coldiretti presenta lunedi' alle 18 nella chiesa di Pietrasanta a Napoli. E' il 'Gomorra' dell'agroalimentare italiano, un'impietosa fotografia delle maxitruffe che muovono un giro d'affari enorme e che, in molti casi, rischiano addirittura di avvelenare le tavole di tante famiglie. L'Italian sounding, ovvero quel valore aggiunto attribuito ai prodotti per il solo fatto di richiamare all'Italia, a livello mondiale ha un giro d'affari che supera i 60 miliardi di euro, ben 164 milioni al giorno. Ma c'e' un'anomalia: questa cifra e' 2,6 volte superiore al valore delle esportazioni agroalimentari italiane. Cio' significa che per ogni prodotto veramente Made in Italy ce ne sono in commercio almeno tre che di italiano hanno solo il nome. A questo poi si aggiunge il giro d'affari dell'agromafia stimato in 12,5 miliardi di euro all'anno con guadagni che incidono su tutta la filiera, dalla produzione alla commercializzazione finale. ''Bisogna tutelare da atteggiamenti folli e dalla competizione sleale tutte le imprese che stanno nel gioco in maniera onesta - dicono il presidente e il direttore di Coldiretti Campania, Gennarino Masiello e Prisco Lucio Sorbo - Scegliendo un prodotto garantito italiano, sappiamo che oltre ad aiutare la nostra filiera agroalimentare, acquistiamo un alimento garantito, coltivato in un certo modo e che risponde a degli standard qualitativi molto rigidi. Il consumatore non deve lasciarsi ingannare da indicazioni forvianti e deve fidarsi solo del vero marchio italiano per portare sulla propria tavola un prodotto di qualita', salutare e che racconta una storia e una tradizione antica del suo territorio''.

I PRODOTTI CAMPANI IN ‘CIBO CRIMINALE’ Ma la Campania come se la passa? I due autori del libro, documenti e atti giudiziari alla mano, raccontano la faccia piu’ nera del territorio campano. A cominciare dalla mozzarella di bufala, tanto preziosa, quanto maltrattata. In Giappone, si legge nel libro, e’ venduta anche a 60 euro al chilo. Eppure furono proprio i giapponesi e i coreani i primi a bloccarne le importazioni nel 2008 di fronte all’allarme diossina (che poi sembrerebbe rientrato) in relazione agli incendi dei cumuli di immondizia e il rilascio di sostanze cancerogene che sarebbero finite nei pascoli degli animali da latte. I test hanno mostrato livelli superiori alla norma in almeno il 14% nei caseifici analizzati di alcune province. Inoltre esiste un mercato parallelo della contraffazione che secondo alcune stime vale ogni anno 100 milioni di euro e smercia circa 8 milioni di chili di mozzarella taroccata in Italia e all’estero. E non solo, le indagini della Procura di Napoli hanno scoperto che il disciplinare per la mozzarella di bufala veniva regolarmente trasgredito. Secondo le indagini, chi adultera le mozzarelle sostituisce almeno uno dei quattro litri di latte previsti con latte proveniente dalla Lituania, dall’Estonia e dalla Polonia e si accenna persino a latte in polvere in arrivo dall’India. Discorso simile per l’olio extravergine d’oliva. I signori dell’olio, si legge nel libro, ormai non spremono più, ma trasformano: molto meno costoso e più redditizio. I porti del Sud sono i centri dove transita il maggior numero di merci contraffatte, in particolare a Napoli e Salerno. L’ultima frontiera della falsificazione, è scritto nel libro, è la deodorazione, un sofisticato meccanismo di manipolazione per rendere accettabile a palati esperti oli di scarsa qualità. Capita anche che venga venduto come vergine l’olio lampante, quell’olio che presenta caratteristiche tali da non essere adatto all’alimentazione perché troppo acido, oltre il 2% di acidità, e che in passato veniva utilizzato per alimentare le lampade a olio.
Un altro tesoro per la Campania, patria del pomodorino del piennolo e del San Marzano, è il pomodoro, l’export vale in Italia 1,3 miliardi di euro. Eppure ogni giorno nei porti italiani vengono sbarcati 1500 fusti da 200 chili l’uno di triplo concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina. Soltanto nel 2010 ne sono arrivate 120.000 tonnellate, con le importazioni aumentate del 274% in dieci anni. La polpa rossa viene allungata con acqua e sale, inscatolata in un barattolo con appiccicata un’etichetta “made in Italy” e poi venduta all’estero come doppio concentrato di pomodoro italiano realizzando guadagni stratosferici. E poi c’e’ il problema della malavita organizzata. La Direzione nazionale antimafia avverte che, per esempio, gli insediamenti industriali dell’Agro nocerino-sarnese in cui si lavora il pomodoro sono ad alto rischio d’infiltrazione camorristica.

 
 
 
 
 
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