POLITICA AGRICOLA COMUNE: “UNA RIFORMA EPOCALE”. INTERVISTA ESCLUSIVA A PAOLO DE CASTRO
Paolo De Castro è Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, per ben due volte Ministro delle Politiche agricole e forestali. La sua presenza ha impreziosito il parterre del convegno promosso dalla Cia di Salerno sul tema: “L’agricoltura Campana dopo il 2013, indicazioni e proposte”. Lo abbiamo intervistato in una pausa dei lavori.
POLITICA AGRICOLA COMUNE: “UNA RIFORMA EPOCALE”. INTERVISTA ESCLUSIVA A PAOLO DE CASTRO
Onorevole De Castro, è convinto che sia indispensabile per la nostra agricoltura questa profonda riforma della Politica agricola comunitaria?
“Con la comunicazione UE "Pac 2020" dello scorso dicembre e la successiva Relazione del Parlamento Europeo che ci apprestiamo ad approvare in commissione agricoltura, siamo entrati nel vivo del percorso di ridefinizione delle regole di politica agricola comune dopo il 2013. Una riforma ambiziosa, quella che ci attende, alla quale stiamo lavorando con impegno e responsabilità per contribuire alla costruzione di una politica agricola comune capace di giocare un ruolo importante all'interno dei grandi cambiamenti della società moderna”.
In cosa consiste questa “rivoluzione” e quali benefici devono aspettarsi gli agricoltori delle regioni meridionali e quelli della provincia di Salerno?
“Abbiamo il compito di costruire una Pac del futuro capace innanzitutto di soddisfare le molteplici attese dei nostri cittadini: salvaguardia ambientale, sicurezza alimentare, benessere animale, qualità delle nostre produzioni. Fissata questa prospettiva, dobbiamo approfondire la nostra riflessione alla ricerca di soluzioni e strumenti adeguati che vadano anche verso la minimizzazione dei rischi connessi alle emergenze di mercato e alla volatilità dei prezzi agricoli. Uno scenario inedito, dunque, sia sul fronte delle sfide globali sia sul fronte politico istituzionale con un'Europa a 27 Stati Membri. A queste difficoltà dobbiamo aggiungere l'incertezza del quadro finanziario 2013-2020. Una riforma epocale, quindi, le cui opportunità potranno esser sfruttate da tutti i nostri agricoltori, compresi quelli della provincia di Salerno il cui sistema agricolo rappresenta, e continuerà a rappresentare in futuro, una delle realtà agroalimentari più strategiche del panorama agricolo nazionale”.
Presidente, la riforma della Pac dopo il 2013 porta con sé il rischio di un cambiamento nella geografia degli aiuti comunitari destinati al settore agricolo, dopo l’ingresso di nuovi Stati membri. Con quali criteri saranno distribuite le risorse?
“Con la fine dei riferimenti storici, per la ripartizione dei nuovi aiuti comunitari sia tra Stati membri che all'interno degli stessi, saranno individuati nuovi criteri. È quindi indubbio che si verificherà un cambiamento nella geografia degli aiuti ma, al tempo stesso, sarà necessario scongiurare il rischio di un impatto troppo distorsivo tra regioni e settori rispetto allo stato attuale. Ecco perché si sta lavorando all'individuazione di altri parametri come il valore della produzione, l'occupazione o il valore aggiunto. A ciò dovranno aggiungersi l'ambiente, la qualità del lavoro, i beni pubblici resi dall'agricoltura alla collettività tenendo presente le differenze tra le agricolture dei diversi territori. In tal senso, siamo ancora in una fase embrionale, ma nei prossimi mesi, l'adozione della Relazione del Parlamento Europeo, fornirà alcune prime importanti valutazioni che, gioco forza, influenzeranno le proposte legislative UE attese per l'autunno”.
Le organizzazioni di categoria contestano l’ipotesi di una distribuzione dei fondi basata sull’estensione territoriale, criterio che “ignora i valori di specificità produttivi e territoriali”.Qual è il suo pensiero in proposito?
“Una distribuzione del budget agricolo tra gli Stati Membri esclusivamente fondata sull'estensione territoriale comporterebbe non pochi problemi. Per il nostro Paese, in particolare, si tratta di circa 6 miliardi di euro l'anno tra primo e secondo pilastro che, qualora fosse adottato il criterio della superficie, sarebbero fortemente a rischio. Ecco perché, come detto in precedenza, si sta lavorando all'individuazione di altri parametri che possano affiancare e/o sostituire una componente basata sulla superficie. Al tempo stesso, sarà necessario prevedere un adeguato margine di flessibilità per gli Stati Membri nella gestione della componente accoppiata”.
Altro problema al centro della discussione è la cosiddetta volatilità dei prezzi. Il presidente nazionale della CIA Politi ha chiesto misure atte a garantire il reddito degli agricoltori nei momenti di crisi del mercato. Che cosa è possibile fare per mitigare le logiche inesorabili del mercato?
“Quello delle emergenze di mercato e della gestione dei rischi ad esse associate, come la volatilità dei prezzi agricoli, deve rappresentare uno degli elementi cardine della nuova Pac. Una convinzione che è maturata già lo scorso anno in occasione della crisi del settore lattiero caseario e che ha trovato un primo importante riferimento all'interno del Rapporto del Parlamento Europeo sulla Pac post 2013 approvato nel mese di giugno 2010. Ciò ha consentito una nuova presa di coscienza europea su tale problematica tanto da rappresentare uno dei principi ispiratori della Comunicazione UE dello scorso dicembre e, conseguentemente, della Relazione del Parlamento che approveremo a fine maggio in commissione. Per il momento, ipotesi di misure ad hoc sono contemplate nell'ambito degli interventi previsti nel secondo pilastro (sviluppo rurale). Ciò non toglie, che nelle proposte legislative della nuova Pac, possano trovare spazio strumenti all'interno delle misure di mercato così specifiche come riserve di bilancio per gestire le sempre più intense e ricorrenti emergenze di mercato”.
Presidente, qual è la “filosofia” della nuova Pac?
“La Pac del futuro a cui stiamo lavorando, dovrà trovare una legittimazione innanzitutto di fronte agli oltre cinquecento milioni di cittadini europei dimostrandosi capace di soddisfarne le molteplici attese. Al tempo stesso, la nuova politica agricola comune dovrà continuare ad avere un ruolo importante in termini di sostegno per i nostri agricoltori che, necessariamente, dovranno mostrare un maggior impegno, proseguendo nel percorso avviato dalle ultime riforme della Pac, in termini qualità delle nostre produzioni, di sicurezza alimentare, di salvaguardia ambientale e benessere animale. Funzioni, queste, da considerarsi a tutti gli effetti dei beni pubblici che gli agricoltori mettono al servizio della società e che, pertanto, necessitano di un'adeguata remunerazione in termini di sostegno da parte dell'Unione Europea”.
Walter Brancaccio
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