Intervista al Presidente della Cia di Salerno, Domenico Oliva
di Walter Brancaccio
“Verso il Sindacato degli Agricoltori”
La Cia ha presentato il suo progetto di riforma dell’Organizzazione lanciando proposte forti e chiare ai diversi attori che si occupano di promuovere e sostenere la competitività della nostra agricoltura.
Agricoltori sempre più sfiduciati, mancanza di associazionismo, crisi dell’agricoltura, aumento dei costi di produzione, le opportunità del PSR e la difesa dei suoli agricoli. Dall’Agro Nocerino Sarnese alla costiera Amalfitana, dalla Piana del Sele al Cilento, l’analisi dei mali della nostra agricoltura del Presidente della Cia di Salerno individua punti di forza e criticità, per sollecitare l’attenzione della politica e delle istituzioni sui gravi problemi che attraversa l’agricoltura
Presidente Oliva, la crisi dell’agricoltura salernitana è anche una crisi di rappresentanza?
“Un'indagine ha messo in luce che nel 2008 nel settore agricolo a fronte di 95 nuove iscrizioni e 206 cessazioni,una riduzione della Superficie agricola utilizzata (SAU) e della Produzione lorda vendibile (PLV), solo in parte conseguenza della crisi globale. L’agricoltura salernitana, nonostante numerose tipicità produttive, sta soffrendo più di altri le difficoltà recessive mondiali, a causa dell’aumento dei costi di produzione delle materie prime e della mancanza di una strutturata organizzazione dell’offerta. Questa crisi sta registrando l'aumento dei soggetti restii a farsi rappresentare, in una provincia dove le spinte disgregatrici sono più forti di quelle unitarie, dove sta aumentando paurosamente l’erronea convinzione che ci si tutela meglio da soli. Le organizzazioni hanno sempre più difficoltà a raccogliere le esigenze ed i problemi degli imprenditori, delle aziende, o degli associati in genere”.
Qual è la tendenza in provincia di Salerno ?
“Anche l’agricoltura in provincia di Salerno segue il trend nazionale dell’aumento dei soggetti non rappresentati. Infatti, i datori di lavoro attivi che hanno rilasciato delega alle organizzazioni di categoria sono: per la Cia 850, per Confagricoltura 1045, per Coldiretti 1700, altre sigle 1494, i non rappresentati ben 12099. Mentre i lavoratori autonomi che hanno rilasciato delega sono 475 per la Cia, 148 per Confagricoltura, 2677 per Coldiretti, 278 per altre sigle e 4104 sono i non rappresentati”.
In questo quadro di crisi, cosa occorrerebbe fare ?
“In linea con le scelte nazionali, mi sono convinto che l’unico modo per far uscire l’organizzazione provinciale dalla crisi in cui era caduta, era far ridiventare di nuovo la Cia, il sindacato degli agricoltori salernitani. Insieme con alcuni imprenditori agricoli nostri associati, abbiamo iniziato un progetto di trasformazione della nostra organizzazione provinciale, con l'obiettivo di elaborare proposte, idee, progetti, partendo dai bisogni del territorio e dei settori produttivi. La Confederazione nazionale ha avviato, già dal suo ultimo congresso, una decisa autoriforma interna per coinvolgere sempre più gli agricoltori nelle proprie rappresentanze elettive, iniziativa culminata con la costituzione di 7 gruppi d’interesse economici, chiamati GIE, nei settori produttivi più importanti”.
Che cosa sono i GIE?
“I GIE appartengono ad un progetto strategico della CIA che con lo slogan “più mercato, più reddito, più agricoltura” vuole promuovere la partecipazione diretta degli agricoltori appartenenti ai settori produttivi strategici, nelle decisioni confederali di politica agraria. Riteniamo che il funzionamento dei GIE, anche a Salerno, darà nuova forza all’organizzazione provinciale per recuperare e conquistare nuovi associati”.
La vendita diretta promossa dalla Cia continua a registrare un grosso successo tra i consumatori.
“La Filiera Corta con Qualità e Risparmio, è l’obiettivo che si è posto la Cia di Salerno, per far incontrare i cittadini/produttori ed i cittadini/consumatori. Nella consapevolezza, ovviamente, che la vendita diretta ai consumatori non è la soluzione a tutti i problemi dell’agricoltura e del carovita, ma è uno dei percorsi che porta ad avvicinare l’impresa agricola al mercato. L’obiettivo che ci siamo posti con la vendita diretta, è stato quello di favorire il consumo delle produzioni locali, migliorare il consumo stagionale dei prodotti della Dieta Mediterranea, favorire il mantenimento e lo sviluppo di produzioni localmente importanti: Dop, Igp e Prodotti tradizionali riconosciuti”.
La crisi di un comparto di rilevante importanza come quello ortofrutticolo suscita molte preoccupazioni.
“Sono stato chiamato, qualche giorno fa, ad una tavola rotonda sul futuro della frutticoltura salernitana. Il grido di dolore per le pesche e nettarine a prezzi così bassi, che non varrebbe la pena neanche di raccogliere, è stato unanime. Senza cercare specifiche responsabilità, si è dovuto constatare che i ritardi negli investimenti per innovazioni di processo e lo scarso associazionismo, oltre al triste momento congiunturale, sono le cause che maggiormente contribuiscono alla crisi della ortofrutticoltura salernitana. Per fortuna, nella nostra provincia, sono state ottenute importanti conquiste di valorizzazione territoriale grazie ai prodotti dop, igp e tradizionali , e poche colture possono dirsi in perfetta armonia storica con il territorio, quanto quelle della provincia di Salerno. Siamo consapevoli che gli spazi di mercato per le IGP e le DOP, siano solo spazi di nicchia e rappresentano quote di vendita molto basse rispetto alle potenzialità, ma avere più riconoscimenti per IGP E DOP in provincia di Salerno, è un obiettivo irrinunciabile. E’ con questa finalità che stiamo promuovendo, con il contributo della Camera di Commercio di Salerno, il “Consorzio delle Tipicità Salernitane”.
Più grave ancora la salute del settore lattiero.
“In questi mesi è in atto la più difficile ed acuta crisi di mercato che si ricordi, quella del latte bovino. Il prezzo del latte, in Italia, è sceso ai livelli degli anni 80 e gli allevatori, anche i più competitivi, non riescono a coprire i costi di produzione. Anche a Salerno ed in provincia, gli scaffali dei punti vendita della grande distribuzione pullulano sempre più di prodotti importati a prezzi stracciati, che spesso si confondono con quelli locali, facendo concorrenza in particolare alla Centrale del Latte di Salerno, tanto da costringerla ad abbassare il prezzo del latte alla stalla ai livelli del 2006. Gli allevatori salernitani hanno da sempre supportato le scelte della Centrale, investendo nell’ammodernamento delle stalle, per consentire alla stessa di sostituire il tradizionale “latte fresco pastorizzato” con latte fresco “di alta qualità”. Ancora una volta, consapevoli del particolare momento congiunturale, per sostenere la concorrenzialità della Centrale anche sul prezzo, i produttori hanno accettato la riduzione di 5/centesimi a litro, con l’impegno da parte della stessa di continuare ad acquistare solo latte prodotto a Salerno. Come CIA, siamo stati e saremo i più forti difensori della Centrale del Latte di Salerno, se essa continuerà nella sua politica di approvvigionamento del latte locale”.
Che cosa chiedete al nuovo Assessore provinciale all’Agricoltura Mario Miano?
“Chiediamo agli Enti locali di vigilare affinché si colpiscano gli speculatori con controlli seri e rigorosi a tutti i livelli, perché i produttori salernitani, consapevoli della qualità del proprio prodotto, hanno tutto da guadagnare da una seria e corretta concorrenza. Inoltre, la Cia chiede di attivare una serie di iniziative promozionali verso i consumatori, con campagne di stampa mirate, per aumentare il consumo di latte della Centrale e degli altri trasformatori che utilizzano latte prodotto in provincia. Gli chiediamo altresì di porre in essere tutto quanto necessario, anche attraverso un'opera di moral suasion nei confronti dei Comuni, affinchè nelle mense scolastiche si utilizzino prodotti della nostra provincia”.
Presidente Oliva, qual è lo stato del comparto olivicolo dopo l’obbligatorietà dell’indicazione di origine per l’olio vergine ed extravergine d’oliva?
“L’indicazione d’origine sull’etichettatura dell’olio d‘oliva è un elemento fondamentale per tutelare e valorizzare il “made in Italy” dalle contraffazioni dell’agropirateria. Anche i produttori olivicoli della provincia di Salerno stanno pagando la crisi del settore, con prezzi stracciati, che a fine maggio 2009, secondo i dati Ismea, registrano una flessione del 28,2%. (alcuni commercianti di Bari hanno acquistato olio in provincia da piccoli produttori anche a meno di 2,00 euro lt). Qualcuno è arrivato a teorizzare che poiché le piante di olivo, oltre a caratterizzare il paesaggio, svolgono importanti azioni di difesa del territorio evitando frane, sarebbe meglio non raccogliere le olive e lasciarle sugli alberi. Una follia! In provincia di Salerno, tutta la produzione è tutelata con la dop “Colline Salernitane” e la dop Cilento, ma, purtroppo, con scarsissime adesioni dei produttori. La ragione più importante delle mancate adesioni ai consorzi di tutela, anche se la più venale, è quella dei costi. Il PSR, con la misura 132, ha previsto incentivi per i produttori di dop e igp iscritti ai consorzi di tutela, ma dalle risultanze di quelle che sono state le istanze di presentazione, i risultati non ci sembrano entusiasmanti, nonostante la certezza per la capienza delle risorse messe a disposizione. L’occasione non va sprecata”.
Agro –Nocerino- Sarnese: quì il problema centrale sembra essere la difesa dei pochi suoli agricoli ancora liberi dalla cementificazione selvaggia.
“Questo territorio è caratterizzato da un'abnorme residenzialità abitativa, che da anni sta sottraendo suolo agricolo per destinarlo all’edilizia. Il territorio agricolo e i suoi addetti, anche se part-time, producono con i loro orti, prodotti tipici e tradizionali, da tutti considerati vere eccellenze per la nostra tavola e vanto per il territorio. Fortunatamente, pur diminuendo le aziende, non è scomparso il concetto di ruralità, per cui i pochi contadini rimasti, e per fortuna anche i propri figli, continuano a coltivare i pochi terreni liberi dal cemento ancora disponibili. Difesa dei suoli agricoli, deve essere la nostra parola d’ordine per questo territorio. A tal fine avanziamo la proposta per un assunzione di responsabilità dei consigli comunali, che impegni le Giunte di questi comuni a non concedere per usi non agricoli terreni su cui insistono colture pregiate, specializzate, DOP e IGP”.
E per quello che riguarda l’agricoltura in costiera amalfitana?
“Il rischio che si corre spesso, parlando dell'agricoltura della costiera, è quello di avere una visione bucolica. Il contadino che coltiva i limoneti o i vigneti inerpicandosi su quei terrazzamenti, a volte a picco sul mare. Questo possiamo scriverlo sulle guide turistiche, sulle riviste specializzate, ma il problema vero è che quel contadino deve trovare remunerazione per il lavoro che svolge. Altrimenti smette. E voi ve lo immaginate che cosa succederebbe in costiera amalfitana senza il laborioso lavoro di queste persone che contribuiscono, in larga parte, a conservare le caratteristiche morfologiche del territorio? I contadini in costiera sono gli architetti del paesaggio, i paladini dell’ambiente, ma il loro ruolo non è riconosciuto. Il tema vero è: se tutti riconoscono a queste imprese il ruolo di presidio del territorio, chi deve remunerarli per questo lavoro che svolgono per la collettività? Basti pensare a quanti milioni di euro si spendono dopo che si verificano eventi catastrofici, per trovare la risposta”.