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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il Comune di Maiori impone lo scempio paesaggistico. Insorgono i cittadini.

Gli abitati di Erchie, frazione di Maiori, uniscono le loro forze per contrastare l’imposizione del piano regolatore dell’arenile deciso dalla Giunta Comunale uscente, Della Pietra.

L’attuazione del cosiddetto Piano Spiaggia a detta del Comune mirerebbe alla razionalizzazione della spiaggia e alla riqualificazione delle aree adiacenti al mare, consiste nel raccogliere gli stabilimenti balneari su un lato della spiaggia ridistribuendo lo spazio concesso ai proprietari delle attività commerciali e lasciando libero l’altro lato. In realtà gli Erchietani non si oppongono affatto ad un riassetto dell’arenile, né ad una riqualificazione ambientale ma sono uniti per contrastare in primis la cementificazione della piccola spiaggia, auspicando un ammodernamento e amovibilità  delle costruzioni da adibire a lidi nel rispetto dell’ambiente Non meno importante è la quantità di spazio elargito a favore dei gestori degli stabilimenti, che dal progetto risulta ampliato a discapito delle aree destinate alla libera balneazione. Non c’è mai stato un vero e proprio impegno da parte del Comune per un accomodamento, un accordo con la gente del posto: da un giorno all’altro gli abitanti hanno visto ruspe invadere il paese. Il governante ha imposto le sue decisioni guardandosi bene dal considerare le idee dei suoi governati, trascurando l’impatto ambientale del maledetto progetto rigettato a suo tempo dalla Sopraintendenza, imponendo un vero e proprio scempio paesaggistico. Gli Erchietani hanno formato un Comitato a difesa del territorio per decidere il da farsi e presentando un esposto chiarificatore alla Procura della Repubblica rispetto alla vicenda. La disputa è cominciata nel 2003 il progetto ha destato l’opposizione di alcuni proprietari di immobili che svantaggiati dal nuovo assetto elaborato si sono costituiti parte civile vincendo un ricorso al TAR anche in virtù del fatto che la legge prevede una concertazione fra pubblico e privato al fine da tenere conto delle esigenze e dei pareri dei cittadini.

Di fatto nessun accordo di questo tipo ha mai visto la luce. In reazione all’emanazione della sentenza la Soprintendenza ha bloccato il Piano Spiaggia negando l’autorizzazione paesaggistica prima concessa. Il Comune, di contro, ha letteralmente abbandonato il borgo marinaro. Nessuna misura preventiva rispetto al mare mosso, nessun risanamento, spazzatura in ogni dove, rottami, un paese lasciato letteralmente a marcire. Paese assopito, la quasi totalità degli abitanti rassegnati. Poi ecco una nuova mossa del Comune che, unito ai concessionari degli stabilimenti balneari, ha a sua volta presentato istanza al TAR contro la conversione della Soprintendenza. E adesso c’è un passaggio poco chiaro a molti: la Soprintendenza avrebbe dovuto rispondere entro un termine stabilito, ma un guasto ai terminali sarebbe stata la causa determinante il ritardo della presentazione dei documenti. Secondo il principio di silenzio assenso, quindi, il confronto è stato vinto dall’amministrazione comunale, a pochi mesi dalle elezioni della nuova giunta. Fatto sta che i lavori sono cominciati e hanno scosso gli abitanti del borgo saraceno come un improvviso sisma, uniti questa volta da un sentimento comune di giustizia e libertà, inorgogliti dalla forza che tutti insieme vogliono dimostrare contro un potere che non si cura di loro, ma che mira a sottomettere e piegare le volontà dei più deboli.

Forse qualcuno riuscirà a realizzare un progetto di carta e cemento che cancelli la storia di Erchie, borgo di pescatori e contadini, trasformandola in una perla d’interesse turistico. In fondo si sa che chi meglio riesce ad interpretare la legge, di fatto sta nel giusto, ma la coscienza delle persone non può essere raggirata. La storia insegna che dalla coscienza comune nascono le leggi a tutela dei principi comunemente sentiti quali valori, e l’invito per tutti è a non dimenticare la guerra che si sta combattendo, perché a prescindere da come finirà, ciò che conta e che per una volta gli abitanti di un paese, stanno combattendo ascoltando solo la propria coscienza e lo avranno fatto per non vedersi strappata una parte della loro identità, della loro storia. Teresa Giordano

 
 
 
 
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