C’era una volta la trota macrostigma
Lo sviluppo urbano e l’inquinamento, lo sfruttamento indiscriminato delle risorse ittiche, le captazioni di acque per l’agricoltura e per la produzione di energia elettrica che erodono il deflusso minimo vitale, hanno ostacolato la capacità di riproduzione della trota fario autoctona che predilige acque purissime e ricche di ossigeno.
Siamo prossimi alla estinzione della specie più pregiata di trota (quella con le macchioline rosse e nere), nata e cresciuta nel fiume, e non bastano i ripopolamenti di trote fario da immissione ad attenuare il danno quasi irreparabile. Le acque del fiume Picentino sono popolate da un discreto quantitativo di trote fario d'immissione, ma sono in forte riduzione per il degrado degli habitat, minacciate dall’inquinamento delle acque, dai prelievi di ghiaia che distruggono le aree di frega, da argini e sbancamenti e dalla pesca di frodo. La trota Fario (Salmo trutta fario) è un bel pesce di acqua dolce della famiglia dei Salmonidi, a carne bianca e dal sapore molto delicato. Il suo corpo slanciato ed elegante misura una lunghezza di 30-35 cm e un peso che può raggiungere i 6-7 Kg. Ha una forma affusolata che gli permette di vivere in acque torrentizie veloci, fredde e ben ossigenate: non tollera infatti nessun tipo di inquinamento. La si può trovare anche oltre i 2000 metri.
Piuttosto timida e sospettosa, tende a difendere energicamente il suo posto di caccia. Si ciba soprattutto di vermi, insetti, crostacei e di pesciolini. Inoltre, come il luccio, è cannibale. Il maschio comincia la riproduzione dopo circa 2 anni, la femmina dopo 3. La femmina depone le uova e il maschio le feconda tra settembre e febbraio dopo aver risalito brevemente la corrente, dopodichè la femmina le copre con ghiaia e sabbia, le uova si schiudono mediamente dopo 2 o 3 mesi. Per circa 3 settimane gli avannotti traggono il sostentamento dal sacco vitellino con cui sono nati circa 2 cm. Nel primo anno si nutrono solo di larve di insetti per poi mangiare anche altri pesci piccoli e piccoli di uccelli. La trota fario ha una carne magra, che contiene proteine, fosforo, ferro e vitamine.
Negli ultimi anni un’altra specie di trota è comparsa (purtroppo) nelle nostre acque: la trota iridea o arcobaleno (per la sua caratteristica livrea ad arcobaleno/iride), che è il pesce d’acqua dolce più utilizzato per la triticoltura e nei laghetti di pesca sportiva. L’iridea, specie alloctona, nordamericana, che popola in buon numero le acque del picentino e di numerosi corsi d’acqua del salernitano, è salita sul banco degli imputati come una concausa della rarefazione ed estinzione della fario in Italia: il suo carattere aggressivo e vorace, l’adattamento ad acque meno “pure” ne hanno fatto una temibile concorrente della fario limitandone le possibilità di sopravvivenza. Ancora controverso è l’impatto ecologico delle immissioni di questa specie aliena usata spesso per il ripopolamento nelle acque interne, ma è stato accertato che l’iridea proveniente da allevamenti non è in grado di riprodursi spontaneamente, in ambienti esterni. “Di conseguenza è risultata dannosa perché si limita a mangiare fino alla fine del suo ciclo vitale, determinando così un grave scompenso biologico nella vita dei corsi d’acqua dove è stata immessa”.
Secondo l’ittiologo Lorenzo Betti, la trota iridea è pericolosa per altre specie di trote autoctone e in Italia è vietata l’immissione in acque pubbliche; ciò non ha impedito, sembra, negli anni passati periodici ripopolamenti a vantaggio esclusivo della pesca sportiva nel fiume picentino. “In molti ambienti – ha spiegato Sandro Bertolino, ricercatore dell’Università di Torino - l’introduzione dall’esterno di predatori, competitori e parassiti determina il declino di specie native, talvolta anche la loro estinzione, ovvero un potente disequilibrio”. Un interessante dossier del WWF “2008. Acque in Italia”, chiarisce che delle circa 50 specie autoctone di pesci che vivono nei nostri fiumi, 3 si sono già estinte e 22 sono, a diverso grado, in pericolo di estinzione.
Nel fiume picentino era un tempo presente anche la trota macrostigma, una particolare specie ittica autoctona, delle regioni peninsulari tirreniche e delle isole, colpita da numerose estinzioni “locali”. La macrostigma sopravvive con poche popolazioni dette relitte nei tratti alti dei corsi d’acqua del versante tirrenico ed è nella lista rossa dei pesci in via di estinzione. Nel bacino del picentino sono presenti anche le anguille che preferiscono gli ambienti con fondali melmosi e si catturano a fondo nelle ore notturne. Una volta si pescavano in gran quantità, oggi risalgono il fiume sempre più di rado a causa dell’inquinamento. (W.B.) |