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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Cucco Petrone per Carmine Battipede.

C’è un bellissimo racconto di Cesare Zavattini,un racconto fiabesco e un po’ pazzo che parla di una “ Gara di matematica”. In un convegno i più grandi matematici del mondo fanno la gara a chi dice il numero più grande. Uno dice mille miliardi di miliardi e l’altro centomila miliardi di miliardi e cosi via,e a un certo punto,in questa sterile gara a copiarsi l’un l’altro uno si alza e zittisce tutti dicendo «Più uno». Più uno. Semplice e geniale. Più uno.
Alle volte nella vita abbiamo la fortuna di incontrare persone cosi, che scompaginano le regole, che invece di affermarsi e fare le stesse cose sciocche e vuote che facciamo tutti sanno come uscire dal gruppo. Persone semplici e geniali che sanno scartare di lato e scattare in avanti. E magari lo fanno con dieci e venti anni di anticipo mentre gli altri li guardano senza capire.
Ecco Carmine era cosi. Semplice e geniale come il tipo di cui parla Zavattini.
Vorrei anch’io saper  fare qualcosa di diverso nel ricordare questo genio del «Più uno». Anche perché lui mi avrebbe accolto con quella sua risata gioiosa con cui sdrammatizzare tutto e ridendo mi avrebbe detto : «ma che mi fai, la celebrazione? ». Lo so che invece finirò col celebrarlo ma sento il bisogno di dirgli quanto tutti noi gli abbiamo voluto bene e quanta stima provassimo per lui.
Anche perché – Amico mio – non ci hai lasciato il tempo ne il modo di dirtelo di persona. Sei scappato via, come se avessi fretta anche per questo, come se avessi voglia di sapere cosa c’è dall’altra parte.
Non ho fatto in tempo a dirti quanto ammiravo quella tua capacità di conservare intatto il più bel dono dell’infanzia che è la vivacità intellettuale. Sempre con un’idea geniale, una trovata nuova e diversa. E sempre con entusiasmo,con passione. Un entusiasmo  e una passione contagiosa, travolgenti, capaci di spingere i più titubanti di noi, quelli perplessi, gli apatici, i disincantati.
Ve lo ricordate quando ci parlava di una sua nuova idea? Te lo spiegava e gli occhi gli si illuminavano e sorrideva e ci metteva tanto entusiasmo che finiva per vederla già completa come se l’avessi li, davanti agli occhi.
Badate bene: non parlo di un illuso o di uno che sappia solo fantasticare. Perché eri anche tenace, pratico, concreto. Ma sopratutto ostinato come tutti quelli che amano e rispettano le cose in cui credono. Niente ti smontava o ti faceva demordere; nessun contrattempo, nessun ostacolo, nessun problema.
Avevi acume e passione politica. Grande acume e grandissima passione politica e civile e avevi conservato la capacità di indignarti davanti alle ingiustizie. Ma nonostante tutte le tue qualità di politico non hai mai ricoperto una carica pubblica. Perché eri scomodo.
Scomodo e sincero e se qualcosa non ti andava giù non riuscivi a non dirlo. Non sapevi ingoiare il rospo e odiavi i compromessi e questo ti è costato. Tanto.
Tutti noi forse ti dobbiamo qualcosa. A quanti di noi ad esempio hai mostrato come si potesse essere tenero e dolce negli affetti familiari. Bastava guardarti a passeggio coi ragazzi la domenica mattina per capire quanto affetto sapevi mettere nei gesti più semplici.
Forse non solo noi, ma quest’ intera città ti deve molto. Ti deve il primo- forse l’unico- irripetibile punto di aggregazione intelligente che i giovani di qui abbiano mai avuto. E 25 anni fa, mica ieri. E la prima scuola di teatro, i murales, il teatro in piazza. E la Città dei Ragazzi.
E ancora continuavi, infaticabile continuavi a tirar fuori mille cose dal tuo cilindro: il museo vivente della dieta mediterranea, i 100 orti. Avevi di tutto in quella mente che era come la valigia di Mery Poppins. Debordante, esagerata come ogni tua cosa, come questa voglia di andartene cosi quasi per stupirci anche in questo e lasciarci con un palmo di naso a rimpiangerti.
Tania e i ragazzi – giustamente- hanno voluto dire a tutti della fierezza di averti avuto accanto. E’ un po’ cosi anche per noi che ti abbiamo conosciuto.
Sai Carmine io penso che forse la preghiera più bella della nostra religione sia “L’eterno Riposo”. So bene che non parla del riposo cosi come lo intendiamo noi eppure non riesco a pensare a te che ti riposi.
Forse per te dovremmo chiedere altro. Forse dovremmo dire…………………
Donagli, o Signore, il mondo che lui meritava senza burocrati,senza meschinità, senza invidie ne piccoli squallidi dispetti, senza politici corrotti, senza ostacoli o problemi.
Donagli l’isola che non c’è, un mondo in cui possa realizzare le sue mille magiche fantasie. Un mondo come lo avrebbe voluto lui, dove tutti apprezzano quelli che sanno coltivare i sogni.
Solo li Carmine…..riposa in pace.

Battipaglia 01/10/2007

 
 
 
 
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