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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Rievocazione storica ad Olevano sul Tusciano cronaca di un sequestro dell’800.

Uno degli appuntamenti più suggestivi che accompagnano il percorso storico- culturale ed eno-gastronomico della seconda edizione di Ebbri di Briganti è indubbiamente la rievocazione storica che si svolgerà domenica 27 agosto, ad Olevano sul Tusciano (Sa) a partire dalle ore 18:30, nella frazione di Salitto. Si tratta di una coinvolgente rappresentazione in costumi d’epoca che dura circa un’ora e mezza e vede coinvolte moltissime comparse del posto in uno dei luoghi tipici della “cupa, disperata, nera epopea” del mondo contadino meridionale come l’ha definì Levi. La cronaca di un sequestro di persona a scopo di estorsione, uno dei tanti audaci “colpi di mano” compiuti dalle piccole-medie bande brigantesche che imperversavano tra i monti Picentini negli anni dal 1862 al 1866. Vittima il prete liberale di Montecorvino Pugliano, Giuseppe Olivieri, che racconta il suo tragico incontro con i briganti in un libro uscito trent’anni dopo, Ricordi briganteschi, Storia che pare romanzo. La sera dell’11 gennaio 1864, Olivieri venne catturato a Montecorvino Pugliano insieme con il medico Luigi Calabritto, a cui i briganti taglieranno l’orecchio destro e gli lasceranno uno sfregio permanente sul volto, da una delle “sottobande” guidate da Antonino Maratea, alias Ciardullo di Campagna, il terrore della zona. La banda che portò a termine il sequestro conclusasi dopo oltre un mese di sofferenze con la liberazione dell’ostaggio (dietro pagamento di una forte cifra) era formata da Lorenzo Gasparre di Senerchia, da Luigi Cerino di Gauro, dai tre fratelli Marino di Giffoni Valle Piana e da Antonio Di Nardo, detto Nardantuono o “l’etiope di Montella”. Proprio sulla figura di questo gregario della banda Giardullo, di cui si sa poco o nulla, (“un diavolone color carbone, dal guardo scuro e bieco, e il capello sulle ventitré e tre quarti” così lo descrive l’Olivieri) si concentra una parte dello spettacolo che si svolge a ridosso del complesso monumentale della grotta dell’Angelo, in località Cannabosto. Profonda circa 700 metri la grotta presenta uno stretto cunicolo, ancora oggi quasi inaccessibile, da cui si accede infine in un‘altra grotta, situata sul monte Raione, lunga 200 metri e detta di Nardantuono, covo inespugnabile del famigerato brigante. Allo spettatore si mostreranno diversi livelli di osservazione: la storia di un episodio drammatico, l’epos brigantesco, la dimensione naturalistica e la “leggenda nera” del brigante Nardantuono. Una sorta di spettacolo, modello foresta Grancia, in sedicesimo. Fra queste montagne e questi boschi, alle quote più alte o ai piedi della Piana del Sele numerose bande armate seminarono morte e distruzione in una accanita resistenza armata contro un esercito che parlava francese e con modi di pensare lontanissimi tali da essere incomprensibili. Nella macchia ecco il passaggio della banda Ciardullo per il valico di Pappalordo, verso il fiume Tusciano e sull’aspro passo di Cannabosto (quota 450 metri) , crocevia storico di fuga dei briganti verso l’Avellinese,il conflitto a fuoco con le guardie civiche di Olevano, la ritirata precipitosa verso i ripidi pendii delle montagne in una location naturale popolata da vecchi fantasmi ormai dimenticati. Giardullo fu processato a Salerno e condannato a morte, sentenza eseguita nella piazza S.Antonio a Campagna il 1 dicembre del 1865. L’evento è stato ideato e sceneggiato da Giuseppe Strafezza, con la regia di Immacolata Volzone, costumi di Giuseppina Cestaro, ricerche musicali del gruppo folk “I Cemballegri". Ha collaborato Antonella Quaranta.
“Quante volte, dinanzi ai caffé,avete sparlato dei briganti e minacciato di volerne far questo e quello ,ed ora siete nelle nostre mani?E siamo più potenti noi dei Re!chè d’ov’egli ha bisogno di giudici e tribunali per far la festa ad uno,noi più spicci diciamo:inginocchiatevi…”(Il Capobrigante Ciardullo)

Ufficio Stampa
Sistema Turistico Locale “I Picentini”
Walter Brancaccio
Dott. ssa Stefania Maffeo


 
 
 
 
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