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Rievocazione
storica ad Olevano sul Tusciano cronaca di un
sequestro dell’800.
Uno
degli appuntamenti più suggestivi che accompagnano
il percorso storico- culturale ed eno-gastronomico
della seconda edizione di Ebbri di Briganti
è indubbiamente la rievocazione storica
che si svolgerà domenica 27 agosto,
ad Olevano sul Tusciano (Sa)
a partire dalle ore 18:30, nella
frazione di Salitto. Si tratta
di una coinvolgente rappresentazione in costumi
d’epoca che dura circa un’ora e mezza
e vede coinvolte moltissime comparse del posto
in uno dei luoghi tipici della “cupa, disperata,
nera epopea” del mondo contadino meridionale
come l’ha definì Levi. La cronaca
di un sequestro di persona a scopo di estorsione,
uno dei tanti audaci “colpi di mano”
compiuti dalle piccole-medie bande brigantesche
che imperversavano tra i monti Picentini negli
anni dal 1862 al 1866. Vittima
il prete liberale di Montecorvino Pugliano, Giuseppe
Olivieri, che racconta il suo tragico incontro
con i briganti in un libro uscito trent’anni
dopo, Ricordi briganteschi, Storia che pare romanzo.
La sera dell’11 gennaio 1864, Olivieri venne
catturato a Montecorvino Pugliano insieme con
il medico Luigi Calabritto, a cui i briganti taglieranno
l’orecchio destro e gli lasceranno uno sfregio
permanente sul
volto, da una delle “sottobande” guidate
da Antonino Maratea, alias Ciardullo di Campagna,
il terrore della zona. La banda che portò
a termine il sequestro conclusasi dopo oltre un
mese di sofferenze con la liberazione dell’ostaggio
(dietro pagamento di una forte cifra) era formata
da Lorenzo Gasparre di Senerchia, da Luigi Cerino
di Gauro, dai tre fratelli Marino di Giffoni Valle
Piana e da Antonio Di Nardo, detto Nardantuono
o “l’etiope di Montella”. Proprio
sulla figura di questo gregario della banda Giardullo,
di cui si sa poco o nulla, (“un diavolone
color carbone, dal guardo scuro e bieco, e il
capello sulle ventitré e tre quarti”
così lo descrive l’Olivieri) si concentra
una parte dello spettacolo che si svolge a ridosso
del complesso monumentale
della grotta dell’Angelo, in località
Cannabosto. Profonda circa 700 metri la grotta
presenta uno stretto cunicolo, ancora oggi quasi
inaccessibile, da cui si accede infine in un‘altra
grotta, situata sul monte Raione, lunga 200 metri
e detta di Nardantuono, covo inespugnabile del
famigerato brigante. Allo spettatore si mostreranno
diversi livelli di osservazione: la storia di
un episodio drammatico, l’epos brigantesco,
la dimensione naturalistica e la “leggenda
nera” del brigante Nardantuono. Una sorta
di spettacolo, modello foresta Grancia, in sedicesimo.
Fra
queste montagne e questi boschi, alle quote più
alte o ai piedi della Piana del Sele numerose
bande armate seminarono morte e distruzione in
una accanita resistenza armata contro un esercito
che parlava francese e con modi di pensare lontanissimi
tali da essere incomprensibili. Nella macchia
ecco il passaggio della banda Ciardullo per il
valico di Pappalordo, verso il fiume Tusciano
e sull’aspro passo di Cannabosto (quota
450 metri) , crocevia storico di fuga dei briganti
verso l’Avellinese,il conflitto a fuoco
con le guardie civiche di Olevano, la ritirata
precipitosa verso i ripidi pendii delle montagne
in una location naturale popolata da vecchi fantasmi
ormai dimenticati. Giardullo fu processato a Salerno
e condannato a morte, sentenza eseguita nella
piazza S.Antonio a Campagna il 1 dicembre del
1865. L’evento è stato ideato e sceneggiato
da Giuseppe Strafezza, con la
regia di Immacolata Volzone,
costumi di Giuseppina Cestaro,
ricerche musicali del gruppo folk “I
Cemballegri". Ha collaborato Antonella
Quaranta.
“Quante volte, dinanzi ai caffé,avete
sparlato dei briganti e minacciato di volerne
far questo e quello ,ed ora siete nelle nostre
mani?E siamo più potenti noi dei Re!chè
d’ov’egli ha bisogno di giudici e
tribunali per far la festa ad uno,noi più
spicci diciamo:inginocchiatevi…”(Il
Capobrigante Ciardullo)
Ufficio Stampa
Sistema Turistico Locale “I Picentini”
Walter Brancaccio
Dott. ssa Stefania Maffeo
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