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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

RICORDARE LE ORIGINI E SORRIDERE NOVITÀ LIBRARIA: MAHAYAVAN-RACCONTI DELLE TERRE DIVISE

teatro genovesi

La faccenda ha inizio in tempi antichi: tutto nasce da epoca precedente al grido di Eduardo: Fuit’venne! Già ai tempi di Carlo Pisacane e dei trecento, che erano giovani e forti, e furono ammazzati, c’era chi lasciava la Grande Lucania, ovvero l’area geografica che da Salerno giungeva sino alla Calabria e alla Puglia. E il Cilento fu l’area che probabilmente pagò il prezzo più caro, soprattutto considerato l’isolamento in cui era stato costretto per centinaia di anni. Si abbandonava, per sempre, una terra difficile da lavorare, in cerca di fortuna o perché costretti da altre ragioni. Tuttavia, sempre di sopravvivenza si. trattava. Ma coloro che fuggivano o mestamente partivano, non erano certo privi di professionalità e cultura. Da Padula, ad esempio, partivano gli scalpellini, esperti nel maneggiare le pietre e ricavarne opere d’arte a colpi di mazzuola sugli scalpelli, verso bellissime chiese medioevali da ristrutturare o per insegnare l’arte. Da Viggiano e da Pisciotta partivano, invece, i musici che ritornavano, un po’ più ricchi, molti mesi dopo. E dopo Pisacane? Arrivò presto il tempo della cosiddetta Unificazione dell’Italia. Ricorre il 150 anniversario e, dunque, conviene ricordare quanti briganti e presunti tali furono ammazzati; quanti giovani furono costretti alla emigrazione transoceanica, alla deportazione; al carcere e alle torture. Erano già anni di grandi viaggiatori, ma anche di politici e intellettuali salernitani. Due esempi: 1- Agostino Magliani (Laurino, 1824-Roma 1891). Fu Ministro delle Finanze del Regno d’Italia nel II e III governo presieduti da Cairoli; nel II, III, IV, V, VI, VII e VIII governo presieduto da De Petris. Fu la personalità che decise la distribuzione del chinino di Stato per sconfiggere la malaria nonché l’ideatore della cosiddetta finanza allegra. 2 – Francesco Brandileone (Buonabitacolo, 1858 – Bologna 1928) fu docente e Preside in varie Università. La sua vita fu spesa per diffondere la conoscenza del Diritto Bizantino e per mettere a disposizione di tutti le conoscenze scientifiche. Morì nel 1928 a Bologna, dove era Preside della facoltà giuridica dal 1912. Tuttora gli sono riconosciuti molti meriti, tra cui quello di aver voluto il Dipartimento di Scienze Giuridiche "Antonio Cicu", della stessa Università di Bologna, che sorse come Seminario Giuridico nel 1911. Fu, naturalmente, il primo direttore. Secondo lo Statuto approvato dal Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Credaro il 6 febbraio 1911, il Seminario Giuridico avrebbe riunito tutti i docenti della Facoltà di Giurisprudenza, con l’obbligo di tenervi corsi di tipo pratico e non cattedratico. Le lezioni si sarebbero svolte nei locali universitari anzi, si specificava, in un’aula in cui fossero conservati i libri necessari; essa costituì il nucleo originario della biblioteca della Facoltà giuridica. Fece anche in tempo a dirigere la prima annata della splendida Rivista di Storia del Diritto Italiano, insieme a Carlo Calisse e Nino Tamassia. Tutto nacque da una idea dei giovanissimi Mario Enrico Viora e Segio Mochi-Onory. Il primo così ricorda il sorgere dell’idea e Brandileone: "In una serata autunnale del lontano 1927 passeggiavo sul ponte di Castel Sant'Angelo in Roma con il mio fraterno amico e compagno di Studi Sergio Mochi-Onory. Eravamo entrambi da poco usciti dall'Istituto giuridico dove io avevo dedicato un pomeriggio alla lettura delle principali riviste storico-giuridiche straniere (la Nouvelle Revue, la gloriosa Savigny, la olandese Tijdschrift). Ne riferii a Mochi-Onory, osservando che solo l'Italia, fra i paesi di antica civiltà, non possedeva una rivista storico-giuridica. Con l'incoscienza propria dei giovani decidemmo di prospettare al nostro Maestro Francesco Brandileone l'idea di pubblicare una rivista dedicata alla disciplina".E allora, dopo tanta storia, tante sofferenze, tanti tragici eventi, ma anche tante vittorie e intelligenze sublimi, cosa si potrebbe dire dei giovani salernitani di oggi, senza troppo sfigurare? Intanto va detto che i giovani sono tali dappertutto e non si tratta di fare ingenuo campanilismo. Capita di stringere rapporti validi ovunque con giovani partiti da ogni angolo del mondo. Tuttavia, va detto che sono moltissimi i giovani salernitani da noi incontrati. L’ultima occasione: una giovane di Castiglion del Genovesi, che come noi ha lavorato a Eurodisney. Ci è capitato di incontrarne anche nei molteplici concorsi letterari cui abbiamo partecipato. E molto spesso mietono successi. Purtroppo nessuno ne parla, mentre altrove i paesi e le città li festeggiano (abbiamo saputo di una festa organizzata da Reggio Emilia per un giovane finalista a Coop for words, concorso vinto anche da una di noi, Michela; si è chiuso il 12 settembre a Mantova nell’ambito di Festivaletteratura, l’evento letterario più importante in assoluto). Senza troppi trionfalismi, giacché oggi tutto è più facile da conseguire, possiamo dire che se qualche giovane salernitano decidesse di andar via di certo qualcosa di buono lo potrà e saprà combinare. A noi è capitato, negli ultimi mesi, di notare l’apprezzamento di editori e lettori in varie iniziative editoriali: Michela, come accadde nel 2009 (A.A.A.Cercasi realtà), appare nella antologia Mutamemoria, Bohumil Edizioni, che raccoglie i testi e i fumetti vincitori del concorso Coop for words 2010; di entrambe è stato appena pubblicato il racconto Il figlio del fuoco, di genere Heroic-Fantasy nel libro Mahayavan-Racconti delle terre divise.

di Alessia e Michela Orlando

 
 
 
 
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