Che
cos'è e come funziona un termovalorizzatore.
Il termovalorizzatore produce energia dai rifiuti
trasformati in balle nei Cdr (combustibile derivante
dai rifiuti) recuperando almeno una parte del
loro contenuto energetico. L’impianto dunque
non ha solo lo scopo di smaltire i rifiuti e il
termine inceneritore è dunque improprio.
La quasi totalità di questi impianti sono
progettati e realizzati da imprese private. In
questo settore un ruolo di primo piano è
svolto oltre che dalla FIBE, dall’impresa
ACTELIOS S.p.A. del gruppo Falk. Tale impresa
ha realizzato nel 1996 il termovalorizzatore del
Comune di Trezzo sull’Adda che smaltisce
400 tonnellate al giorno di rifiuti, oltre a 100
tonnellate/giorno di rifiuti stabilizzati per
svuotare l’adiacente bacino di stoccaggio.
I rifiuti, provenienti dalla raccolta differenziata,
sono trasportati all’impianto per la loro
termodistruzione e trasformazione in energia elettrica.
Qui vengono scaricati nel grande vano di ingresso
dell’edificio dal quale sono aspirati i
cattivi odori. Secondo le diverse esigenze del
forno, un carro ponte sposta i rifiuti su una
griglia, in movimento, dove inizia la combustione.
Sono gli stessi rifiuti incandescenti ad alimentare
la fiamma. Comincia la trasformazione dei rifiuti
in energia elettrica: in questa fase i fumi incandescenti
viaggiano in un sistema chiuso, sigillato, controllato
da computer. I rifiuti rivoltati continuamente
sono esposti ad una corrente d’aria forzata
che mantiene viva la combustione. Un sistema computerizzato
controlla il livello della temperatura che è
molto importante affinché non si generino
sostanze nocive. Nei rifiuti, anche se frutto
della raccolta differenziata, rimangono sostanze
(ad esempio i metalli come il ferro, l’acciaio,
ecc…) che resistono alla combustione: queste
cadono in una vasca piena d’acqua, posta
al di sotto della griglia, per raffreddarsi. Periodicamente
sono estratte ed inviate in discariche normali.
I fumi caldi generati dalla combustione portano
in ebollizione una caldaia che produce vapore.
Una turbina trasforma in energia elettrica il
vapore prodotto nella caldaia e l’energia
viene immessa nella rete elettrica nazionale.
N.B.: Non bisogna andare in Cina
per conoscere la Cina, non bisogna per forza andare
a Brescia per sapere come funziona un inceneritore.
Le
domande più frequenti sull’inceneritore
di Brescia.
Che
tipo di rifiuto smaltisce? L’impianto
smaltisce la frazione secca di rifiuti solidi
urbani ed assimilabili, oltre ai rifiuti presenti
nell’adiacente bacino di stoccaggio. E’
vero che l’impianto può smaltire
anche rifiuti industriali, o tossici, o pericolosi?
No. Questo è escluso dalle norme vigenti,
nonché dalle autorizzazioni specifiche
e dalla convenzione stipulata. Può
smaltire rifiuti ospedalieri trattati?
Solo se autorizzato. Tecnicamente, i rifiuti ospedalieri
trattati non sono molto diversi dal rifiuto secco,
per il quale l’impianto è stato progettato
ed autorizzato; sarebbe comunque necessaria una
modifica alla sezione dell’impianto di ricevimento
dei rifiuti, per mantenere separati i flussi diversi
di rifiuti in entrata. E’ stata
realizzata la Valutazione d’Impatto Ambientale
dell’impianto, o VIA? La Valutazione
d’Impatto Ambientale non era obbligatoria
per questo impianto all’epoca della sua
autorizzazione (1996). La procedura di VIA era
infatti obbligatoria solo per gli impianti che
trattassero rifiuti tossico-nocivi. L’impianto
inquina? Come tutti gli impianti di combustione,
a cominciare dalle nostre automobili e dai nostri
camini, fino ad arrivare agli impianti industriali,
non si può evitare l’emissione di
inquinanti nell’aria. Il problema è
valutare la quantità e qualità dell’inquinamento
prodotto e dei suoi effetti. Quali sono
le sostanze inquinanti emesse nell’aria?
Quelle derivanti dalla combustione come il monossido
di carbonio o l’anidride solforosa. Queste
sono dette “macroinquinanti”.Ve ne
sono poi altre, presenti in quantità minime(tracce):
i microinquinanti organici e i metalli pesanti.
Come vengono registrate e controllate
le emissioni dell’impianto? Tutti
i dati relativi al funzionamento dell’impianto
vengono costantemente controllati, così
anche le emissioni delle principali sostanze al
camino. Per altre sostanze è prevista invece
l’esecuzione di misure periodiche a campione.
Inoltre, saranno installate centraline di misura
dell’inquinamento ambientale a terra. I
controlli eseguiti servono per la regolazione
dell’impianto, per ottimizzarne il funzionamento
e ridurre così le emissioni al minimo,controllando
che le emissioni siano sempre al di sotto dei
limiti stabiliti. E’ possibile controllare
che non vi sia emissione di diossina?
La diossina che viene emessa dall’impianto
è in quantità minime: i valori garantiti
dal nostro progetto sono molto bassi ed ampiamente
al di sotto dei limiti di legge (D.M.503/97);
ciò è ottenuto tramite il controllo
della combustione (per evitarne la formazione
e distruggere quelle presenti nei rifiuti che
si vanno a bruciare) e con l’adozione di
sistemi di abbattimento dedicati. E’
possibile fermare l’impianto in caso di
rischio o di emissione di sostanze inquinanti
oltre i limiti di legge? Si, tutte le
volte che le misure delle emissioni o anche dei
parametri della combustione superino i valori
limite fissati, l’impianto sarà fermato.
Cosa può accadere in caso di guasto
dell’impianto? Occorre ricordare
che l’impianto non è da considerarsi
a rischio dal punto di vista di incidenti rilevanti,
intesi come incidenti che possano portare danni
alle persone o all’ambiente circostante.
E’ sufficiente interrompere l’alimentazione
dei rifiuti per arrestare immediatamente il funzionamento
e le emissioni. L’impianto produce
anche rifiuti di altro genere? L’impianto
produce residui solidi: scorie, ceneri e polveri.
Non produce invece nessun rifiuto liquido (tutti
i cicli umidi sono a circuito chiuso, con recupero
totale dei liquidi). Le scorie sono le sostanze
non combustibili presenti nei rifiuti (ad esempio
minerali, metalli) e che quindi non vengono bruciate.
Le ceneri e le polveri sono particelle fini e
volatili, che vengono trasportate dai fumi di
combustione e che vengono trattenute dall’impianto
di abbattimento dei fumi. Queste ceneri possono
contenere sostanze tossiche e per questo vengono
trattate in modo particolare, mediante il processo
d’inertizzazione. Come vengono smaltiti
tali rifiuti e dove? Le scorie vengono
raffreddate in acqua e possono poi essere inviate
in una normale discarica (non sono considerate
rifiuti pericolosi). Quale sarà
il carico veicolare che complessivamente si riverserà
sulle strade cittadine? Dipende dalla
capacità degli automezzi utilizzati per
il trasporto. Ipotizzando automezzi con una capacità
di carico di ca.20 t (i più comuni) : ca.
20 mezzi al giorno.
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Un termovalorizzatore è, di fatto, un inceneritore
di rifiuti in grado di sfruttare il contenuto
calorico dei rifiuti stessi per generare calore,
riscaldare acqua ed infine produrre energia elettrica.
Si distingue quindi dai vecchi inceneritori che
si limitavano alla termodistruzione dei rifiuti
senza produrre energia.
L’impiego dei termovalorizzatori sembra
essere una via d’uscita dal problema delle
discariche ormai stracolme.
Pur essendo molto meno inquinanti rispetto ai
vecchi inceneritori, i termovalorizzatori non
eliminano in ogni caso l’emissione di diossine
nei fumi di scarico dispersi nell’atmosfera
circostante.Un fatto su cui concordano ormai tutti,
costruttori, medici e tecnici.
L’inquinamento da diossine è molto
pericoloso per la salute umana. Le diossine hanno
comprovati effetti cancerogeni e provocano una
contaminazione del territorio destinata a durare
nel tempo. Basti pensare che non esiste una soglia
minima di sicurezza per le diossine, possono essere
nocive per l’uomo a qualsiasi livello di
assimilazione. Un motivo che di per sé
è sufficiente per comprendere lo stato
d’animo dei cittadini e le mobilitazioni
sociali in questi casi.
Va da sé che i rifiuti in qualche modo
devono essere trattati e la precedente politica
delle discariche, legali e illegali (controllate
dalla camorra) ha manifestato tutti i suoi aspetti
fallimentari. Lo stesso riciclaggio dei rifiuti
in Italia non sembra aver ricevuto attenzione
ed investimenti, probabilmente anche a causa del
disinteresse dei governi centrali degli ultimi
decenni.
Nel caso dei termovalorizzatori è fondamentale
un attento esame dell’impatto ambientale
e, soprattutto, dell’impatto sulla salute
dei cittadini.
E’ inoltre prioritaria la trasparenza e
la concertazione delle scelte con i cittadini
del luogo. Solo in questo modo potrà avviarsi
una concreta collaborazione tra cittadini e amministrazioni
nella complessa gestione del sistema rifiuti.
Senza che i cittadini debbano scendere in strada
per protestare contro decisioni imposte dall’alto
e senza necessità di impiegare centinaia
di agenti delle forze dell’ordine, come
sta accadendo ad Acerra, solo per proteggere i
cantieri destinati a costruire un termovalorizzatore.
Il problema sociale che ne consegue è evidente.
Affrontarlo brutalmente considerando i cittadini
come irresponsabili potrebbe essere persino controproducente
per l’obiettivo finale: uscire dall’emergenza
rifiuti in Italia.
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