Ecco un Bando su misura per un asino.
Succede sempre più spesso di imbattersi in bandi per la selezione di un addetto stampa cosiddetto di progetto, predisposti da enti locali territoriali. L’obiettivo fondamentale che ci si propone, con una certa frequenza, sembra essere quello di garantire l’assistenza ad un amico o a un “amico degli amici”, per consentire loro di sopravvivere. Si tratta per lo più di persone che ruotano nell’orbita parassitaria di un politico o di un amministratore e che hanno vissuto finora e continuano a vivere di regalie e di beneficenza. Una vita eternamente in ginocchio. Bocche senza testa, da sfamare. I cronisti Chupa –Chups specializzati nel mantenersi sempre alla larga da ogni critica, non si sa mai dovessero farsi qualche nemico, collaboratori saltuari e scarsamente considerati, riescono alla fine ad ottenere un bando su “misura” concepito ad uso esclusivo dell’indigeno. Niente di scandaloso, visto che la tendenza generale sembra essere quella di premiare oltremisura e senza giusta causa, le persone meno capaci, i personaggi più squallidi e mediocri del territorio, macchiette di “comunicatori” che non hanno idee, non sanno scrivere, e che ci propinano dei bollettini informativi editi con il denaro pubblico che discreditano l’informazione e rendono parecchio a dei direttori da operetta e al tempo stesso costano parecchio alla collettività. “Bollettini” che non riescono neanche a superare il gradino del bollettino informativo, il motivo per cui sono finanziati - e che assomigliano a dei fotoromanzi di paese, talmente eleganti che si leggono in cinque minuti nei negozi dei parrucchieri e nei quali confluiscono una moltitudine di elementi “degradanti” sul piano linguistico - per assumere vesti più ambiziose. C’è la forza del territorio e c’è l’idiozia dell’ortografia. Per uno di questi asini, si è disegnato un bando ritagliato su misura.
Neanche tanto tempo fa, alla chetichella, inserito in un sito web che non conosce nessuno, è stato pubblicato da uno di questi enti che si regge esclusivamente su finanziamenti pubblici, un bando per individuare una professionalità capace di garantire un’informazione locale continua delle attività previste in un progetto approvato dalla Giunta Regionale. In particolare, il professionista, avente esperienza nel settore della comunicazione doveva avere il compito precipuo di assicurare una maggiore visibilità allo stesso ente che evidentemente prima del bando scontava un deficit di comunicazione. Ed ancora lo sconta, visto che la sua attività continua ad essere evanescente e misteriosa, malgrado l’opera dell’ingegno dello scribacchino con la terza media e di un vicedirettore, di cui non ricordiamo neanche il nome, indegno rappresentante di un notissimo sindaco. Colpiscono subito, in modo negativo, i requisiti per partecipare: accanto ai soliti obblighi di legge, è necessario dimostrare 10 anni di esperienza in attività di comunicazioni come addetto stampa per strutture sia pubbliche che private, ma poi si aggiunge che l’esperienza decennale va bene anche per chi ha svolto attività di comunicazioni e informazioni con organi di vario genere. Va bene, dunque, anche una radiolina sconosciuta nei dintorni di Buccino, Tele Piazza Mercato o un periodico di infimo livello. Per svolgere la funzione di addetto stampa, occorre poi il titolo di diploma di laurea o di maturità. L’unità da selezionare è una, ed uno solo alla fine partecipa e viene ammesso. Quello giusto! E’ inutile aggiungere che questa eventualità, ovviamente, è stata espressamente prevista. Ma c’è dell’altro. Il “professionista” che è un mediocre esponente della cronaca casereccia, non è in possesso neanche di un diploma, a meno che non lo abbia “comprato” in extremis. Come saltare questo ostacolo che si frappone alle speranze del predestinato, in febbrile attesa da anni? Quelli dell’Ente non sono poi tanto fessi, hanno pensato a tutto. Ed ecco un “geniale” escamotage: la Pari Opportunità. Nobile principio se non fosse piegato ad una esigenza sfacciatamente clientelare. Ovvero, siccome il nostro candidato non può competere per titoli ed esami quasi con nessuno in questa provincia, viene stabilito il principio comunitario delle Pari Opportunità, cioè un criterio di preferenzialità, a parità di altre condizioni, nei confronti (attenzione!) delle categorie sociali più deboli. Vale a dire che un professionista dell’informazione in possesso di diploma o di laurea, che ha lavorato per 10 anni magari in un Ufficio Stampa prestigioso o nella redazione di un giornale, è destinato quasi a soccombere rispetto a un rappresentante di una “categoria svantaggiata”, un disoccupato, un cassintegrato, un diversamente abile, iscritto all’Albo dei pubblicisti. Cioè, secondo questa tesi aberrante, inserita in un contesto subdolo, per fare l’addetto stampa, tutto sommato, è meglio essere un cassintegrato a vita. Ma non è tutto. Il criterio prioritario di valutazione è l’esperienza professionale maturata: Punteggio Max 20. L’attività di informazione per la valorizzazione e promozione del territorio vale un massimo di 15 punti. Il titolo di studio (10 per il diploma, 15 per la laurea), altri riconoscimenti, non specificati, (20 punti), con il Curriculum vitae si possono raggiungere i 30 punti. Un’esponente della vecchia opposizione, quella sporca e stracciona, la più debole ed incapace di tutte le opposizioni storiche, ora tra i ferri vecchi della politica locale, ci avvicinò chiedendoci, invano, di partecipare al bando subodorando un imbroglio. Evidentemente anche costui ci considerava più capaci di altri in questo territorio. Ma il predestinato aveva un asso nella manica: sia pure in una posizione di peones, marginale e subalterna, contava sull’impunità e su appoggi potenti e si poteva permettere anche di presentare un curriculum mezzo falso, corredato da auto-citazioni patetiche che non trovano nessun riscontro nella realtà. Lasciamo da parte l’inconsistenza professionale dell’autore di mediocri articoletti sempre uguali a se stessi, malgrado gli aiuti redazionali che danno dignità a una sintassi altrimenti indegna, ( “quando siamo allegri li correggiamo, quando siamo arrabbiati ci mettiamo le mani nei capelli” ci hanno raccontato in una redazione” ). Ma a dispetto anche del manuale Cencelli, l’obiettivo è stato raggiunto in pieno, e tutto si è svolto secondo copione, senza che nessuno, anche in questo caso, abbia niente da osservare. Come accade, per un sedicente giornalista, un altro miracolato, a cui permettono pure di fare, ovviamente con i soldi dei contribuenti, un giornalino illustrato dove la povertà dei contenuti tocca vette indecenti e dove appare sempre un assessore (fantasma) al marketing e alla comunicazione che l’unica cosa che sa fare - udite, udite- è quello di consegnarci dei temini contrabbandati per notizie storiche sui comuni del picentino. Senza avvertire neanche un po’ di vergogna.
L’Ente in questione è il canale privilegiato dove abbondano le consulenze di favore, conta addirittura nel suo organigramma due Addetti stampa, (fossero addirittura tre?), di cui non si conoscono né i titoli accademici né la loro attività irrintracciabile sulla carta stampata e dove confluisce una bassa manovalanza talmente imbecille che per trasmettere un fax ad un Ente locale ci ha impiegato quindici giorni, malgrado le pressioni di un sindaco e di un segretario comunale. C’è da restare annichiliti. Questi dirigenti da strapazzo pretendono di partecipare a tutti gli eventi del territorio con atteggiamenti arroganti, ma non hanno mai niente da offrire, se non la loro manifesta incapacità di progettare, organizzare, coordinare, e “comunicano” come sanno fare solo delle capre alcolizzate al gioco della dama. Il loro stand istituzionale è presente (inutilmente) dappertutto e il vicedirettore di questa carrozzone clientelare, di questa escrescenza parassitaria, di cui non ricordiamo neanche il nome, seduto su una poltrona comoda e ben remunerata, osa pure interferire nel nostro lavoro giornalistico, chiedere conto di un mancato invito, senza avvertire la necessità, direi l’urgenza, di contattarmi. Con questi “nemici”, c’è poco onore!
Questa sproporzione tra mezzi e possibilità economiche è tanto più scandalosa perché appannaggio di giullari e servi della gleba, dal volto ebete e carognesco, che miscelano invidia, negatività e opportunismo, va considerata seriamente dai gruppi dirigenti perché provoca sempre di più indignazione e disillusione nei più capaci e meritevoli. Per di più, in un regime di scambio ineguale e inspiegabile, tra committenti ed esecutori, che crea rendite di posizione che altrove farebbero gridare allo scandalo, elementi di corruzione e parassitismo, disparità di trattamento. Ci sono elementi di lassismo e corresponsabilità dei gruppi dirigenti che tollerano e permettono questa situazione assurda e paradossale che premia la mediocrità del fare e non chiede conto di come vengono utilizzate le risorse messe a disposizione di un ‘informazione dove i temi più discussi sono, nell’ordine, determine e delibere, i comunicati stampa scritti da altri e una infinita serie di foto per riempire le pagine. Un’informazione che non giova a nessuno e che non è in grado di poter elevare il “sapere” della comunità o suscitare la partecipazione, perché ricalca stili e metodi del paesino di provincia. Per nostra fortuna, non c’è un solo giornalista degno di questo nome che ci abbia mai assimilato a questa melma, il cui orizzonte culturale si ferma in una piazza e al massimo arriva a Ponte Molinello.
Walter Brancaccio |