Meglio la pizza che la cultura immaginaria.
Continua in questi giorni, nell’area della Cittadella del Cinema a Giffoni Valle Piana la X edizione della Festa della Pizza Mediterranea, con una buona partecipazione popolare. A chi non piace la pizza, quando è buona, ciò che capita purtroppo sempre più raramente. C’è molta improvvisazione e dilettantismo in questo settore e si svolgono troppe feste analoghe in provincia di Salerno, spesso inutili e con grave spreco di risorse. Ma questa festa, organizzata dalla cooperativa Viva Città, ha un obiettivo meritorio: esaltare il prodotto di eccellenza del made in Italy, difenderlo da adulterazioni e falsificazioni, costruire un evento gastronomico che sia anche un momento di studio e di riflessione sull’alimentazione e sulla filiera dei prodotti tipici. Questo è tutto. Dov’è lo scandalo? Lo “sfratto” di Pontecagnano è questione che riguarda soltanto la magistratura. La festa è approdata a Giffoni perché qui esistono amministratori capaci di cogliere al volo le occasioni che si presentano, al contrario di quel che accade di norma da altre parti. A qualcuno però la scelta del luogo dove si svolge la kermesse eno-gastronomica non è piaciuta perché sarebbe stata violata “la sacralità” di un tempietto dedicato ad una rassegna cinematografica (in decadenza); manco fossimo sul lido di Venezia, su La Croisette di Cannes o nella splendida Taormina. Manco avessimo a che fare con Gian Luigi Rondi,Valerio Caprara o Enrico Ghezzi, ma neanche per nostra sfortuna con l’ottimo Peppe D’Antonio. Suvvia, siamo seri. Il commento di una fonte sospetta, una tv locale schierata in questo caso a difesa di logiche mercantili e dedita ad una guerra permanente e stucchevole, con un'altra emittente, non può essere credibile se gli editoriali sono confezionati per puri calcoli di bottega. Non c’è da scavare dentro nessuna contraddizione, perché non c’è contraddizione: effimero è quello, effimero è questo. Non è questo il punto. Tutt’altro. Non è nel nostro Dna una concezione aristocratica o sacra della “cultura”, fosse per noi nella Cittadella del Cinema, che è una struttura pubblica, e non un affare privato, potrebbe anche svolgersi il mercato domenicale della frutta e verdura, così si decongestionerebbe dal caos e dal traffico il quartiere Campo con grande gioia della popolazione residente. E’ una questione che riguarda i compiti fondamentali dell’autonomia comunale. Piuttosto è emersa l’esigenza di utilizzare a pieno regime, e non solo per 9 giorni, un contenitore destinato altrimenti ad una lenta agonia dove scorazzano indisturbati cani e gatti randagi, un desolante parcheggio per pulmann e per coppiette. L’amministrazione comunale è pronta ad accogliere per il mese di ottobre altri eventi, ed altri ancora, certamente non inferiori a quella “cosa” che col cinema non c’entra niente e che si chiama Giffoni Music Concept. D’altra parte in una zona, in una terra di nessuno, già declassata da questa sorta di Castrocaro di periferia che ha visto in campo il sottobosco delle band e ben altri personaggi, concedere una “apertura di credito” a chi da anni promuove il territorio e lavora con profitto nel settore gastronomico, non è affatto un delitto. Considerando i numeri dell’anno scorso l’evento richiama più spettatori dello stesso Giffoni Film Festival. Le pizze sono buone, i prezzi accessibili, la gente si diverte, il cartellone degli ospiti musicali è nella norma di questi eventi popolari, è quello che è, ma si è sentito di peggio. Purtroppo da queste parti non riusciremo mai ad ascoltare i Traffic o Robbie Robertson. Ciò che incominciamo invece a trovare detestabile è, in generale, il business che altrove col pretesto della pizza, condita e contaminata in tutte le salse, a dispetto della tradizione e della bontà, accompagna eventi più mediatici che gastronomici, più in odore di soldi che di una disinteressata promozione di prodotti. Altrove sono state offerte le solite passerelle nei salottini dove l’informazione televisiva e “democratica” invece di portare i microfoni e le telecamere “tra la gente” si avvita sugli schemi rituali e logori del giornalismo televisivo, tra il consueto pellegrinaggio tra un’istituzione all’altra, da un politico all’altro, da un’ ”esperto” all’altro. Parole convenzionali inframmezzate da molti, troppi spot oltre il quale c’è la massa indistinta della gente comune e delle famiglie che si trastullano con le pizze, i bocconcini e la birra. Aiutare il telespettatore a capire di più e meglio dei problemi della nostra agricoltura, aprire una discussione seria ed approfondita sul terziario e sui problemi vitali del settore, sarebbe opportuno. E prima o poi bisogna che qualcuno lo faccia, senza sollevare cortine fumogene. Un neo: l’assenza dei ristoratori del territorio, dei produttori, delle associazioni di categoria e perché no dei nostri bravi pizzaioli che devono essere presenti in festa l’anno prossimo. In ogni caso, bene ha fatto il Sindaco di Giffoni Paolo Russomando ad ospitare la festa della pizza e aggiungiamo a far lavorare i giovani di Giffoni recitando un ruolo non residuale, ma dimostrando un protagonismo assoluto in un territorio che ha una tradizione storica e culturale dalle radici antiche e che dovrebbe collocarlo sempre e comunque al di fuori di un contesto neutro e plebeo, dentro un discorso nazional-popolare, nel senso di Gramsci, rivendicando con forza anche una sua identità, una sua autonomia e “diversità”. Il legame con il territorio e con una struttura culturalmente finalizzata si potrebbe però articolare in modo nuovo e diverso, con legami permanenti di collaborazione produttiva con i protagonisti delle diverse situazioni, altrimenti si rischia di cadere nella logica pericolosa dell’ “accesso” per tutti e del “paese dei balocchi ”. Pensiamo anche al futuro, pensiamo a non fare di questa cittadina la fabbrica del divertimento fine a se stesso, cerchiamo di candidare un territorio in base alla qualità culturale e non alla quantità, per innestare un processo evolutivo nell’uso delle potenzialità e degli spazi del territorio in sintonia con le scuole, le associazioni, con i bisogni della città, con i nostri giovani che devono tornare ad essere una risorsa per questo territorio. Su questo si sta già lavorando con energia e lungimiranza, senza neanche considerare le detestabili speculazioni occasionali da bar Sport alimentate dai lacchè e da chi ancora non si è reso conto di cosa sia diventato il Giffoni Film Festival con un uomo solo al comando, che occupa questa posizione di “privilegio” da più di trent’anni (roba da guiness dei primati) e da cui passa tutto o quasi il potere di “gestione” su uno dei più grossi patrimoni affidati ad un ente pubblico: forse più del festival di Taormina, di Torino, di Pesaro ecc., che hanno ben altro spessore culturale. Questo è il problema vero, “l’anomalia” da approfondire seriamente. Altro che “sacralità” e cretinate varie. Ma sui “depositi” del GFF e su tutto il resto, nessuno, tranne noi, ha mai avuto niente da osservare, né certi politicanti decaduti di paese né la “ libera” informazione.
Walter Brancaccio
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