Il Termovalorizzatore tra gossip e cialtroneria.
In quest'ultimo mese, in merito al drammatico problema dell’emergenza rifiuti in Campania, si è accesso di nuovo il dibattito relativo all’utilità dei termovalorizzatori. Ci sono quelli che difendono una scelta necessaria, per completare il ciclo dei rifiuti, responsabile, nessuno si sogna di costruire un impianto che può arrecare danno alla salute dei cittadini, moderna tale da farci uscire definitivamente dalle tenebre del medioevo; dall’altro lato s'intravede una minoranza insignificante, alla perenne affannosa ricerca di visibilità mediatica che pretende di sfidare i soliti politici perfidi che vogliono avvelenare il territorio, agitando il consueto triste repertorio dell’ambientalismo pseudo-culturale che ha fatto il suo tempo ed è stato condannato senza appello dagli elettori. Il clima ideologico sui termovalorizzatori è profondamente mutato, intere aree del napoletano sono alle prese con un disastro ambientale, che sta mettendo in ginocchio l’agricoltura e l’economia, che provoca morti di tumore e di cancro, ma nessuno sembra farci caso nel comune di Giffoni Sei Casali. Una catastrofe ambientale che è soprattutto figlia dell’incapacità di decidere per il bene comune, dei rinvii, dei veti criminali di un ambientalismo da baraccone, con un peso e un seguito irrilevante. Il ceto dirigente della Regione Campania, l’ex ministro Verde Pecoraro Scanio che passava il suo tempo per lo più nei salotti televisivi, in tutti questi anni hanno assecondato il partito trasversale dei “no” fini a se stessi, sono identificati ormai come i maggiori responsabili politici dello sfascio istituzionale ed ambientale in cui siamo precipitati. Chi nega questa semplice verità o è in malafede o è un ignorante, che non ha ancora ben compreso perché il centro-destra ha stravinto le elezioni. Un politico e più ancora un amministratore dovrebbe riflettere e misurarsi in modo responsabile, nell’interesse di tutti, sull’eccezionalità della situazione che richiede misure eccezionali, decisioni rapide e risultati certi, abbandonando divisioni e smanie di protagonismo che appaiono pretestuose e a strumentale tutela di inconfessati interessi politici ed elettorali. Una parte degli amministratori di Giffoni Sei Casali sostenuti da sconosciuti ambientalisti, folcloristicamente interessanti per quanto c'è dato di sapere, con il supporto “dell’imprenditoria dei prodotti tipici e della zootecnia dei Picentini e del Sele” (si può ridere! ) invece di riflettere sui danni incalcolabili arrecati all’ambiente, all’agricoltura, alla sicurezza pubblica, al turismo, dal disastro regionale dei rifiuti, ha presentato un “ricorso” al Tar del Lazio contro il termovalorizzatore di Cupa Siglia che è stato ritenuto inammissibile, cioè non è stato neanche discusso, e non bisognava essere degli scienziati per poterlo immaginare. Una figuraccia che espone, probabilmente, l’intera comunità a non poter più beneficiare delle tariffe agevolate e di altri benefit derivanti dalla costruzione dell’impianto, che sono già stati riconosciuti al comune di Pontecagnano, a Giffoni Valle Piana ed ad altri comuni limitrofi. Ma il gruppo di famiglia all’interno di un microscopico municipio, di cui il Sindaco di Salerno ignora forse persino l’esistenza, vede la sua libertà calpestata, ambisce ancora a diventare il velleitario protagonista di un fronte del no, che vede al suo interno, uniti nella lotta, amministratori del Pd ed esponenti di An, oltre a qualche “mestatore” che non manca mai in queste occasioni. Ma il comune di Giffoni Sei Casali è un comune che decanta e spaccia medicine portentose (che di solito è la banalissima raccolta differenziata), come se raggiungere una percentuale di differenziata del 75%, se i dati sono reali, in un comune di quattromila anime o giù di lì, fosse un traguardo storico da sbandierare ai quattro venti e non un risultato normale reso possibile in larga parte dall’esiguità del territorio e del numero degli abitanti. E’ del tutto ovvio che bisogna intervenire anche sulla riduzione, sulla raccolta differenziata, sul riciclo, in attesa di conoscere se il progetto per la costruzione dell’impianto ha le carte in regola, dal punto di vista dell’impatto ambientale, delle tecnologie gestionali, dei benefici economici per il territorio valutando ogni possibile rischio per la salute pubblica. Ma attualmente, non c’è un solo esponente dell’arco costituzionale, compreso quel che resta del club dei Verdi, che non riconosca la necessità del termovalorizzatore di Salerno. Ma a Giffoni Sei Casali hanno una speciale dialettica, articolata e stringente, che si riassume in questo ragionamento: se Vincenzo De Luca, Ugo Carpinelli, Paolo Russomando e tutti gli altri, stanno da una parte, loro stanno da un’altra. Questo è tutto. Vale a dire, poco o niente. Secondo molti, una buffonata! Ne abbiamo avuto la prova leggendo per caso un “documento” sgrammaticato contro il termovalorizzatore di Cupa Siglia fuoriuscito da una sede istituzionale “neutra”, che non contiene nulla di nuovo, che non apre nessuna discussione seria ma fa semplicemente ridere. Se questi sono i nuovi difensori delle ragioni del territorio, se questi sono i rappresentanti della Nouvelle Vague ambientalista… La domanda cruciale oggi sul tappeto è: la realizzazione del termovalorizzatore di Cupa Siglia corrisponde alla volontà generale e al bene comune? Per quanto ci riguarda, noi rispettiamo tutti gli attori che sono seriamente impegnati ad approfondire le problematiche per la salute e per l’ambiente che possono derivare dalla localizzazione del termovalorizzatore a Cupa Siglia, saremo attenti a fornire un informazione puntuale e precisa, che non può scaturire dal gossip, come accade ora. Saremo un valido stimolo critico com'è nel Dna di questa testata, come abbiamo già fatto nell’anno 2004, quando Promemoria, in tempi non sospetti, in splendida solitudine, affrontò con uno speciale che ebbe un grosso successo la spinosa questione del termovalorizzatore nel picentino. E’ un film già visto, con una sceneggiatura più scadente. Perché allora le motivazioni, più nobili e scientifiche, erano molto più chiare e trasparenti di oggi. Già nel 1850 Carlo Marx avvertiva, anche se nessuno se ne ricorda più, che “ la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”.
Walter Brancaccio
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