“Costruttori di soffitte”
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi vuole rottamare tutto il gruppo dirigente del Partito Democratico, si batte per il ricambio generazionale, si propone alla guida del centrosinistra e del Paese. Su cosa si basi il “verbo” di Renzi non l’ho ancora capito. Fa discorsi anti-casta come un “grillino” moderato, salvo usare toni liquidatori e gettare scompiglio nel Partito Democratico. Forse per questo è stimato da Berlusconi e coadiuvato da Giorgio Gori ex manager di Mediaset che è il suo responsabile della Comunicazione. In Tv usa fare discorsi “alternativi” per distinguersi, snocciolando il pressapochismo di programmi e di ideologie miste a modi di dire fiorentini, cercando l’applauso facile. I “contenuti” si limitano al solito ritornello contro la casta e gli sprechi e la necessità di un rinnovamento profondo della classe politica su cui quasi tutti convengono. Di recente il Renzi è stato dalle nostre parti incontrando il favore di piccoli sindaci e politici del picentino che sono alla ricerca di un posto al sole. Renzi appartiene a quella corrente di pensiero, più liberal-democratica che di sinistra che Antonio Gramsci avrebbe definito costruttori di soffitte. “Nella svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente…Una soffitta su un pianterreno è meno soffitta di quella sul decimo o trentesimo piano? Una generazione che sa far solo soffitte si lamenta che i predecessori non abbiano già costruito palazzi di dieci o trenta piani. Dite di essere capaci di costruire cattedrali, ma non siete capaci che di costruire soffitte”. Una generazione vitale e forte, che si propone di lavorare e di affermarsi, tende invece a sopravalutare la generazione precedente perché la propria energia le dà la sicurezza che andrà anche più oltre, semplicemente vegetare è già superamento di ciò che è dipinto come morto”. Renzi non avendo una storia politica significativa alle spalle per affermarsi al potere deve ignorare, svalutare e liquidare il passato e la generazione precedente. E’ l’ennesimo frutto dell’antipolitica e del vuoto spaventoso d'idee di cui soffre il centrosinistra, il cui dibattito interno è miseramente ridotto a schermaglie interne al ceto politico e a casi di ambizioni personali. E’ il prototipo di quello stucchevole e deteriore giovanilismo che oppone giovani a vecchi e non riesce a vedere il valore e il significato necessario dell’esperienza; che ritiene con una certa arroganza che basti la carta d’identità e non una storia, le capacità e i meriti per pretendere una corsia preferenziale in politica e nell’amministrazione. I suoi seguaci catalogabili nella terza fascia dei quadri di partito e degli amministratori hanno volgarizzato il suo già debole pensiero al punto che qualcuno ritiene che essere giovani sia un valore politico in sè e per sé, che una lista elettorale deve essere composta in maggioranza di under 30, che una giunta comunale se non è imbottita di giovanotti non è bella da vedere… Una retorica che in periferia talvolta assume toni quasi discriminatori rispetto alla generazione precedente. Osservo che giovani un po’ più scaltri degli altri si costruiscono così giunte comunali su “misura” con tanti giovanotti-assessori, senza storia e meriti specifici. I giovani sindaci una volta al potere diventano vecchi d’un colpo, praticano come i loro predecessori la stessa prassi di governo. Non di facce nuove ha bisogno il centrosinistra, ma d'idee per cui valga la pena di impegnarsi ancora. Ancora Antonio Gramsci: “Ogni ghianda può pensare di diventare quercia”.
Walter Brancaccio |