La festa è finita. La polvere è stata alzata. Cosa resta?
In molti alla vigilia avevano pensato ad uno scherzo, ma questa “cosa” sempre più indefinibile che si chiama Giffoni Experience, che abbina cinema per ragazzi, divertissement, Chupa-Chups e concertini estivi all’aperto, si è protratta d’autorità addirittura per quattordici giorni quattordici, un’eternità. Senza che si sia ancora riuscito a capire da quale necessità nasca questo programma faraonico che ha chiuso i battenti con un colpo ad effetto, imbarazzante: i fuochi artificiali, come una grande sagra paesana. Saremmo curiosi di conoscere quanto è costato alla collettività l’ultimo atto della kermesse e tutto il resto, ma si tratta di un discorso che rimane un tabù, un’impresa quasi impossibile conoscere in dettaglio il bilancio dell’ente e come vengono utilizzati i soldi pubblici. Se lo è chiesto di recente anche il noto critico televisivo del Corriere della Sera Aldo Grasso ottenendo risposte evasive. Quando si tocca questo tasto bollente nessuno si pronuncia, nessuno in questo territorio prende una posizione, nessuno ha niente da dire. Insomma, meglio non parlarne. Dal Comune di Giffoni Valle Piana, paese ospitante del Festival, qualcuno ha esternato perplessità, ma poi si è rifiutato di fare commenti in ossequio alla politica delle “larghe intese” e degli “inciuci politici-istituzionali” che coinvolge tutti. Il paese ha quindi “sofferto” per 14 giorni, un piano destinato a far “bloccare” il paese, sull’unica arteria stradale di cui può, attualmente, disporre il comune. Con chi è stato discusso? Senza trarre grandi benefici economici, a parte gli incassi neanche straordinari di qualche bar e ristorante, abbiamo subito tutti i disagi derivanti dal caos, dal traffico, dal posteggio selvaggio e dall’inquinamento ambientale ed acustico. Tutto è stato gestito per assecondare “smanie di grandezza” irragionevoli, persino gli orari della raccolta differenziata sono stati modificati. Ma l’immagine del paese non è migliorata, anzi. Il Giffoni Film Festival si svolge quasi tutto in pieno centro urbano, in un perimetro di poche centinaia di metri, tra via F.Spirito e strade limitrofe. In tanti anni non sono stati capaci di “inventarsi” una strada alternativa o un dispositivo di traffico che liberasse l’unico asse viario che attraversa l’abitato dall’indecenza di una lunga teoria di auto, camion, pulmann, moto, in fila indiana, o in senso contrario, lungo via F.Spirito. Mancavano soltanto i risciò e poi sembrava di stare a Calcutta o Bombay City nelle ore di punta. I carri attrezzi hanno lavorato a pieno regime, le multe sono fioccate copiose per chi non ha fatto caso al microscopico divieto. E se non fosse stato per lo spirito di abnegazione dei Vigili Urbani e dei Carabinieri di Giffoni sarebbe stato molto, molto peggio. Bastava fare poche centinaia di metri per conquistare la pace e il silenzio. A Vassi o a Curti, in altre frazioni o luoghi del paese poco distanti dalla bolgia, orfani di iniziative legate alla kermesse, sembrava un mortorio. Chi abita nella zona prossima alla cosiddetta “Cittadella del cinema” è stato costretto a sorbirsi anche la violenza psicologica del volume altissimo (“ogni limite ha la sua legalità”, direbbe Totò), e lo strazio di alcuni aspiranti musicisti e strimpellatori vari che a nostro parere farebbero fatica ad esibirsi persino al festival trash di Pollena Trocchia. Ogni volta che si chiude la “vetrinetta” musicale, ci viene una crisi di rigetto, ci dobbiamo conciliare con la buona musica e così ci siamo fatti una scorpacciata di Robbie Robertson, Jim Croce, Ry Cooder, Jonny Cash e Leonard Cohen. A proposito: ma a chi appartiene la sguaiataggine di chi, in modo ossessivo, urlava a squarciagola Ciao Giffoni, vi amo Giffoni, forza Giffoni, e poco ci è mancato che gridasse anche che l’amore è non dover mai dire mi dispiace. Un Festival che tocca l’intera struttura urbana ma si ripercuote negativamente su un solo quartiere solleva una questione di metodo e di autorità molto delicata che deve trovare nell’autonomia dell’ente locale la loro definizione. Scommettiamo che il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca non avrebbe mai permesso un’indecenza simile e avrebbe per prima cosa tutelato i diritti dei cittadini, al riposo, alla quiete pubblica, alla sicurezza, prima di ogni considerazione che riguarda lo spettacolo e lo show business. Ci vuole una gran cattiveria ad immaginare di tenere in scacco un intero quartiere, oppresso dal traffico, per 14 lunghissimi giorni. Ci vuole una buona dose di menefreghismo per immaginare di precipitare un pezzo di paese in una giungla di traffico urbano impazzito, con 2000 giurati, (e perché non altri 10.000?) con famiglie al seguito, per visionare dei film per ragazzi che non saranno mai distribuiti nelle sale cinematografiche. Potremmo fare un lungo elenco di direttori di festival italiani (sono almeno 1500!) che con quattro soldi organizzano festival tematici e di qualità. Questa edizione del festival è stata finanziata per 4,5 milioni di euro, la somma esorbitante che la giunta regionale ha stanziato a supporto della realizzazione degli eventi del Giffoni Film Festival. In piena crisi economica, con le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, con tutti gli altri pagamenti bloccati, in tutti i settori, per altre iniziative culturali che si sono svolte l’anno scorso e che costituiscono un “attrattore turistico” per il territorio forse più valido.
Walter Brancaccio |