La protesta dei tetti
Il futuro degli operai idraulico-forestali della Comunità Montana Monti Picentini è sempre più buio. Da sei mesi senza stipendio, sono saliti sul tetto della sede dell’ente montano per protestare contro l’incubo dei licenziamenti che riguarda tutti i forestali in forza alle comunità montane del salernitano. “La protesta dei tetti” come è stata chiamata, è l’ultimo atto di resistenza permanente che gli operai hanno messo in campo dopo che dalla Regione continuano ad arrivare notizie poco rassicuranti. La cronaca, anche quella puerile di casa nostra, è costretta a registrare il consueto cahier de doleances. Questa vertenza che riguarda circa 120 operai idraulico-forestali ancora non si risolve. Si susseguono gli incontri e le assemblee sindacali con interventi di politici che appaiono soltanto una passerella di relazioni e di testimonianze ipocrite. Non sono mancate le promesse di impegno, come sempre accade in vicende del genere. Quello che manca sono gli impegni operativi e un progetto articolato e credibile di reimpiego di questi lavoratori che doveva essere tra i punti prioritari degli enti preposti alla forestazione e di chi ha gestito finora l’ente montano. L’aspetto rovinoso delle strade provinciali, gli allagamenti e le frane, richiederebbero personale specializzato per lavori indifferibili. Come dimostrano i recenti fatti di San Gregorio Magno e Buccino, gli operai forestali sarebbero necessari, l’utilità del loro lavoro nel campo della protezione ambientale e nelle operazioni di spegnimento degli incendi è fuori discussione. Ma occorre un sforzo finanziario notevole per risolvere la vertenza. E c’è da tener conto dei tagli dei trasferimenti alla Regione, della nuova linea del rigore, della crisi economica che riduce i livelli di solidarietà, e della pessima reputazione di cui godono ormai le comunità montane nell’immaginario collettivo e in ampi settori della politica, di destra e di sinistra, che le considera come enti inutili da abolire. La Regione Campania in tutto questo tempo non ha dato segnali di voler risolvere la vicenda, anzi va maturando un'effettiva, barbara volontà di abbandonare al loro destino questi lavoratori e le loro famiglie. Si comporta come se non esistesse neanche il problema. E’ la politica del “ponte levatoio” inaugurata già da qualche tempo da Caldoro, per ridurre i costi e gli sprechi. Senza toccare i privilegi della Casta, hanno alzato una saracinesca impermeabile anche alle dimensioni dei drammi. Ci sono organizzatori di eventi, Parchi Scientifici, Comuni di centro-sinistra, già al limite della sopravvivenza, associazioni culturali che aspettano da anni che gli vengono pagate le giuste spettanze. Nella zona del Picentino politicamente e storicamente scorretta non arrivano più risorse degne di nota mentre sull’Agro-Nocerino –Sarnese e nei comuni di centro-destra il rubinetto dei finanziamenti continua a scorrere. Vi è un'evidente penalizzazione di alcune realtà territoriali, per motivi “politici”, Cirielli e Caldoro nei fatti sono d’accordo su questo punto. Lo hanno promesso ai cittadini che li hanno votati. La fase due, quella dello sviluppo, non è mai partita e la sensazione è che la Regione ha sostituito alle presunte iniezioni assistenziali derivanti da un certo potere clientelare, l’Istituzione come strumento per colpire le aree politicamente inaffidabili con l’immobilismo e l’indifferenza che anche se non sono contemplati dal codice penale possono provocare danni gravi al tessuto sociale ed economico delle comunità locali. Sono anni che il governo regionale non si decide a riformare la Legge Regionale 11/96 prevedendo nuovi compiti e funzioni per gli operai forestali. Che politica è quella di prosciugare l’acqua con il rischio di far morire tutti i pesci? Per conseguire il risultato di non perdere il posto di lavoro non possono bastare più le proteste o gli scioperi, occorre una risposta estrema e concreta del territorio, una solidarietà tangibile: le dimissioni in massa di tutti i presidenti di comunità montane, dei sindaci e dei consiglieri comunali del picentino.
Walter Brancaccio
12 ottobre 2011 |