Intervista al medico nutrizionista Antonio Vacca
di Walter Brancaccio
I suoi saggi sono sarcastici e severi nei giudizi dai titoli, l’ultima fatica letteraria, in ordine di tempo, L’inciucio mediterraneo, non sfugge alla regola che vuole Antonio Vacca un personaggio mai banale, controcorrente, e, per questo, magnificamente fuori dal florilegio dei luoghi comuni e delle banalità enogastronomiche. La mitica “dieta mediterranea”? “Riuscito misto di approssimazione geografica e pigrizia grammaticale. Non c’era, non c’era mai stata probabilmente, una qualche dieta mediterranea poiché la vastità di quel bacino e la verità dei popoli bagnati, non poteva permetterlo”. Dieta mediterranea? “No: meridionale; cilentana addirittura per genesi scientifica e di costume”.
Dottor Vacca, lei sostiene che la vera dieta mediterranea, nasce dal bisogno e dalle condizioni economiche modeste del contadino meridionale. Quello che passava la terra, poco più, era il metro della scelta nutrizionale preconsumistica. Ciò vuol dire che soltanto prima dell’avvento del sistema McDonald’s, è possibile rintracciare la vera dieta mediterranea?
E’ noto che già negli anni Cinquanta, Keys studiò le abitudini alimentari dei contadini dell’entroterra salernitano eleggendo la cosiddetta dieta mediterranea come la più adatta a prevenire le malattie cardiovascolari. Qui contadini inconsapevoli, senza accorgersene, offrono un paradigma di dieta salubre, che si sviluppava da tre condizioni naturali: la sobrietà, la vegetalità, la convivialità. Il contadino cilentano mangia poco, non muore di fame, ma manca poco, mangia i prodotti della sua terra, in convivialità. In realtà mediterraneo, è un aggettivo che richiama il mare, non riguarda invece territori collinari che non vedono quasi mai il pesce, più che altro essiccato, da dispensa.
Ci sono località nel territorio provinciale dove arrivando si può dire “vi porto a mangiare la vera dieta mediterranea”?
Nel Cilento più interno e, in particolare, nei comuni che fanno parte della Comunità montana Alento-Montestella. Qui quando le comunità si risvegliano per un evento televisivo riecheggia ancora la cucina che evoca il pane e la pasta fatta in casa, i cereali, gli ortaggi, la frutta fresca. Sono l’ultimo baluardo anti-globalistico.
Lei sostiene che le nostre comunità mangiano “allegramente”, troppo e male. Corriamo il rischio di passare dal modello dietetico al modello diabetico? Come ebbi modo di relazionare sui rapporti tra nutrizione e tumori in un congresso nazionale di Oncologia, c’è stato un aumento spaventoso delle malattie cardiovascolari e diabetiche delle nostre popolazioni e proprio in Campania, nei territori che albergavano la Dieta scoperta da Keys.
Diversi modelli di dieta si sono imposti all’attenzione pubblica, ma qual è secondo Vacca il modello di alimentazione più efficace per il mantenimento della buona salute?
Per raggiungere e mantenere la buona salute non occorrono diete particolari, ma piuttosto semplici regole di comportamento e un’equilibrata alimentazione. Mangiare appena sotto il nostro fabbisogno e con prevalenza di vegetali.
Quale sarà il nostro destino alimentare: mangeremo tutti lo stesso panino? Non credo che arriveremo a tanto. Sono convinto che malgrado poche multinazionali governino le abitudini alimentari, sono in grado di darci anche la biodiversità gastronomica e di diversificare le proposte. I MacDonald non sono un fenomeno da demonizzare in assoluto. Ho mangiato bene da Mac Donald , ho trovato l’atmosfera giocosa delle razze e delle moltitudini in fila per un panino, la convivialità e poi tanta frutta, ricche insalate, gelateria gustosa. Ciò che mi preoccupa, il mio spettro, è il governo mondiale del cibo. Non condivido tutte queste ordinanze sindacali che vietano i fast-food nei loro territori. Mi sembra una sorta di razzismo gastronomico e un becero provincialismo.
In conclusione?
“L’argomento che stiamo trattando rimarrà una disputa astratta e teorica se non si risolvono le contraddizioni principali che ci governano: l’alimentazione deve essere accompagnata da un profondo ripensamento di stili di vita, ormai introvabili. Ai problemi della globalizzazione dei cibi abbiamo finora risposto con un localismo esasperato ed isterico rivalutando il cece di Cicerale, il fagiolo di Controne e via elencando”.
Scheda biografica
Antonio Vacca è nato a Napoli nel 1957 e vive a Battipaglia, dove lavora come medico nutrizionista. Ha collaborato con varie testate giornalistiche, tra cui “Il Roma “ e “Paese Sera” ed è autore di saggi brillanti e originali sui fenomeni cibici e sulla dieta mediterranea. Per i tipi della Plectica ha pubblicato:La società annusata.(2001), De Bello cibico. (2004), Senza provincialismi. (2005), L’inciucio mediterraneo. (2009). E’ autore inoltre di Cinema e Cibo (1985); Trascrittori dell’Arte Perduta, 1986; Pubblicità Alimentare, Alimento della Pubblicità,1987; Magri perché?1988; Mangiami stupido,1990; Mangiattivù 1994; “La Dieta Meridionale”, Movimento Italia Meridionale, 1999. E’ stato premiato, nell’ambito della II Edizione del Festival della Dieta Mediterranea, con “Le chiavi di Ancel” per la divulgazione di corretti stili di vita, Pioppi 21-24 giugno 2007. |