In memoria di Riccardo Di Martino
Riccardo Di Martino (Giffoni Valle Piana 25 giugno 1939- Marsiglia 28 gennaio 1991) a sedici anni dalla sua scomparsa. A rimpiangerlo sono gli amici di vecchia data e quelli che gli sono stati più vicini nei momenti, frequenti, di difficoltà, quelli che hanno condivisi con lui i formidabili anni ’70, anche da versanti opposti: trotskisti della sezione locale di Giffoni della Quarta Internazionale e il gruppo di ispirazione maoista O.C.d’I-Linea Proletaria di cui Riccardo era uno dei maggiori esponenti italiani. L’estrema sinistra e il revisionismo del Pci, i viaggi in Cina, i cortei ,i comizi infuocati davanti ai soliti quattro gatti con le bandiere rosse e gli striscioni, le perquisizioni all’alba, le discussioni ideologiche interminabili, Jim Croce e i Gratiful Dead , Guccini, Claudio Lolli e i Pink Floyd. La rivoluzione permanente, o il socialismo in un solo paese, come predicavano gli stalinisti come Riccardo? Cosa è rimasto di quegli anni? Un verbale di polizia ingiallito, una notte nella Caserma dei Carabinieri, un processo sventato all’ultimo momento, qualche foto e nulla più. Polvere di gruppi minoritari e di profeti disarmati. Riccardo Di Martino aveva vissuto intensamente quella stagione fatta di contrasti ideologici durissimi e di scontri appassionati. Scolpito nella memoria un suo memorabile comizio in Piazza Mercato all’indomani dell’ennesima perquisizione domiciliare della Digos di Salerno. Un omone grande e grosso che non incuteva timore ma ispirava tenerezza (Riccardo era arrivato in gioventù a combattere per il titolo italiano dei pesi medio-massimi) sventolò dal palco come un’arma il libretto rosso di Mao-Tse Tung: ” Ecco- ripetè più volte- l’unica bomba che hanno trovato…”. Fu consigliere comunale nel 1985, eletto come indipendente nella lista di Democrazia Proletaria. Poi voltò pagina, iniziando una seconda vita di ricercatore e storico autodidatta. Come Presidente della Pro Loco fu indiscusso protagonista della battaglia per la conservazione e il recupero dei beni culturali del Picentino, che trasse dalla polvere dell’oblio e del disinteresse generale attraverso una certosina opera di ricerca condotta, negli archivi italiani ma anche europei. Ha dato un contributo decisivo alla ricostruzione della storia Antica e Moderna dello Stato di Giffoni recuperando dagli archivi il disegno di una storia millenaria. I “Ricordi Giffonesi” e i “Commentari sull’antico e moderno stato di Giffoni Valle e Piana” scritto nel 1787 dal dott.Vincenzo De Caro e pubblicati da Riccardo ci hanno restituito il valore della nobile stirpe picentina che affonda le sue radici nell’antica Picentia in un tempo in cui Salerno non era che un miserabile fortilizio messo su dai Romani proprio a guardia degli indomiti picentini. Il suo più grande merito è stata la valorizzazione dei beni culturali e le ricchezze artistico-culturali del territorio con un’instancabile attività, tanto più apprezzabile perché fatta con pochi mezzi e risorse. Ha pubblicato lavori degni di rilievo sul francescanesimo nella Valle dei Picentini, sull’opera del cardinale Leonardo De Rossi di Giffoni, sul convento di San Francesco e su altri uomini illustri della storia patria. Dopo di lui non è stato prodotto più niente di originale negli studi storici in questo territorio se non dei remake dei suoi preziosi studi. Insieme al dott. Michele Cioffi , Riccardo è stato l’”aedo” di questa nostra storia. Non ti dimenticheremo.
Walter Brancaccio