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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

“Sulla cima di una collina si erge il Castello di Terravecchia, è circondato da una cinta muraria che racchiude l’antico borgo medioevale fatto di viuzze acciottolate, stradine che si rincorrono, portali e fioriti giardini”.

Il borgo medievale di Terravecchia ci racconta una storia ancora in divenire, sospesa tra il rispetto del passato, la realtà dinamica del presente e le tante opportunità per il futuro. Il nome richiama vicende millenarie, l’intero borgo è cinto da antiche mura longobarde e dominato da un castello federiciano. Un‘oasi di tranquillità, magnificamente spopolata, (51 abitanti!) circondata da piantagioni di ulivi secolari, antichi luoghi di culto restaurati, viuzze strettissime, scalinate con muri a secco, sentieri che si incrociano e si inerpicano  verso il Castello o  scendono giù lungo un fianco del colle fino a Giffoni. Per moltissimi anni questo luogo si è preservato ed è stato risparmiato dal cemento e dalla speculazione edilizia grazie al suo isolamento e alla lungimiranza amministrativa, con il suo manipolo di modeste casette attaccate l’una all’altra e i ruderi di vecchi edifici che a stento si reggevano in piedi. Un borgo incastonato in uno degli ambienti più suggestivi della regione Campania, ma un borgo in decadenza, meta di visitatori occasionali. I Longobardi soprattutto segnarono il destino di questa “terra vecchia”, edificando il castello e il borgo sottostante. Nel 1240 lo Stupor Mundi ordinò la restaurazione di vari castelli e incluse quello di Terravecchia, che per circa un anno divenne la sua residenza, il borgo sottostante incominciò ad avere la forma attuale allargandosi ad est con la chiesa di S.Egidio, oggi completamente ristrutturata, fino alla zona più nuova, si fa per dire, con la chiesa di San Leone. Le mura molto spesse insieme alle torri fanno da cinta alla collina di Terravecchia; si conservano bene circa 200 metri di mura merlate e 14 torri ma la porta d’ingresso al borgo, del 1500, detta “la fulminante” è perduta per sempre. “La porta è l’occhiello mancante alla catena fortificata delle mura di Terravecchia. Di notte guardando da giù le mura fortificate si nota il buco nero: la porta incombe ancora su questa sequenza di luce quasi a volersi vendicare dello scempio compiuto facendola saltare in aria con l’esplosivo” racconta la “guida ufficiale” del borgo Gregorio Soldivieri. I pochissimi abitanti per raggiungere Giffoni si servivano fino agli anni ’60 di una vecchia e mitica strada, detta “la stampella” e si avventuravano nella discesa che dal borgo arrivava a Mercato. La necessità di tutelare e rilanciare il borgo con un adeguato piano di valorizzazione nasce da una tesi di laurea in Architettura di un giovane del posto, Giovanni Guerriero, che dopo un attenta analisi dei luoghi, ne ha evidenziato le potenzialità che hanno trovato una sponda amministrativa nell’ex  sindaco di Giffoni Ugo Carpinelli. Dalle parole ai fatti. Utilizzando i fondi comunitari si è dapprima recuperato il patrimonio edilizio esistente, si sono restaurate chiese e edifici, riqualificate le stradine del borgo, ripristinati gli antichi sentieri, anche la sistemazione viaria ha subito interventi radicali. La piazza S.Leone sarà chiusa al traffico definitivamente mentre resta per ora un’ipotesi , il progetto di una funicolare che porti i visitatori direttamente in cima al Castello. L’associazione culturale Borgo di Terravecchia presieduta da Luciano Pignataro e diretta da Helen Cataldo è lo strumento operativo che dal palazzo federiciano promuove il borgo e gestisce tutte le molteplici iniziative culturali. L’Associazione è centro di formazione, laboratorio di idee, scuola per futuri operatori turistici.  Il Borgo dispone di cinque edifici, all’interno dei quali sono stati ricavati 20 appartamenti, per un totale di 70 posti letto. Ciascun appartamento è stato concepito ed arredato nel rispetto della tradizione rurale e locale, capace di unire ricercate pavimentazioni in cotto con il calore del legno e i colori della ceramica vietrese. Le attività di ristoro non mancano. Al ristorante “Al castello” solo piatti genuini, pasta fatta in casa e prodotti tipici. Il Castello che domina la valle del picentino sarà rimesso in sesto con una somma pari a circa cinque milioni di euro. Se sarà spesa bene, sarà l’ennesima e ottima cura di bellezza per un piccolo borgo decisamente competitivo come ha dimostrato il boom di presenze al recente concerto di Lina Sastri. Anche le aree interne della provincia, scarsamente pubblicizzate dagli enti turistici provinciali e dalle agenzie di viaggio che vendono quasi sempre solo il mare e il sole delle due Costiere, possono attivare meccanismi culturali ed economici virtuosi. Interagire con il territorio e rivalutare la cultura locale può costituire una grande opportunità per un borgo che ha fatto della sua posizione la sua forza di attrazione per un  turismo rurale, tra Pompei e Paestum, che qui non potrà mai essere di massa. (W.B.)

 
 
 
 
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