CATTIVA POLITICA E DECLINO DELLA CITTA’
Il teatrino della “politica” cittadina si avvia all’appuntamento delle amministrative di primavera nella solita confusione e con gli stessi vecchi riti degli ultimi venti anni nei quali il declino della città ha seguito di pari passo il decadimento della sua classe politica. Difficile fare l’elenco dei candidati a Sindaco, anche perché, come i funghi, ogni giorno ne spunta uno nuovo, ed ancora più complicato è discernere tra i tanti candidati consiglieri (veri o presunti) che si incontrano, si riuniscono tra di loro, contrattano, alzano il prezzo, corteggiano e si lasciano corteggiare. Insieme alle solite vecchie facce si fanno largo anche nuovi soggetti che si muovono, si agitano e si propongono allo stesso modo, se non peggio, dei vecchi politicanti di cui pure vorrebbero prendere il posto. La logica è sempre la stessa, quella dell’ammucchiata, di soggetti che si mettono insieme allo esclusivo scopo di raccogliere quanti più voti possibile e tentare di vincere le elezioni. Tenere dentro il contenitore-lista tutto ed il contrario di tutto, interessi e visioni contrapposti, obiettivi e strategie configgenti che poi, in caso di vittoria, faranno esplodere quelle contraddizioni che generano immobilismo amministrativo e sempre più spesso provocano la fine anticipata della consiliatura (vedi ultime amministrazioni D’Onofrio e D’Aiutolo). Non si discute di programma, di proposte e di idee, di soluzioni ai problemi, delle cose da fare e di quelle da non fare, ma al massimo dei ruoli da occupare in futuro. Chi si contratta l’assessorato, qualcun altro pretende il vice sindaco, altri chiedono mano libera in alcuni settori amministrativi (incarichi e consulenze) altri ancora chiedono garanzie su specifiche questioni che li riguardano direttamente, nel totale disinteresse per i problemi della città. Dei problemi si discuterà dopo, adesso bisogna pensare solo a vincere, poi si vedrà. E’ stata la stessa logica che alle scorse amministrative ha portato alla formazione delle liste di D’Aiutolo e Rossomando. Quest’ultima, soprattutto, assemblò tutto ed il contrario di tutto; una vera e propria “insalata mischiata”, destinata, sulla carta, a vincere la competizione alla grande, avendo incorporato al suo interno tantissimi campioni di preferenze. C’era Costanza, l’anno prima candidato alle provinciali con Forza Italia ed all’ultimo momento adattatosi a sostenere il dipietrista Rossomando, il quale a sua volta si ritrovava insieme a Michele Picardi che per tre anni si era battuto contro all’opposizione di lui e Caio D’Onofrio. Alla compagnia si erano uniti l’avv.Santese, ed il bancario Arminio la volta precedente candidati con Carmine Salerno contro Rossomando, Picardi, Fabiano etc, il Dott.Sica, l’esponente del PD Cibele e persino il rifondarolo Nello Di Pasquale che, senza neanche turarsi il naso, corse ad associarsi ad una squadra così disomogenea e tanto lontana dai canoni della sinistra antagonista. Ma la Lista dei Campioni partiva con il favore dei pronostici e, quello che più contava, garantiva maggiori possibilità di elezione. Ed invece, ancora una volta, i cittadini si dimostrarono migliori di chi li rappresenta, e la squadra dei campioni costruita per vincere alla grande, andò incontro ad una imprevista e disastrosa sconfitta. Una esperienza che per quanto recente non ha insegnato niente a nessuno e come se niente fosse si riparte allo stesso modo dell’altra volta riproponendo la stessa cattiva politica. Una politica senz’anima e senza passioni, costruita sul notabilato e sui portatori di voti a prescindere dalla sostanza politica, dai programmi, dai valori, dalle idee, che cerca i propri consensi nei rapporti personali e clientelari, che in teoria potrebbe anche consentire di vincere una competizione elettorale (ma non è affatto scontato come capitato l’ultima volta) ma di certo non garantisce la governabilità (vedi la fine prematura delle amministrazioni D’Onofrio e D’Aiutolo) e, soprattutto, non serve a fermare il declino della città. Un declino iniziato negli anni 90, quando la crisi dei partiti tradizionali e la fine delle ideologie (cui tutti hanno plaudito) hanno fatto emergere una nuova classe politica, senza storia, senza formazione politica, senza idee e con valori etici e morali assai labili, per non dire di peggio. La decennale esperienza amministrativa di Della Corte e dei nuovi protagonisti della politica cittadina assurti al potere insieme a lui, è assolutamente emblematica in questo senso, poiché la combinazione tra incapacità politica ed amministrativa (mostruosa) ed un livello di degrado etico e morale mai visto prima, hanno avuto l’effetto di mandare nella rovina finanziaria il Comune e di estendere e rafforzare una concezione utilitaristica ed opportunistica dell’impegno politico, con effetti ancor più devastanti. Finchè la competizione amministrativa si svolgerà all’interno di questo schema, tra contendenti del tutto simili ed intercambiabili tra loro, per Montecorvino Rovella non c’è speranza, non ci sarà futuro. L’acquisizione del consenso fondato su idee e programmi seri, concreti, credibili e capaci di avviare una svolta vera e profonda della città, nulla ha a che vedere con le pacche sulle spalle, le strette di mano, la promessa di vantaggi e favori e più in generale con il sistema di relazioni personali. Dobbiamo constatare che purtroppo il ricambio generazionale, pure necessario ed ineludibile, si caratterizza allo stesso modo della generazione degli anni 90, senza qualità, senza contenuti, proposto esclusivamente su base anagrafica senza riuscire a rappresentare una alternativa vera e credibile sul terreno culturale, politico e programmatico. Cloni geneticamente identici alla cellula progenitrice, fotocopie incolori di quei personaggi mediocri che hanno segnato in negativo la storia recente di Montecorvino Rovella. In continuità e sintonia con il fallimento del giovanilismo anagrafico, cavalcato sfacciatamente da Michele Stabile la volta scorsa, e la deludente performance della squadra di new entry presente nel disciolto Consiglio Comunale. Un fallimento che ha prodotto l’effetto di rilanciare le velleità dei nostalgici della prima repubblica. Personaggi, allora, di seconda e terza fascia che pensano oggi di potersi riproporre come rimedio al fallimento del rinnovamento generazionale. Non si andrà da nessuna parte, alla resa dei conti finale assisteremo al solito assemblaggio. Da ogni tre delle attuali “Liste” ne nascerà una, ed i “sindaci” rinunciatari si garantiranno il meritato appannaggio nella futura amministrazione, e così quelli che oggi appaiono avversari destinati a scontrarsi in campagna elettorale,si ritroveranno tutti insieme appassionatamente, nelle solite, immancabili “Liste Minestrone”, con i soliti “campioni”, sempre più acciaccati e sempre meno credibili. A farne le spese, ancora una volta, sarà Montecorvino Rovella che perderà quella che forse potrebbe essere l’ultima occasione per fermare il declino, invertire la rotta e riprendere un percorso virtuoso di crescita e di sviluppo. A meno che non avvenga il miracolo e finalmente si facciano avanti quanti vogliono sconfiggere la cattiva politica, le tante persone serie ed oneste che vogliono bene a questa città, quelli che sono disposti a scendere in campo in prima persona, a mettere la faccia su di un progetto politico di rinnovamento incentrato sulle idee, sui programmi e su uomini e donne capaci ed affidabili. Cesare Buongiorno 22-01-2013 |