Intervista a Corrado Martinangelo, Assessore provinciale all’Agricoltura e Foreste.
Il Parco tra tutela e sviluppo
Sede del Parco, l’assessore Martinangelo soddisfatto del risultato raggiunto. “Ribadita la centralità di Acerno e del Picentino”.
Le ultime vicende del Parco regionale dei Monti Picentini sono note a tutti. E lo sono state in maniera negativa. Il decreto del commissario del Parco, Fulvio Correa, che aveva escluso il comune di Acerno quale sede istituzionale del Parco a vantaggio di Nusco, ha suscitato indignazione e sbigottimento per quello che stava accadendo alla Regione Campania. L’azione dell’Assessore provinciale Martinangelo che ha una delega specifica, non si è limitata soltanto alla protesta e alla difesa degli interessi del territorio, ma l’ha visto impegnato anche in un difficile compito di mediazione istituzionale e di ricomposizione delle frizioni interne al centrosinistra. Ora la soluzione al “casus belli” è stata trovata, il decreto Commissariale è stato modificato, Acerno è ritornata ad essere ufficialmente la sede del Parco come impone la geografia e la vocazione naturalistica.
Si ritiene soddisfatto o c’è ancora qualcosa da rivedere?
“Le vicende relative alla sede del Parco Regionale dei Monti Picentini hanno assunto diversi caratteri paradossali. Anzitutto dobbiamo ricordare che il Parco dei Picentini è composto da 30 Comuni di cui 17 ricadenti nella provincia di Avellino e 13 nella provincia di Salerno; dall’anno 2003 e fino al 25 ottobre 2004, data del primo decreto del Commissario Correa, la Politica non era stata in grado di proporre al Commissario del Parco una soluzione equilibrata.Tanto è vero, che lo stesso Commissario probabilmente influenzato da personaggi in alto loco, aveva scelto, in prima battuta, in modo monocratico, la sede del Comune di Nusco. Oggi possiamo affermare, senza presunzione, che grazie alla protesta dei cittadini acernesi, all’unità e alla compattezza degli amministratori locali del Picentino e della Provincia di Salerno e, perché no, al mio peso specifico all’interno della giunta Villani e, al contributo dello stesso Presidente, siamo riusciti a determinare per Acerno una soluzione molto soddisfacente per me e per quel Comune dove nell’ex Colonia Montana, saranno allocati gli uffici amministrativi dell’Ente Parco e gli uffici istituzionali della Comunità del Parco”.
L’integrazione della determina Commissariale n.35 del 25 ottobre 2004 prevede, da un lato, la sede giuridica dell’Ente Parco nel comune di Nusco, dall’altro, la sede giuridica, amministrativa e gestionale dell’Ente ad Acerno, esclusivamente per i Comuni della Provincia di Salerno. Come bisogna definire questa soluzione che ha lasciato un po’di amaro in bocca agli amministratori e ai cittadini di Acerno? Una soluzione giusta ed equilibrata o un pasticcio?
“Credo che i cittadini di Acerno debbano ritenersi orgogliosi della soluzione trovata al problema della sede. Al di là della posizione baricentrica del comune, va evidenziato il dato politico significativo che la comunità acernese e picentina nel suo complesso ha riconquistato quel ruolo centrale nel Parco, che per un attimo aveva perso, in una Comunità del Parco dove non va dimenticato insistono importanti realtà metropolitane, come ad esempio Eboli e Campagna”.
L’istituzione del Parco regionale dei Monti Picentini è stato scandita da anni di ricerche e di confronti, di scontri e di lacerazioni. Ora che sono state gettate le basi istituzionali e finanziarie del Parco, quali saranno gli adempimenti tecnici-amministrativi per il futuro?
“ Dal punto di vista dei benefici finanziari il Parco rappresenta, senza dubbio, una grande occasione per il territorio sia per gli enti locali che avranno a disposizione tra breve i fondi per le infrastrutture, e sia per il ceto imprenditoriale e per l’associazionismo che potranno godere di congrue incentivazioni. La fase istituzionale che si deve aprire e le prospettive per il futuro sono strettamente legate alle attese che la Regione si avvi, da subito, all’elezione degli organismi amministrativi e al definitivo superamento della gestione commissariale”.
Molti amministratori che abbiamo ascoltato ritengono che la “querelle” sulla sede del Parco costituisca un problema secondario. Iniziata ufficialmente la “fase costituente”, gli interessi e le preoccupazioni maggiori riguardano soprattutto il modello di Parco che si vuole costruire. Quali dovrebbero essere, a suo parere, i contenuti e gli strumenti reali di tutela del Parco per la promozione, anche a fini turistici, delle proprie emergenze ambientali e culturali ?
“ Mi limito ad osservare, per ora, che il modello di Parco che abbiamo in mente dovrà avere un percorso e un futuro condiviso sul piano della pianificazione territoriale e contemperare al suo interno un rapporto proficuo ed equilibrato tra pubblico e privato con la funzione di far diventare il territorio Parco alla stregua di una grande città ; ciò al fine di poter attrarre altre risorse pubbliche ed investimenti privati, oltre i fondi europei già approvati per il Piano Integrato Territoriale ”.
Che cosa si sente di dover dire a quanti guardano al processo di costituzione del Parco soprattutto come ad una opportunità occupazionale?
“E’ del tutto evidente che al termine del processo di costruzione del Parco ci potranno essere delle occasioni occupazionali. Non credo che si realizzano occasioni di lavoro che ricalcano lo schema canonico del pubblico impiego, penso piuttosto che si dovranno concentrare gli sforzi sul versante della creatività , della fantasia imprenditoriale e delle forme di autoimpiego per i giovani e le donne del territorio ”.
Walter Brancaccio |