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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Frammenti di storia del Parco dei Picentini.

Parco dei Monti Picentini: 11 anni di battaglie dalla sua istituzione, sancita dalla Legge regionale n.33 del 1 settembre 1993. Anni di interminabili discussioni in convegni, pubblicazioni e incontri, di confronti e di scontri aspri tra ambientalisti, associazioni venatorie, amministrazioni  locali. Nato in sordina sulla base di un vecchio progetto redatto dalla Comunità Montana Terminio -Cervialto,   l’idea dell’istituzione di un parco naturale sul territorio dei Monti Picentini trova subito i primi sostenitori in un gruppo di  ambientalisti del Comitato per l’Ambiente di Curti guidato  da Vincenzo Calabrese Bassi e sostenuto dagli studi e dalle ricerche del compianto storico di Giffoni, Riccardo Di Martino. Nella sede del Comitato Promotore si discute animatamente del futuro Parco, si progetta l’Oasi del monte Accellica mentre ci si oppone alle ricerche petrolifere dell’Agip-Petroli. Chi scrive ha realizzato dei veri e propri “scoop” sul Giornale di Napoli mentre erano in corso le trivellazioni tra i monti picentini. Ma a posare la prima pietra del futuro Parco dopo anni di stasi è la giunta retta dall’ex Sindaco di Giffoni, Ugo Carpinelli, che sotto la spinta del Comitato mette sotto tutela uno spicchio di territorio montano di immenso valore naturalistico. Nasce il 17 novembre 1997 l’Oasi naturalistica del monte Accellica affidata alla gestione del Wwf-Italia.  
L’Oasi resta l’unica realtà ambientale protetta del picentino ma le polemiche sulla gestione e sulle prospettive di sviluppo non mancano. Come in ogni storia che si rispetti non mancano i colpi di scena. Una  sentenza  “choc”  della Corte Costituzionale boccia undici parchi regionali in Italia, tra cui il Parco dei Monti Picentini. La Suprema Corte accogliendo un ricorso del sindaco di Procida  ritenne costituzionalmente illegittimo l’art.6 della legge regionale del ’93 sui Parchi naturali nella parte in cui prevede che il decreto istitutivo debba essere adottato seguendo le procedure di cooperazione e raccordo con gli Enti locali previste dalla legge quadro nazionale del ’91 sulle aree protette. Una sentenza che spazza via atti amministrativi e decenni di impegno politico e  ambientalista. Al capezzale di un cadavere, di un parco neanche più virtuale, di un'entità che non esiste più, si ritrovano in pochi. Tra questi i soliti noti e, il nostro giornale, che organizza  a Montecorvino Rovella un incontro pubblico per affrontare i problemi derivanti dalla sentenza della Corte e verificare il ruolo che spetta alle forze politiche, istituzionali e alle associazioni ambientaliste all’indomani della sentenza. In quella sede è contestata la prima perimetrazione del Parco che lascia perplessi e si chiede di ridisegnare i confini e i contenuti . Si ricomincia da zero. La  Regione Campania, intanto, corre ai ripari. Il tavolo politico-istituzionale messo su dalla giunta  Bassolino  si impegna a riformulare la norma di tipo procedimentale  attraverso lo strumento della conferenza dei servizi aperta alle Province, Comunità montane e ai Comuni interessati. Ma su tutta la materia, a far da cornice e cuore del problema al tempo stesso, scrive un autorevole commentatore- “ è la questione, a tutt’oggi ancora irrisolta del conflitto di competenze. A dispetto dei ripetuti richiami ad una leale cooperazione, Stato, Regioni, Enti locali continuano, in materia ambientale, a combattere una battaglia, neanche tanto sotterranea, fatta di contrapposizione di competenze, ruoli, poteri, risorse”. Passano gli anni e il quadro generale del territorio segna un arretramento ideologico ed operativo che consente il “ prelievo” delle risorse naturali, il saccheggio e la spoliazione delle montagne; segue una lunga fase di vacatio legis e di peggioramento ambientale nella  gestione del territorio. La legislazione vincolistica è un edificio che viene calpestato, aggirato  e di cui ci si fa beffa. Il punto di svolta è rappresentato dalla legge regionale n. 18 del 2000 che dà il via alla nuova perimetrazione del parco e alle misure di salvaguardia.  L’impegno dell’ex Consigliere regionale Raffaele (Cucco) Petrone, presidente della  quarta commissione, in questo caso è fondamentale.     
Il resto è cronaca d’oggi. L’ipotesi di Nusco come sede del Parco viene vista come una sciagura,una catastrofe. Così la pensa anche il sindaco di Giffoni Ugo Carpinelli che è il primo ad intervenire con un duro atto d’accusa nei confronti dell’on.Ciriaco  De Mita e in difesa del territorio espropriato da una decisione assurda. Inizia ora ufficialmente diciamo così la “fase costituente” del Parco. Un  documento approvato a Fisciano dalla Comunità del Parco, nel quale si chiede che la sede rimanga  ad Acerno anche per l’importanza della sua posizione baricentrica, mette i puntini sulle “ ì ” di una situazione dove si stentava a distinguere responsabilità che, invece, sono netti ed evidenti.  Sgombrando il campo da ogni malinteso senso di municipalismo, è stato riaffermato che uno degli strumenti di tutela ambientale del Parco deve essere la valorizzazione delle risorse agricole e lo sviluppo di un turismo eco-sostenibile. L’istituzione del Parco potrebbe essere un’occasione importante per un percorso di riqualificazione ambientale del territorio “ferito” da numerosi episodi di aggressione alla natura. I parchi regionali di solito godono di scarse risorse; il Pit “ Parco regionale dei monti Picentini ” ha ottenuto finanziamenti per circa 60 miliardi delle vecchie lire e tuttavia, il parco deve essere ancora costruito nelle norme e negli organi di gestione. Un capitale reale e organi virtuali. Fortunatamente, l’inversione di tendenza a lungo attesa è finalmente giunta, è stato nominato il Presidente del Parco contro mille traversie. Ora si tratta di tutelare un patrimonio ambientale di primissimo piano per un rilancio immediato ed ora finalmente possibile.

Ecco la “carta d’identità” del Parco Regionale dei Monti Picentini 

NASCITA – Il Parco Regionale dei Monti Picentini nasce ufficialmente il 1 settembre 1993.

ORIGINI - Il primo nucleo del Parco fu costituito dai 600 ettari  dell’Oasi del  monte Accellica dati in concessione dal Comune di Giffoni Valle Piana al WWF e al locale Gruppo Attivo. Al turista si offre una natura incontaminata e un paesaggio tra i più suggestivi dei Monti Picentini. Passeggiate nei Sentieri Italia del C.A.I., tradizioni locali, angoli di rara, affascinante bellezza.

ESTENSIONE – Interessato è un vasto territorio che ingloba due Province, ne fanno parte 31 Comuni e 6 Comunità montane.

FAUNA E FLORA - Querce, castagni, foreste di faggi, di aceri e di cerri residui di epoche geologiche ormai scomparse, tassi, ginestre, erbe officinali  e orchidee selvatiche tra cui la celebre “Aquilegia Champagnatii” che cresce alle pendici dell’Accellica. E poi il falco pellegrino, la poiana, il gheppio, l’upupa, il picchio , la donnola, la puzzola, la volpe, il tasso, il cinghiale, il lupo, la lontra, l’allocco, il barbagianni, il rarissimo gatto selvatico. Alcune di queste piante rare e alcune specie di fauna caratteristiche della zona, però, rischiano di scomparire per sempre se non si pone mano a una seria programmata difesa dell’ambiente.

GESTIONE – Attualmente il parco è gestito dal presidente Sabino Aquino che succede al commissario Fulvio Correa. Sabino Aquino, avellinese, di area “Margherita”, è un geologo ed è presidente del consorzio Alto Calore.

Walter Brancaccio

 
 
 
 
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