Partito Democratico, intercettazioni telefoniche, trasformismo, bipolarismo e scandalo Telecom. C’è di tutto nel dibattito serale sviluppatosi in Piazza Sabbato tra Ciriaco De Mita e Piero Fassino. “Nessuna ritrosia a conferire in Senato – ha detto il leader dei Ds sulla vicenda Telecom – ma solo il legittimo timore di imbatterci in una canea volgare e meschina organizzata dall’opposizione dai vari Fini, Casini, Cesa e Schifani avente il solo scopo di mettere in difficoltà il Governo. Per rispetto delle istituzioni Prodi conferirà in Senato: mi piacerebbe che il confronto entrasse nel merito del problema”. De Mita accoglie l’assist analizzando il livello di distorsione raggiunto dalla politica attuale “nella quale si arriva al paradosso che un napoletano eletto per caso senatore, Di Gregorio, diventa punto d’equilibrio dell’intero sistema”. Fassino rincara sulle intercettazioni: “La privacy dei cittadini è stata messa a repentaglio attraverso l’utilizzo distorto della struttura della maggiore azienda di telecomunicazioni d’Italia da parte di impiegati senza scrupolo e da agenti di Polizia e dei Servizi certamente non degni delle divise che indossano. In Italia abbiamo corso il rischio della destabilizzazione della vita sociale”. Il dibattito non ha tradito le attese anche sul Partito Democratico: “Sono figlio di sarto” ha detto De Mita. “Mio padre mi ha insegnato una regola fondamentale: il vestito su misura si fa conoscendo il corpo di chi dovrà poi indossarlo. Fuori da metafora dico che la storia politica e sociale di questo Paese s’è incentrata sulla competizione tra le due maggiori forze: il Pci e la Dc. L’eredità del Pci non si è poi trasferita tout court così come la grande esperienza democratica della Dc si è dispersa in mille rivoli. Una grande forza che intendesse governare la modernità dovrebbe allora confrontarsi con i temi della laicità e della libertà per cercare innanzitutto di superare la crisi del sistema democratico. Oggi invece vedo il tentativo, a mio parere sbagliato, di distinguere la religione dalla politica. Dice bene Fassino quando afferma che la sfera religiosa non va ridotta ad un fatto meramente privato”. “Il Partito Democratico – ha ribattuto Fassino – ha visto la luce 11 anni fa con la costituzione dell’Ulivo, il luogo di unificazione delle diverse culture riformiste nato per unire ciò che la storia aveva accentuato a dividere anche con la caduta, nel 1989, del muro di Berlino. Il Partito Democratico è lo sviluppo dell’Ulivo”. L’ultima stoccata è di De Mita. Sul bipolarismo: “Provai con Berlinguer a crearne uno ‘possibile’ ma il tentativo naufragò. Oggi, a 15 anni dalla introduzione del sistema constatiamo che esso non funziona. Perché? Perché le forze politiche si contrappongono e si animano solo sulle questioni di potere”.