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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

L’Assessore De Maio illustra gli scopi del PUC e bacchetta Morrone.

Documento dell’Assessore all’Urbanistica del Comune di Salerno Domenico De Maio.
Dopo decenni di assenza di pianificazione urbanistica, il Consiglio Comunale di Salerno, quasi all’unanimità, ha adottato il Piano Urbanistico nel rispetto della Legge Regionale 16/04. Grazie alle norme regionali del tutto innovative il Comune con il PUC potrà recuperare il deficit di standard che patisce la Città, stimato in oltre 1.500.000 mq.,offrire ai cittadini oltre 8,8 milioni di mq. di aree per standard locali e generali, immettere sul mercato alloggi a basso costo, rilanciare settori strategici dell’ economia.
L’adozione del Piano ha scongiurato, inoltre, la cementificazione delle ultime aree libere cittadine destinate a standard dal PRG vigente, che per effetto della decadenza dei vincoli preordinati all’esproprio, sono già state oggetto di pronunce giurisdizionali sfavorevoli per il Comune.
Gli obiettivi del Piano sono chiaramente espressi nell’atto d’adozione:

  • Centralità dello spazio pubblico rafforzamento dell’identità urbana
  • uso sostenibile del territorio
  • incentivare la sostituzione edilizia
  • acquisire standard per la città costruita
  • centro storico- coniugare la conservazione con le esigenze di innovazione
  • uguaglianza ed inclusione sociale
  • razionalizzare la viabilità
  • Tutela del paesaggio
  • rafforzare l’identità dei rioni collinari
  • tutelare le zone agricole
  • tutelare il patrimonio boschivo e forestale
  • rinaturalizzare le sponde dei fiumi
  • caratterizzare il waterFront
  • promuovere la qualità dell’architettura
  • Tutela del territorio
  • Contenimento dei rischi idrogeologici
  • contenimento del consumo di terreno edificabile
  • contenimento dei fenomeni erosivi della costa
  • Sviluppo socio-economico
  • il dimensionamento demografico del PUC
  • politiche della residenza
  • politiche delle attività produttive
  • politiche turistiche
  • Equità urbanistica
  • la perequazione
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  • Inopinatamente, a fronte di questo risultato straordinario conseguito dal Consiglio Comunale e quindi dalla Città, si registra un’iniziativa strumentale e immotivata che tenta di ovviare all’inconsistenza di ragioni politiche e di merito, con l’uso strumentale della Magistratura, perseguendo un’opera di puro ostruzionismo. Fra l’altro la stessa organizzazione sindacale, di cui il ricorrente è espressione, ha sollecitato l’adozione del PUC e un lavoro comune, al fine di creare nuova occupazione.
  • Sono infondati i rilievi che questo consigliere comunale muove contro le decisioni del Consiglio Comunale, così come riportati nell’esposto che ad ogni buon fine si allega (All. 0).
  • A solo titolo esemplificativo di seguito si sintetizzano questi rilievi fornendo nel contempo i riscontri documentali.
  • La Città negli ultimi 15 anni ha perso circa 14.000 abitanti, il PUC ne prevede 21.000 in più, tanto in contrasto con il PTCP
  • Premesso che il PTCP allo stato non esiste perché non è stato approvato dal Consiglio Provinciale, è, comunque, evidente che ancora non risulta chiaro al consigliere esponente che tra gli obiettivi del Piano uno dei principali è quello di giungere ad una Città di 180.000 abitanti.
  • Nel PUC il dimensionamento non è la meccanica conseguenza di dinamiche già in essere ma è, esso stesso, scelta progettuale: l’andamento demografico assume il carattere di funzione – obiettivo più che di semplice proiezione.
  • Lo studio del Censis, effettuato su indagini campione, elaborazioni statistiche, verifiche sui consumi, ecc. fissa in circa 156.000 abitanti l’attuale – reale – dimensione demografica di Salerno. Dati recenti indicano una dimensione anagrafica più ridotta (151.000 ab.), verosimilmente determinata da un flusso migratorio indotto da un mercato della casa “drogato” che, nel mentre svuota Salerno della presenza vitale dei ceti medi e delle giovani generazioni, è causa del forte e quotidiano pendolarismo dai centri vicini.
  • Relativamente alle previsioni di sviluppo, il PUC adotta un’ipotesi intermedia e prudenziale tra quelle formulate dal Censis, che dovrebbe portare, in un arco temporale compreso tra dieci e venti anni, la popolazione residente a circa 180.000 abitanti
  • Il PUC tende a conferire alla città una dimensione demografica significativa, tale da consentire la presenza di attrezzature e servizi superiori e lascia ipotizzare una popolazione residente più giovane e stratificata, un’economia più dinamica, con maggiori possibilità di sviluppo e di occupazione di quanto accadrebbe laddove l’opzione scelta fosse quella della “crescita zero”.
  • In ogni caso, l’attuazione del PUC postula e consente la “scansione temporale” delle trasformazioni urbane, al fine di adeguare la crescita al monitoraggio delle dinamiche socio – economiche.
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  • Il PUC attribuisce diritti edificatori in spregio alla norma regionale e ripartisce le quote edificatorie secondo “ambiti di equivalenza” e non secondoil valore imponibile delle aree.
  • La norma Regionale non fissa gli indici di edificabilità delle aree, attività questa che da sempre è propria del Consiglio Comunale, ma stabilisce solo il criterio di ripartizione dell’intera edificabilità prevista in un comparto tra i proprietari dei vari immobili.
  • L’edificabilità complessiva di un comparto nel PUC viene determinata applicando alle aree gli indici propri dedotti dai cosiddetti ambiti di equivalenza, demandando alla fase attuativa la comunicazione della quantità di diritti edificatori a ciascun proprietario spettante come disciplinato dall’ art:170 delle NTA (All.1). A tal proposito ci si augura che nel frattempo la Regione riveda la norma circa il criterio di ripartizione delle quote edificatorie che non appare equo.
  • Il PUC si inventa coefficienti correttivi a vantaggio solo di alcuni imprenditori di industrie attive e dismesse: Amato, Marzotto, D’Agostino ed ex-Enpas. Per le Fonderie Pisano il PUC prevede una norma ad hoc.
  • La norma che regola l’incremento di edificabilità per tutto l’edificato esistente ricadente nei Comparti è l’art. 159 (All.2). Questa norma si è resa necessaria in quanto il Piano di Salerno prevede soprattutto di costruire sul costruito per riqualificare il territorio e certamente un’area libera non può esprimere la stessa edificabilità di un’area sulla quale vi sono edifici da demolire.
  • La stessa norma introduce, pertanto, coefficienti correttivi a seconda della destinazione d’uso dei fabbricati. Nel caso di industrie il coefficiente correttivo è in riduzione, cioè si recupera solo il 60% della superficie esistente; nel caso di edifici commerciali o direzionali se ne recupera l’80%; solo nel caso di edifici con destinazione residenziale il coefficiente correttivo prevede un incremento del 30% della superficie esistente per tenere conto del diverso valore di mercato.
  • E’ indubbio, e tanto è previsto dalla norma, che questi incrementi sono attribuiti a edifici legittimamente esistenti e le cui destinazioni sono dedotte dai titoli abilitanti. Per la qual cosa il riferimento all’edificio ex-Enpas, che non ha destinazione residenziale, è semplicemente falso. Infine lo stesso art. 159 stabilisce che i diritti edificatori “potranno essere riconosciuti sempre che gli interventi assicurino le dotazioni di standard previste per legge”.
  • La norma, finalizzata alla delocalizzazione di industrie altamente inquinanti  e che consente di riconoscere i diritti edificatori derivanti dall’applicazione dell’indice urbanistico e non di quello proprio come in tutti gli altri casi, è stata introdotta dal PUC per incentivarne l’immediata delocalizzazione fermo restante il mantenimento dei livelli occupazionali. Nel caso delle Fonderie Pisano la scheda di Comparto edificatorio (CR1) stabilisce chel’approvazione del PUA è espressamente condizionata alla delocalizzazione dell’attività produttiva ed al mantenimento dei posti di lavoro .Allo stato le Fonderie hanno circa 200 dipendenti oltre a 50 lavoratori addetti al trasporto.
  • E’ appena il caso di sottolineare, infine, che la gran parte delle fabbriche di cui si fa menzione nell’esposto ricadono in aree sottoposte a vincoli di tutela di cui al D.Leg.vo n°42, per la qual cosa già in fase di redazione dei relativi PUA occorrerà privilegiare scelte tipologiche e morfologiche che consentano interventi di alta qualità architettonica.
  • Solo per il proprietario di parte del Colle Bellaria “viene costituito, singolarmente, un subcomparto (non riconosciuto a nessun altro) affinché egli non debba trattare con alcuno tempi e modalità di realizzazione dell’albergo”.
  • Non corrisponde al vero quanto affermato nell’esposto. La scheda di questo comparto prevede come per tutti gli altri comparti in prevalenza già edificati il ricorso ad un Programma Integrato di riqualificazione urbana che come è noto va esteso all’intero comparto.
  • Nel caso in specie, grazie alla disponibilità mostrata dal privato a delocalizzare in altro ambito meno prestigioso l’edificio alberghiero, il Consiglio Comunale ha potuto accogliere le osservazioni della Soprintendenza e delle Associazioni Ambientaliste circa l’assoluta inedificabilità del Colle Bellaria modificando anche l’ originaria previsione contenuta sia nella relazione della proposta di PRG 2003 che in quella del PUC 2005, favorevole alla costruzione dell’ albergo sul Colle.
  • L’area che nella proposta di PRG 2003 era destinata a Residenze Universitarie e poi a Conservatorio di Musica senza per tanto interpellare la Provincia, oggi, nel PUC, è destinata a civile abitazione.
  • La Giunta Municipale, cui la Legge Regionale conferisce la potestà di formare il PUC, venuti meno gli impegni assunti tra Comune, Università ed INAIL per il finanziamento e la costruzione di Residenze Universitarie, dettò indirizzi al progettista del Piano per destinare l’area delle Residenze a sede del Conservatorio di Musica concordandone con i rappresentanti di tale Ente l’ubicazione prossima a sedi ferroviarie e autostradali.
  • Trattandosi di edificio a servizio di una popolazione scolastica che mediamente ospita circa 500 studenti, gli Uffici Tecnici del Comune e della Provincia individuarono un’area più adeguata allo scopo in quanto di maggiori dimensioni, sempre nella stessa zona, in quanto ben servita da trasporti pubblici (ferrovia, tangenziale, ecc.).
  • La stessa Giunta condivise la nuova ubicazione del Conservatorio nonché il ripristino della destinazione residenziale impressa alle aree dal prof. Bohigas sin dal 1996 nell’AAPU denominata Lungoirno. La proposta di PUC pubblicata nel 2005 rispetta la previsione del progettista del Piano.
  • La monetizzazione degli standard “è il beneficio concesso a chi vuole edificare senza possedere i terreni da cedere per standard, al quale si dà l’alternativa di pagarli”.
  • Questa norma regolata dall’art. 49 delle NTA (All. 3) si applica solo agli interventi edilizi relativi all’edificato esistente, e che si attuano attraverso DIA o Permesso di Costruire, in quei casi in cui è oggettivamente impossibile reperire aree standard nelle immediate vicinanze dell’edificio da ristrutturare.
  • Contrariamente a quanto si afferma nell’esposto, il PUC individua già un primo elenco di immobili da destinare a standard, coincidenti con beni demaniali, che spesso per carenza di fondi di bilancio non è possibile acquisire. Questi immobili che il PUC destina a standard non concorrono al bilancio complessivo degli standard.
  • Lotto minimo in zona rurale, fissato in un primo momento in 4.000 mq. in luogo dei 10.000 previsti, per favorire un Consigliere Comunale.
  • Anche questo non corrisponde al vero. La Commissione Urbanistica nel corso dell’esame delle osservazioni al PUC ha sempre previsto in zona rurale un lotto minimo di 10.000 ma.consentendo solo all’imprenditore agricolo professionale, in conformità a quanto previsto dalla Legge Reg.le n.14/82, di pervenire a tale consistenza accorpando più aree che in zona E1 potevano avere la consistenza di mq. 4.000 fermo restante gli altri 6.000 mq. anche in aree non contigue, mentre nelle zone E2 ed E3 avevano la consistenza minima di 10.000. La norma prevista oggi nel PUC non opera alcuna differenziazione tra le zone rurali. La decisione finale è la semplice risultante di una valutazione libera e approfondita sviluppata nella Commissione Urbanistica.
  • E’ solo il caso di ricordare che, come si evince dal resoconto del dibattito consiliare, tutti i Consiglieri, nessuno escluso, hanno riconosciuto il carattere di piena apertura, trasparenza e responsabilità, che è stato garantito al lavoro della Commissione Urbanistica.
  • Si precisa,infine, che le parentele dirette ipotizzate sono false. Si tratta ancora una volta di un tentativo puramente diffamatorio.

L’Assessore all’Urbanistica
Arch. Domenico De Maio

 
 
 
 
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