Il programma di Paolo Ferrero per la Campania
La Campania in questi anni è stata travolta da una crisi drammatica della politica, dell’economia, del lavoro e della società. Le distanze tra Nord e Sud del Paese, nell’occupazione, nei redditi, nei servizi, sono aumentate. La camorra ha ramificato nel territorio, anche per le collusioni con la politica e le istituzioni, un potere devastante. Gravissime sono le responsabilità del governo di destra, del suo vuoto di iniziative strategiche e nazionali per lo sviluppo del Mezzogiorno; ma sono gravi anche le responsabilità delle forze dirigenti locali e regionali di centrosinistra. La politica della Regione Campania è stata segnata, pur tra risultati positivi in alcuni settori, dall’uso dispersivo e clientelare dei fondi UE, dal proliferare delle gestioni commissariali, dalla tragedia dei rifiuti, dall’assenza di una politica seria di governo del territorio e dell’ambiente, dalla gestione clientelare della sanità e soprattutto da un esercizio del potere che non ha mai consentito la partecipazione dei cittadini alle decisioni più importanti. È necessario realizzare una netta discontinuità con il passato. Occorre un nuovo inizio, una proposta di rinnovamento radicale della politica e dei partiti, una riflessione, un confronto aperto sui programmi e gli indirizzi politici.
Il PD si è sottratto a questa scelta. Ha concentrato, con una decisione unilaterale e senza nessuna verifica democratica, tutta la sua iniziativa solo sullo schieramento e sul suo candidato presidente. Il risultato di quest’operazione è un vuoto di proposta politica, una genericità scadente dei programmi, una pratica caricaturale del decisionismo, un populismo demagogico; ma soprattutto una cultura politica che non è in grado di coniugare efficienza e solidarietà, che rincorre le parole d’ordine e gli atti miserevoli della destra. La politica del meno peggio non contrasta con efficacia le scelte della destra. Per sconfiggere la destra c’è bisogno di una svolta vera e profonda nella politica, nei programmi, nel costume, nella vita democratica. La sinistra deve rompere con i vecchi sistemi di potere e avviare con i cittadini un nuovo progetto di radicale rinnovamento politico, programmatico ed istituzionale. La sinistra deve battersi per la dignità e i diritti di tutti i lavoratori e le lavoratrici. E per tutte le cause di libertà e di democrazia. La Federazione della Sinistra vuole costruire quel polo alternativo di forze politiche, sociali, culturali e dei movimenti che sia in grado di contrastare con la lotta e con l’iniziativa politica ed istituzionale le scelte della destra, senza perdere la sua autonomia ideale e la sua capacità critica. Vogliamo dare voce e rappresentanza alle lotte del mondo del lavoro, dei precari e dei disoccupati, della scuola, dell’università e della ricerca; all’autonomia della cultura; ai movimenti per l’uso pubblico dei beni della natura e per una sanità efficiente e libera dalle prepotenze dei governanti; ai cittadini che vogliono partecipare alle decisioni e al controllo delle istituzioni e contribuire allo sviluppo della vita democratica. Le proposte della Federazione della Sinistra per la Regione Campania sono:
1) Riscrivere lo Statuto regionale con una proposta che superi il presidenzialismo, decentri poteri e funzioni ai Comuni, restituisca centralità al Consiglio regionale, preveda e favorisca la partecipazione organizzata dei cittadini alle scelte della Regione.
2) Porre al centro la “questione morale”, con l’adozione di un Codice Etico da parte di ogni candidato (monitorato da un Comitato dei Garanti appositamente insediato e composto da personalità di spiccata levatura) basato su alcuni principi fondamentali: assenza di condanne penali e di rinvio a giudizio, vincolo di due mandati, riduzione dei costi della politica.
3) Predisporre un Piano per l’industria, l’agricoltura e il turismo basato su un nuovo modello di sviluppo fondato sull’economia ambientale e un nuovo intervento pubblico. Programmare un piano di sviluppo produttivo a partire dalle risorse umane e dalle vocazioni produttive presenti in ambito regionale, valorizzando ricerca universitaria e tecnologie innovative e collegando i saperi, le tradizioni e la cura del territorio alla produzione di qualità.
4) Varare un Piano straordinario per l’occupazione. Va contrastato il fenomeno delle delocalizzazioni produttive, vincolando l’erogazione dei contributi pubblici alle imprese al mantenimento in loco delle produzioni. Le imprese che delocalizzano devono restituire i contributi e i sostegni economici ricevuti da Regioni ed Enti locali.
5) Realizzare un progetto di assetto del territorio per la bonifica e il risanamento ambientale; far decollare la raccolta differenziata porta a porta; finalizzare l’uso dei sette impianti STIR (ex-CDR) al recupero della materia e non dell’energia e per il compostaggio della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata porta a porta; abolire i CIP6 per gli inceneritori e istituire un fondo pubblico di finanziamento regionale per i comuni campani che superino il 60% di raccolta differenziata, con la conseguente diminuzione della tassa sui rifiuti per i comuni virtuosi; varare un Programma decennale di prevenzione dei rischi; salvaguardare il carattere pubblico dei beni comuni fondamentali a partire dall’acqua in quanto beni primari indisponibili alla logica di mercato; avviare la revisione radicale del Piano regionale per la casa.
6) Riformare l’attuale sistema sanitario, recuperando efficienza e qualità, abbattendo tempi e liste d’attesa, sottraendo le nomine alle decisioni lottizzate dei vertici istituzionali e affidandole alle scelte di merito di autorità indipendenti. Vanno corrette le ingiustizie prodotte dal sistema di ripartizione delle risorse dello Stato alle Regioni. Si tratta di utilizzare non solo parametri quali l’età della popolazione ed il numero di abitanti, ma soprattutto criteri riferiti alle condizioni socio-economiche e al tasso di disoccupazione. Va rovesciato l’impianto proposto dal federalismo fiscale di ispirazione leghista e nordista, che penalizza la Campania e acutizza le piaghe della sanità regionale.
7) Contrastare, in sede politica e istituzionale, il “federalismo fiscale”. Il federalismo fiscale sul modello leghista è la maschera politica dell’egoismo sociale e della barbarie etnicista. Sulla base di questo federalismo fiscale sono colpiti i diritti costituzionali alla salute, alla scuola, alla mobilità territoriale, alla fruizione dei beni comuni e dei servizi a rete. È colpita la possibilità che il Sud e la Campania finanzino e promuovano la propria dotazione strutturale ed infrastrutturale gravemente deficitaria. La responsabilizzazione dei centri pubblici di spesa è un compito decisivo per l’azione della sinistra in Campania.
Si tratta di evitare la riduzione della base imponibile a causa dei trasferimenti di capitale nelle regioni più ricche con aliquote più basse (concorrenza fiscale tra regioni) e di combattere la propensione classista ad introdurre in Italia l’aliquota unica con la conseguente distruzione del principio costituzionale della progressività dell’imposta. È necessario sostenere strumenti tributari di tipo patrimoniale, salvaguardare tutti i servizi sociali fondamentali, nella loro natura pubblica e universalistica, incrementare la dotazione strutturale e infrastrutturale della Campania, in ottica di integrazione e sostenibilità.
Sviluppare un programma regionale per l’accoglienza e l’integrazione che sappia coniugare legalità e solidarietà, mettendo a valore la Legge regionale sull’immigrazione. Si tratta di favorire percorsi di accoglienza e di integrazione, sviluppare le attività di consulenza, facilitazione e mediazione previste dalla legge, potenziare il rafforzamento e l’integrazione dei servizi di trasporto pubblico locale, adeguandoli alle esigenze e alle destinazioni dei lavoratori immigrati, specie del comparto agricolo, creare nuovi asili nido e centri di aggregazione e socializzazione e promuovere tirocini lavorativi e percorsi di formazione professionale dedicati ai comparti produttivi maggiormente interessati dalla presenza di lavoratori immigrati, con risorse del Fondo Sociale Europeo e del Fondo Nazionale delle Politiche Sociali.
9) Riaffermare il ruolo decisivo della formazione e della scuola. Vanno individuati e sostenuti percorsi di alta formazione post-diploma per la specializzazione di quadri tecnici e nuove figure professionali solo se finalizzati all’occupazione. È necessario elaborare un’offerta di formazione continua e permanente di qualità, sia per dare la possibilità a chiunque di arricchirsi culturalmente, sia per chi, perdendo il lavoro, ha bisogno di ripensare il proprio futuro, riqualificandosi o acquisendo nuove competenze professionali. Va tutelata e valorizzata la scuola pubblica con adeguati e cospicui investimenti e con la difesa di tutti i posti di lavoro nel settore.
10) Espandere e qualificare il Welfare universalistico contro il federalismo leghista della destra, garantendo a tutti uguali diritti e servizi, coniugando innovazione produttiva programmata e reddito di cittadinanza, nell’ambito di un governo pubblico della mobilità sociale e produttiva non asservita al mercato. La nostra proposta per un Welfare universalistico e per la lotta alla povertà si basa su due cardini: universalità delle prestazioni di base, contro ogni idea leghista, egoista o, peggio, razzista ed un’ispirazione emancipativa degli interventi da realizzare, che devono godere di risorse certe, di un qualificato intervento pubblico cui siano agganciati i soggetti del Terzo Settore, e di garanzia di meccanismi oggettivi e non discrezionali di erogazione degli interventi, basati sui “diritti” e non sui “favori”, contro ogni logica affiliativa o clientelare. Vanno riconosciuti i bisogni economici e giuridici delle famiglie di fatto.
11) Rendere la Campania “Regione di Pace”, protagonista di una politica di pace, dei diritti umani e della “reciprocità tra i popoli”. Si tratta di impedire l’installazione di centrali nucleari sul territorio regionale, realizzare l’effettiva messa in sicurezza dei depositi di scorie nucleari, operando un’effettiva denuclearizzazione, demilitarizzazione e risanamento del territorio regionale, a partire dall’aeroporto di Capodichino e dal porto di Napoli, luogo di transito di armi e materiali anche nucleari, avviando un serio programma di riconversione e riqualificazione industriale e produttiva. Occorre varare la legge regionale per la cooperazione internazionale. |