Il consigliere regionale Dario Barbirotti abbandona l’Italia dei Valori
Indagato per peculato dalla procura salernitana e infuriato e offeso per gli attacchi del deputato dipietrista Franco Barbato, il consigliere regionale campano Dario Barbirotti ha deciso di abbandonare Italia dei Valori. Lo fa con una lunga lettera ai vertici regionali del suo partito. “Ho vissuto la mia vita, quella pubblica e quella privata, ispirandomi con convinzione e lealtà ai valori della solidarietà verso i deboli e i bisognosi, della tutela dell’ambiente e del rispetto delle leggi e delle regole.
Sono quindi rimasto esterrefatto dalle farneticanti e gratuite affermazioni del Barbato, pronunciate al mio indirizzo, in occasione dell’esecutivo Nazionale dell’IDV, affermazioni riportate anche dagli organi di stampa.
Mi ha anche turbato molto l’indifferenza, il silenzio, la mancanza di solidarietà della quasi totalità del gruppo dirigente del Partito.
Un individuo che per farsi pubblicità e colpire chi non la pensa come lui, usa lo strumento della denigrazione muovendo pesanti e infondate accuse, si qualifica per quello che è.
Chi non accetta il principio che può esistere una linea diversa da quella della maggioranza, e diffama senza conoscere i fatti, dimostra un suo personalissimo concetto di democrazia ed in ogni caso, è un individuo estremamente pericoloso per sé e per gli altri.
Credo che dovrebbe essere patrimonio comune, anche del gruppo dirigente dell’ IDV che in una società civile e democratica un cittadino è colpevole solo dopo essere stato giudicato e condannato dalla Magistratura.
Mi rammarico molto che questo principio cardine, di qualsiasi democrazia, non sia stato ricordato al Barbato da nessuno dei componenti del gruppo dirigente.
Nel merito delle squallide affermazioni formulate al mio indirizzo, specifico che sono stato destinatario di una comunicazione giudiziaria, nella quale mi viene contestato l’omessa vigilanza, e non certo quanto asserito dal Barbato.
Allo stato non sono stato nè rinviato a giudizio nè giudicato.
Voglio ricordare di essermi messo immediatamente a disposizione della Magistratura, chiedendo di essere interrogato e alla quale ho depositato la memoria che in occasione del prossimo incontro consegnerò anche al segretario Regionale.
Avendo la coscienza a posto e avendo nello svolgimento delle mie funzioni pubbliche rispettato leggi e regole, resto fiducioso nell’operato della giustizia.
In ogni caso per il rispetto che ogni uomo libero deve anche a sè stesso, ritenendo diffamatorio ed ingiusto quanto affermato e scritto nei miei confronti, tutelerò nelle sedi competenti il mio buon nome.
Quanto esposto e principalmente ripeto la mancanza di qualsiasi accenno di solidarietà da parte del gruppo dirigente e uno, ma non il fondamentale motivo che mi induce ad assumere la posizione che assumo, cioè di lasciare il partito.
Il motivo fondamentale è l’assoluta mancanza di dibattito interno, non stimolato da una classe dirigente, composta in massima parte dai parlamentari timorosa di assumere posizioni che potrebbero esporli o renderli invisi.
Esempio eclatante di quanto affermato è l’assordante silenzio relativo a come si è gestito per anni il finanziamento pubblico del partito.
Se ci fosse stato vero confronto e non appiattimento sulle posizioni consentite, si sarebbe lavorato per essere parte integrante dell’alternativa di centrosinistra, per garantire all’Italia, ai giovani, ai più deboli la speranza di un futuro migliore.
Invece l’IDV condizionato da un profondo leaderismo, ha di fatto rotto l’alleanza con il maggior Partito del centrosinistra, alleanza che sarà difficile ricomporre.
Attaccando in modo gratuito ed estremamente duro il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione e uomo per bene, il Partito e il suo leader si sono resi invisi alla maggioranza degli italiani. Inseguendo per meri fini elettorali il populismo protestatario, l’ IDV ha perso la possibilità di assumere il ruolo di forza riformista necessaria per il governo del Paese. Mortificando le istanza e le corrette esigenze che provengono dai territori, rendendo vano il lavoro di buoni dirigenti locali, procedendo con l’antidemocratica pratica del commissariamento, per motivi risibili e pretestuosi di fatto si è impedito il radicamento del Partito sui territori e la circostanza ha portato ad abbandoni a e disaffezioni. Tutto ciò per perseguire una visione centralista che non ammette diversità e dissensi, ma tende solo ad auto conservarsi. È chiaro che in queste condizioni, antitetico al mio modo di concepire la politica, che per me è impegno per difendere il diritto dei più deboli, non riesco a trovare stimoli, motivazioni o voglia per continuare la mia militanza all’interno dell‘IDV.
Lascio quindi senza clamore ma anche senza rimpianto il Partito.
Dario Barbirotti
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