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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Introduzione
di Matilde Romito, dirigente Settore Beni Culturali Musei e Biblioteche Provincia di Salerno

Presentazione MuViT

Un prezioso atto del 1932, conservato nell’Archivio Storico dei Musei Provinciali del Salernitano, enumera 77 dipinti, elencati con precisione come arredo della sede stessa della Provincia di Salerno: conducendo una ricerca volta al recupero di tale ricco patrimonio pittorico ottocentesco, mi resi conto che non riuscivo a superare il ritrovamento di soli 14 quadri.
Il recupero di altre opere –dal ‘500 al ‘700-, oggi nella Pinacoteca Provinciale di Salerno, già effettuato presso varie Istituzioni (Prefettura, Ospedale, etc.), dove secondo una prassi consolidata alcuni quadri erano “migrati con funzione di abbellimento” di stanze dove il vasto pubblico dei Musei non li avrebbe mai visti, mi induceva comunque a ben sperare su gli altri 63 quadri. Le strade, infatti, che le opere di pregio percorrono nei casi di catastrofe bellica inducono ancora a tentarne un recupero, anche se le distruzioni della guerra ci hanno probabilmente privato di un gran numero di opere.
Ebbi così l’idea di attivare un altro portale Web (strettamente collegato con quello che accompagna l’attività del Settore Beni Culturali www.museibiblioteche.provincia.salerno.it), basato sul sistema di riconoscimento da parte dello sconfinato pubblico telematico. Il particolare nuovo canale si configura come un vero e proprio Chi l’ha visto? a favore del patrimonio artistico della Provincia di Salerno.

Nasce così il MuViT (Museo Virtuale Territoriale), creato in collaborazione congiunta con il Parco Tecnologico e Scientifico di Salerno e delle Aree Interne della Campania, sottotitolato con la scritta Chi l’ha visto?, cui è annessa l’immagine di profilo, in nero, di Sherlock Holmes.
Pur essendo ormai entrato nel linguaggio corrente, mi è sembrato corretto rivolgere alla redazione della nota trasmissione televisiva Chi l’ha visto? una formale richiesta, illustrando l’idea e chiedendo se ci fossero problemi a utilizzare il famoso interrogativo. Ho constatato che il mio progetto ha avuto tanto successo presso i responsabili della citata redazione da indurli ad annunciare, sia sul loro sito web che in alcune riviste, che il Chi l’ha visto? televisivo intende prossimamente occuparsi dei beni culturali scomparsi.
Convinta che per la salvaguardia e il recupero del nostro patrimonio storico-artistico sia giusto mettere in atto tutte le possibili strategie, si è lavorato alacremente alla stesura del MuViT, selezionando cinque settori di indagine, fra cui quello cui ho accennato per sommi capi, che costituisce la sezione Artisti nativi, e dunque le opere create da artisti nati in territorio salernitano, di cui si sono perse le tracce.

Un’altra sezione riguarda l’Arte prodotta sul territorio, tra cui gli innumerevoli dipinti della nostra terra conservati in tanti Musei stranieri: penso, per esempio, ai quadri che Anita Rée realizzò nel suo soggiorno positanese fra il 1922 e il ’25, oggi nel Museo di Amburgo, come ai tanti altri pittori che dai paesaggi del Salernitano trassero ripetutamente fonte di ispirazione. Potrà così essere possibile visitare on line un Museo ricco di tutte queste opere, sempre incrementato dall’apporto dei visitatori telematici.
Con la sezione relativa a Il Salernitano nella letteratura, si potrà raccogliere quanto prodotto in letteratura, prosa, poesia sul territorio della provincia di Salerno, leggendo brani che possono, così, rinnovare l’emozione di Riccardo Bacchelli quando nel 1927 percorre la strada da Positano a Salerno, o le atmosfere di Alfonso Gatto nei ritorni alla terra nativa.

Con Sigle e marchi ceramici si nutre l’ambizione di delineare, sempre più dettagliatamente, le vie che la ceramica salernitana –soprattutto vietrese del cosiddetto “periodo tedesco”- ha percorso nel mondo: dal negozio "Fithy fithy" non più esistente a Broadway-New York, da cui vengono opere di Guido Gambone, a Londra con il gruppo plastico de “Le tre Marie”, a Berna con un vaso con maschere della fabbrica Pinto, a Parigi con i prodotti della fabbrica ICS, al Belgio con le ceramiche di Günther Stüdemann, a Città del Capo con quelle di Margarete Thewalt Hannasch.
Uno spunto di ricerca che porto avanti da metà degli anni Novanta, volto a definire il ruolo delle figure cosiddette "minori", lo sviluppo delle fabbriche, i passaggi di artisti e lavoranti da una fabbrica all'altra, ma soprattutto un programma che vuole studiare la diffusione dei prodotti ceramici e i canali stessi di diffusione, per acquisire gli elementi indicativi delle tipologie e morfologie preferite nei vari paesi di arrivo, e giungere così a disegnare la mappa dei viaggi per il mondo della ceramica di Vietri; un programma che ha anche già favorito, con fondi appositamente stanziati, il ritorno a Vietri delle belle ceramiche che qui, un tempo, si produssero.

La sezione Il Salernitano terra di solidarietà vuole raccontare la storia degli esuli dai regimi totalitari –ebrei, dissidenti, “diversi”- che le popolazioni del Salernitano accolsero, come ospiti della loro terra, a rischio della propria vita. Una accoglienza nel DNA del Sud Italia, espressa da gente umile, povera, essa stessa bisognosa, erede della Magna Grecia dove un ospite era “un inviato degli dei”: così tanti artisti
ricevettero l’appoggio forte delle comunità locali, essenziale alla sopravvivenza di esule, anche se spesso gli stranieri costituivano dei gruppi elitari, senza contatto con i nativi. E la terra salernitana avrebbe lasciato poi nel ricordo, per chi non vi restò stabilmente a vivere –e furono tanti-, una straordinaria parentesi umana, un momento irripetibile.
Per queste cinque sezioni sono stati ritagliati necessariamente dei limiti cronologici, partendo dunque dall’Ottocento e arrivando alla prima metà del Novecento, per la quale possono ancora esistere presenze, testimonianze e memorie orali vive.
Se la provincia di Salerno entra negli itinerari dei viaggiatori stranieri con l’interesse per la civiltà magno-greca, è nell’Ottocento che il Salernitano fa il suo ingresso nel panorama del viaggio europeo grazie alle coste a strapiombo sul mare, i dirupi scoscesi e la difficile praticabilità della fascia occidentale del golfo di Salerno che colpisce, in nome degli ideali romantici, l’immaginario degli stranieri.
E’ alla fine del primo quarto dell’Ottocento che le fabbriche ceramiche cominciano ad uscire dall’anonimato, imprimendo sull’argilla marchi e sigle che segnano le vie della loro diffusione.
Ed è nella prima metà del Novecento che i regimi totalitari –soprattutto il nazionalsocialismo e il bolscevismo- vedranno le diversità come ostacolo alla razza pura piuttosto che come arricchimento. Barriere che oggi il popolo di Internet abbatte.

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