Personaggi illustri del picentino: Pomponio Gaurico.
Nacque nel 1477, nel Casale Gauro, oggi Montecorvino Rovella, allora Stato di Giffoni, da Bernardino e Cerelia Linguiti. ( Alcuni studiosi tra i quali il Percopo, sostengono fosse nato nel 1481 o 1482 preceduto da due fratelli, Agrippa e Plinio, già morti entrambi nel 1524).Il Padre Bernardino, grammatico, letterato, poeta, scrittore, fu , come per Luca, la prima guida agli studi classici anche per Pomponio, che ben presto fu introdotto nell’ambiente partenopeo per ammirarne lo splendore della corte che proteggeva le lettere e le arti, ed anche perché lo stesso ambiente si giovava della presenza dei due maggiori letterati e poeti del tempo, il Pontano ed il Sannazzaro. In questo ambiente Bernardino che poteva mettere a frutto la propria professione di docente educando molti giovani rampolli della nobiltà, poteva dare anche un’adeguata formazione umanistica ai propri figli. Pomponio trascorse con il fratello Luca gran parte della fanciullezza e dell’adolescenza, almeno sino al 1501 quando si trovò nel Veneto e come si deduce da una sua elegia, prima si era recato a Costantinopoli, ( tra il 1498 ed il 1501 ) ove mirava ad una migliore conoscenza della lingua greca. Prima dei diciannove anni di età, pieno come era di erudizione classica, cominciò a poetare, a tradurre, a trattare arte, critica e filologia, dilettandosi anche di scultura ( scolpì un busto di marmo dedicandolo al suo amico Colfurnio). Nel 1503 pubblicò a Firenze il De Sculptura che dedicò a Ercole I d’Este. Questa fu un’opera notevole per le acute osservazioni e per le notizie fornite sugli artisti ed uomini del tempo. Nello studio celebre di Pietro Pomponazzi a Padova, seguì, sempre insieme al fratello Luca, le lezioni di filosofia e condusse una vita intensa di studio che lo portò nel 1512 a degni riconoscimenti che gli consentirono di succedere al dotto oratore e grammatico Giovanni Musefilo da Gubbio nello studio di Napoli, come lettore di umanità e di lettere latine e greche. In questo periodo si ebbe la separazione dal fratello Luca e ritornò nel suo ambiente di adolescenza. Ma non trovò a Napoli quell’ambiente sereno che regnava a quei tempi, il Regno di Napoli, infatti, era passato sotto la dominazione spagnola ed il popolo napoletano non si era ancora adeguato alle disposizioni dei nuovi regnanti.Fu in quell’anno, 1512, comunque, che fu chiamato ad insegnare all’Università di Napoli ove scrisse per i suoi alunni una Grammatica graece et latine conscripta. Dopo il 1519, quando terminò il suo incarico di lettore, il Gaurico ( denominazione assunta in ossequio alla sua terra natale) fu nominato precettore di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno e della sua giovane e bella sposa Isabella Villamarino.Nelle ore libere dell’insegnamento, il clima ed il paesaggio del luogo gli ispirarono il Liber elegia- rum nel 1523, una raccolta di ventinove elegie amorose, dove si narrano le vicende di amore di una donna napoletana, già sposata, descrivendone passioni, gelosie, inganni e vendette.Famosa una riunione nella villa del Sannazzaro a Mergellina, nel 1526, dove vi fu un incontro con tutti i migliori letterati del tempo, il Gaurico emerse per la sua profonda erudizione sull’arte poetica e sui generi della poesia latina e greca. Nel 1528, la città di Napoli venne assediata da Odetto de Foix, signore di Lautrec, e Pomponio cadde prigioniero nelle mani dei francesi con la grave accusa di aver tradito gli Spagnoli per i Francesi e da questo momento nacquero due versioni circa la sua morte che sarebbe avvenuta nel 1530. La prima versione, afferma che Pomponio, ferito ed amareggiato dall’accusa di tradimento, andò in esilio sulla costiera sorrentina, ove morì di dolore. Questa versione è confortata dal Minturno.La seconda versione, narra che Pomponio, imprudentemente innamorato di una nobildonna spagnola, fu ucciso sulla via che da Sorrento conduce a Castellammare per gelosia e gli assassini fecero sparire il cadavere in mare con la carrozza, i cavalli ed i servi. Secondo quando affermato dal Prof. Pompeo Giannantonio, nel suo intervento sul Convegno sui Gaurici ed il rinascimento Meridionale ( Montecorvino Rovella 1992) a pag. 107, scrive che Pomponio, come tutti gli altri napoletani, dovette lasciare Napoli, assediata dai francesi, e rifugiarsi a Castellammare, dove fu imprigionato, derubato ed ucciso dai soldati vincitori. Pomponio consegnò a Napoli le sue opere, il Liber elegiarm e l’inno greco augurale per Fabrizio Brancia, riserbando , così, alla città di Napoli, la parte migliore della sua produzione. Nel Liber elegiarum non sono presenti, inoltre, solo i classici latini ma anche i poeti greci per cui la parte finale dell’Umanesimo è distinta da un Pomponio Gaurico che si pose all’avanguardia del rinnovamento culturale dell’età moderna. (Nunzio Di Rienzo)
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