LUCA GAURICO
Nacque in Gauro, oggi Montecorvino Rovella ( SA) allora Stato di Giffoni, il 12 marzo 1475 da Bernardino e da Cerelia Linguiti. Il padre era grammatico, letterato, poeta, scrittore, secondo i canoni propri dell’epoca caratterizzata dal fervore di studi classici e dall’amore di tutto ciò che sapeva di greco e di latino. Il giovane Luca, iniziò, quindi, i suoi studi sotto la guida del padre che lo aveva erudito e fatto erudire, sino alla sua morte nel 1497, nella cultura umanistica in Napoli, quando questa era in piena fioritura sotto il pacifico regno di Ferdinando I di Aragona che aveva al suo fianco i poeti più affermati dell’epoca, il Pontano ed il Sannazzaro.
In quel periodo si recò con il fratello a Padova, ove insieme al Fracastoro, con Navagero ed altri giovani patrizi veneti, seguiva le lezioni del Pomponazzi. Verso il 1502, a 27 anni, conseguì la laurea ed il titolo di doctor artium. I suoi studi si erano diretti alla matematica ed all’astrologia giudiziale, che concerneva il destino del cielo natale nel lungo termine ed accuratamente studiato ed aggiustato “ ad personam”. Secondo Luca non erano le stelle ad influenzare il carattere ed il destino della persona, ma le proprietà che Dio aveva concesso alla persona stessa che si riflettevano nelle configurazione stellare, presente nel momento in cui Dio permetteva all’individuo di nascere. Famoso il suo lavoro “TRACTATUS Astrologicus” pubblicato nel 1552. Il 14 dicembre 1501, prima della laurea, aveva già dato un notevole saggio della sua passione, pubblicando il suo primo Almanacco o prognostico sull’anno a venire (1502) predicendo la buona o la cattiva sorte delle campagne, delle città, degli imperatori, dei re, dei principi, del papa, del sultano, delle repubbliche, ecc….L’anno successivo, arricchì il suo almanacco migliorandolo notevolmente e dedicandolo a Leonardo di Loreto. L’opera destò molto scalpore anche perché molti eventi da lui previsti si avverarono.Il Giannone ( ist. Civ. Vol. VI ) citò Luca Gaurico tra i dotti “ che si affaticarono intorno alla emendazione del calendario “ prima della riforma del Papa Gregorio XIII.Il 1506 fu l’anno in cui incominciò ad insegnare pubblicamente astrologia presso l’Università di Bologna con il titolo di Dominus Magister.La buona reputazione di Luca Gaurico crebbe notevolmente, tanto che venne chiamato a servire Caterina dei Medici come “ consulente astrologico”. Si diceva, infatti, che avesse predetto la nomina al soglio pontificio dello zio di Caterina, il Cardinale Giovanni di Lorenzo dei Medici, che divenne poi veramente Papa con il nome di Leone X. Analoga predizione fece ad un altro zio di Caterina, Giulio dei Medici, che sarebbe stato coinvolto in importanti dispute politiche ed avrebbe avuto numerosi discendenti. La predizione si avverò con la nomina a Papa ( Clemente VII) di Giulio dei Medici, che venne coinvolto, come predetto, in accese dispute diplomatico-politiche con l’imperatore Carlo V e con Enrico VIII di Inghilterra, inoltre, come si rumoreggiava, aveva avuto ben 29 figli illegittimi.
Giovanni Bentivoglio, podestà di Bologna, signore e tiranno di quella città, volle consultare il Gaurico per conoscere il suo destino e il Gaurico pronosticò al terribile vecchio che sarebbe stato cacciato dalla città e dalla signoria se non smetteva le sue crudeltà e se, recandosi a Roma, non si fosse riappacificato con il Papa Giulio II, con quale era in lotta. Poco gratificato della profezia ricevuta, e mal consigliato dal suo segretario Cristoforo Poggio, il Bentivoglio sottopose Luca alla tortura della “ mancuerda “, quattro tratti di corda, e lo fece rinchiudere in carcere ove stette per 25 giorni. Fu liberato dal carcere da un giovane sacerdote trentino, Cristoforo Madrucci, al quale, successivamente, nel 1524, il Gaurico dedicò il suo trattato “ De Sphera “. Il Madrucci gli fece ottenere l’ufficio di lettore di matematiche a Ferrara, e lì trovò un terreno molto ben predisposto per la diffusione dell’astrologia, dottrina verso la quale il popolo estense era tutt’altro che avverso, e vi rimase sino al 1508.Partì di nuovo per Bologna e da questa città, nel febbraio 1509, inviò al marchese Francesco Sforza di Mantova, una predizione di “ un mondo di belle cose “, ma il Gonzaga in quello stesso anno fu fatto prigioniero dai Veneziani. Nel citato “ Tractatus Astroligicus” sostenne di aver predetto tale prigionia.Luca fuggì con il fratello Pomponio e si rifugiò a Roma, dove, sempre proteso allo studio dell’astrologia, ammiratore del terribile Pontefice Giulio II, fu ammesso a frequentare la Biblioteca Vaticana.Nel 1512 si divise dal fratello e si recò a Mantova dove pubblicò “ il Prognosticon “ che ebbe una grande fortuna di non poche trascrizioni e molte ristampe. Il Prognosticon era un breve poema in esametri che profetizzava stragi, rovine, uccisioni, terremoti, carestie, dal 1512 al 1535 al popolo veneziano, alla Francia, Milano e Costantinopoli, persino la nascita di un falso profeta.
Tra il 1513 ed il 1523, rimase a coltivare i suoi studi a Venezia e si recò di nuovo anche a Mantova. Il 28 novembre 1523 fece stampare a Bologna un Pronostico dedicato a Clemente VII e nel 1524 risiedeva certamente a Venezia, quando predisse a Baldassarre De Rossi, la sua morte, che avvenne nella Battaglia di Pavia il 24 febbraio 1525.
Fu in quel periodo, sempre a Venezia , che furono stampate molte delle sue opere e, il 16 gennaio 1525, riceveva un attestato di stima dal giovane principe di Salerno Don Ferdinando Sanseverino, diciottenne, scolaro del fratello Pomponio, appassionato di divina astrologia. Il Sanseverino gli concedeva la rettoria di San Giorgio nel casale San Severino in provincia di Salerno, rimasta vacante per l’assenza di un chierico aversano, Marco Antonio de Riccardi, che pareva fosse morto in Francia. Fu in quel diploma che Luca Gaurico apparve per la prima volta come ecclesiastico, per la precisione protonotario apostolico. Non si sa quando il Gaurico avesse abbracciato quella vocazione, il Wadding, uno storico francescano del secolo XVII, addirittura lo inquadrava come frate francescano. Nel 1528 dava alla luce una rinnovata edizione dell’Almagesto di Tolomeo con la traduzione latina di Giorgio da Trebisonda ed alcune sue annotazioni.Secondo lo storico Ughelli, il Papa Clemente VII, il 6 maggio 1531, per fare un piacere al Gaurico, eresse a vescovato la sua patria natia, Giffoni, togliendola dall’Arcivescovato di Salerno, in quella città creò come cattedrale la Chiesa principale e ad esso unì Gauro che dipendeva dal Vescovo di Acerno. Lo stesso Ughelli, insinuò, contraddicendosi stranamente, che il Papa avesse eretto il nuovo vescovato non per far piacere al Gaurico ma per l’odio che aveva contro l’Arcivescovo Fregoso che nel 1522 aveva seguito le parti dei Francesi e si era rifugiato in Francia, dopo essere stato privato della Chiesa di Salerno. Il primo vescovo di Giffoni, un monaco olivetano appartenente ai feudatari del luogo e parente del marchese del Vasto, Inico d’Avalos, aveva optato, avendone la possibilità, per la Sede di Aquino e il vescovato di Giffoni era rimasto vuoto. Il Gaurico solo molti anni più tardi, nel 1539, aveva fatto ricorso al predetto marchese del Vasto per supplicare il Papa affinché gli concedesse quella sede. Il 1534 fu l’anno più felice per Luca. Egli aveva predetto l’ascesa al soglio pontificio di Alessandro Farnese, cosa che avvenne, dopo la morte di Clemente VII, con il nome di Paolo III.
Questo Papa incoraggiava gli astrologhi a recarsi a Roma a lavorare sotto la sua protezione, nominò Luca il suo astrologo non ufficiale, lo creò Cavaliere e successivamente, assecondando un suo desiderio e per disobbligarsi dalle premure inoltrate dal Marchese del Vasto, lo nominò nel 1539 vescovo di Giffoni, in provincia di Salerno, con il titolo di Episcopus Geophonensis. Ma secondo l’Informatio non prese mai possesso di quella sede.
Nel 1545 lo nominò Vescovo di Civitate ( San Severo) in Capitanata ( Puglia ). Secondo il Percopo, a pag. 152, questa nomina avvenne in cambio del Vescovato di Giffoni, che venne abolito, e il Papa aveva preso tale provvedimento, per le continue rimostranze del Vescovo di Acerno e dell’Arcivescovo di Salerno, forse anche per volere dell’imperatore Carlo V, sotto il cui patronato era posta la chiesa salernitana. Ma nel 1549, come pare avesse predetto, moriva il 20 novembre Paolo III e abbandonando questi incarichi, ritornò a Roma.
Nel 1550, a Padova, pubblicò l’opera nuova astronomica dal titolo Albero della vita del bene e del male e, in quello stesso anno, Giorgio Sabino di Wittenberg, grande oratore e poeta, benchè compatriota del Lutero, gli dedicò una famosa elegia “ De Christi die natalicio”.
Nel 1552, pubblicò, la più famosa delle sue opere che abbiamo più volte citato, il Tractatus Astrologicus. Quest’opera, preceduta da epigrammi di Alessandro Fortunato di Giffoni, fisico ed astronomo, del fratello Pomponio e da alcuni suoi “carmina “ religiosi, è divisa in sei trattati ( pronostici sulle città; pronostici sui pontefici e sui cardinali; pronostici sugli imperatori, re e principi; pronostici nell’arte e nella letteratura riferendosi ai più famosi oratori, poeti, filosofi, dell’epoca, tra i quali Erasmo da Rotterdam e Lutero; ricordo di coloro che sono morti violentemente ed infine coloro che erano stati mutilati e viziati). Inoltre cercò anche di calcolare la data esatta della crocifissione di Cristo e di stabilire il numero esatto delle ore che trascorsero tra la crocifissione e la risurrezione.La pubblicazione del Trattato gli procurò seri problemi, ( le sue previsioni e le sue affermazioni non incontravano il favore di molti ) tanto che fu costretto ad abbandonare Venezia e scappare a Bologna nel 1554.
Da allora le sue condizioni divennero difficili, ma la povertà non spense il suo ardore e a Roma pubblicò il De Ocio liberali e De vera nobilitate libellus edito senza alcuna nota tipografica e dedicato a Benedetto Accolti, arcivescovo di Ravenna.
Proseguì negli studi, ma il 5 marzo 1558, quasi ottantatreenne, ordinava in extremis il suo testamento che fu redatto dal notaio Cesare Castrucci di Palestrina, nel quale esprimeva il desiderio di essere sepolto nella Chiesa di Santa Maria di Aracoeli in Roma. Di tale desiderio pregava anche il suo concittadino Sebastiano Benincasa per la sua realizzazione.
Morì il giorno dopo, 6 marzo 1558, e con lui moriva, a detta degli studiosi, l’astrologia giudiziaria. Fu sepolto davanti alla porta maggiore di Santa Maria di Aracoeli, sul pavimento a destra di chi entra in Chiesa, la lapide, ormai illeggibile, fu dettata dagli eredi testamentari, il citato Sebastiano Benincasa ed Ottavio Cane, bolognese.
Il tenore della lapide è il seguente:
Luca Gaurico Geophon
Epo civitaten
D.O.M.
Obiit die VII martii MDLVIII
Vixit ann. LXXXII M. XI D. XXV
DD. Sebastianus Benincasa
Geophonen ect Octavianus
Canis Bonon. Haeredes
Ex testamento B. M. P.
Con lo stesso testamento, datato 5 marzo 1558, lasciava al suo villaggio natio di Gauro la sua libreria, dice il Percopo , che si conservava nella Chiesa di S. Andrea, già guasta e dispersa sin dal principio del secolo XVII..
Il personaggio è vanto di due illustri cittadine : Giffoni Valle Piana e Montecorvino Rovella, per le note vicende del Casale Gauro ( dal XVI secolo , nel 1518 o 1531 , fu distaccato da Montecorvino Rovella ed aggregato a Giffoni, per poi farvi ritorno con R.D. del 2 maggio 1815, cosa che avvenne definitivamente il 19 settembre 1836, dopo diverse vertenze e perizie di parte per la divisione del territorio tra i due Comuni).
Nel 1992, su iniziativa del Comune di Montecorvino Rovella e dell’Università degli Studi di Salerno furono pubblicati gli Atti del Convegno su “ I Gaurico ed il Rinascimento Meridionale “ tenutosi a Montecorvino Rovella dal 10 al 12 aprile 1988, con l’intervento di illustri relatori. La pubblicazione a cura del Centro Studi sull’Umanesimo Meridionale, di 581 pagine, parla dei due illustri fratelli ( Luca e Pomponio Linguiti) che in omaggio alla loro terra natia adoperarono come cognome l’espressione Gaurico.
Nunzio Di Rienzo
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