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Registrazione Trib. di Sa n°22 del 07.05.2004
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Sosteniamo pubblicamente l’azione della procura contro la camorra.

La notizia della riorganizzazione di una rete camorristica in provincia di Salerno, sventata dall’azione preventivo – repressiva delle Forze di Polizia e della Magistratura, che ringraziamo per il loro quotidiano e faticoso impegno, merita una nuova riflessione sulla dimensione del fenomeno mafioso che silenziosamente si sta espandendo in diversi contesti territoriali. Immediatamente dopo l’omicidio Stellato avevamo denunciato la possibilità che si stesse ricomponendo una compagine criminale che usa l’estorsione e il controllo del mercato notturno della “Movida” in maniera funzionale allo spaccio delle droghe. Si è determinata un’alleanza generazionale tra vecchi appartenenti alla NCO e giovani violenti della cinta urbana che, ancora una volta, come già con Cutolo, assolvono al ruolo di esercito criminale di riserva. Si pone il caso allora di capire come un antico modello organizzativo criminale può sfruttare il disagio sociale giovanile in una fase acuta di crisi economica e sociale che trascina le fasce marginali nel baratro della indigenza perpetua. È necessario comprendere perché, dopo quasi trent’anni, nonostante i notevoli passi avanti compiuti dalla società civile e dalla Pubblica Amministrazione, la violenza sia ancora l’unica risorsa strumentale per tanti giovani marginali che la utilizzano per arrembare la scala sociale aggirando l’ostacolo della precarietà e della povertà (più culturale che economica). Questo svela, forse, una disattenzione della politica locale e nazionale sulla capacità di attrezzare politiche di responsabilità civile per i “giovani dei quartieri”. Il riordino materiale delle periferie da solo non basta se non è integrato da politiche sociali che spingano i cittadini e le istituzioni alla ricerca di soluzioni condivise, senza dare spazio a soggetti ambigui, se non criminali. Tuttavia, se poniamo accanto alla vicenda del clan Maisto la questione relativa alla “Campania Appalti”, interdetta dalla Prefettura alla costruzione del Termovalorizzatore per possibili legami con i clan casertani, abbiamo il dovere di approfondire la capacità di penetrazione della criminalità organizzata nei gangli dell’economia campana. Secondo quanto afferma la D.I.A. la camorra con proprie imprese e società eroga servizi, per individui, amministrazioni pubbliche, imprese produttive e mercati territoriali, sia di carattere illegale, sia di carattere legale ma a condizioni illegali. Il Coordinamento Libero Grassi, ormai da 15 anni, si pone al servizio della Magistratura e delle Forze di Polizia con la consapevolezza che le attività repressive vanno sostenute da un’azione civile che, mentre chiede trasparenza, efficienza ed efficacia alla pubblica amministrazione, si mobilita alla ricerca di alleanze territoriali che collochino al primo posto il dovere di essere cittadino. Diciamo al Prefetto, al Procuratore Capo della Repubblica, al Questore, ai comandati provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, al Sindaco, al Presidente della Provincia, al Presidente della Camera di Commercio, ai rappresentanti delle Forze Sociali e delle Categorie che siamo disponibili a collaborare per costruire insieme un fronte comune, una barriera civile ed istituzionale per arginare le situazioni di degrado e disordine che alimentano il potere della camorra.

 

Il Presidente
Marcello Ravveduto

 
 
 
 
Pontecagnano Faiano
San Cipriano Picentino
San Mango Piemonte
 
 
 
 
             
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