Anziani e universitari insieme per costruire un futuro di lavoro, diritti e certezze previdenziali.
“Lettera Aperta” del segretario generale del Sindacato Pensionati Italiani Cgil di Salerno, Antonio Salzano, agli universitari e alle giovani generazioni della provincia per rilanciare il confronto sui temi intergenerazionali e per tentare di tracciare insieme un percorso che punti a sensibilizzare istituzioni, forze politiche e mondo del lavoro sulle difficoltà che la crisi socio-economica sta facendo emergere nelle famiglie e, quindi, nei cittadini di ogni età, a partire dai giovani. L’iniziativa dei “brizzolati” scatterà giovedì 20 gennaio presso l’Ateneo di Fisciano dove numerosi anziani, provenienti dal Cilento, dalla Piana del Sele, dall’Agro Nocerino, dalla Valle dell’Irno e dalla Città capoluogo saranno impegnati a dialogare con gli studenti ed a distribuire la “Lettera Aperta” del rappresentante dei circa 45mila pensionati Cgil del salernitano. La “terza età” entra, dunque, nell’Università, sia per confrontarsi sui temi che studenti e giovani stanno dibattendo in materia di diritto allo studio e prospettive per il futuro, sia per evidenziare che, senza una svolta culturale nel superamento delle precarietà nei “rapporti di lavoro”, anche i giovani saranno costretti a vivere con salari e pensioni da fame. Per approfondire questi argomenti, oltre all’appuntamento di giovedì 20 febbraio, lo Spi ha organizzato per il prossimo 26 GENNAIO – ore 10.00 – sempre al campus di Fisciano- facoltà di ingegneria Aula “F” – un interessante incontro-dibattito a cui parteciperanno, oltre ad una massiccia rappresentanza di studenti e anziani, il responsabile del sindacato pensionati, Antonio Salzano e il segretario generale della Cgil di Salerno, Franco Tavella.
LETTERA APERTA
Agli studenti e alle giovani generazioni
Mio giovane amico, cara ragazza, da qualche tempo, grazie a voi, si ricomincia a parlare di futuro, di cultura, di formazione, di talenti e non solo di veline.
Nessuno oggi, grazie a voi, può più chiedersi: ma cosa vogliono questi ragazzi?
Avete, infatti, a dispetto di chi voleva farvi passare come indolenti, posto al centro della discussione dell’agenda politica, partendo da una visione non aziendalistica dell’Università, la richiesta di un modello sociale che si facesse carico, investendo sulla conoscenza, della crescita culturale e produttiva del nostro Paese.
Uno scatto salutare al di fuori di quel processo di “individualizzazione” portato avanti in questi anni e che ha caratterizzato, nella condizione normale della vita quotidiana, quella sensazione di insicurezza che incide profondamente sulle identità sia individuali che collettive e sul “progetto di vita” di ognuno.
Avete detto no ad un modello di società dettato dal “pensiero dominante”, rivendicando il diritto di avere un futuro.
Avete avuto la capacità, manifestando per l’affermazione dei valori della scuola pubblica e dei diritti, di contribuire a ridare voce all’esigenza di affrontare con più determinazione il problema della precarietà che assilla, com’è noto, gli studenti nelle Università, i lavoratori nei luoghi di lavoro e la terza età nel campo dell’assistenza e dei servizi.
In questi anni, all’insegna di una presunta modernità della società che cambia, sono, infatti, cresciute le diseguaglianze sociali e sono diminuite, soprattutto per voi giovani, anche le possibilità di poter puntare ad un futuro meno travagliato di quello che attualmente stanno vivendo i vostri genitori ed i vostri nonni.
Questo è il quadro, altro che “contrapposizione intergenerazionale” e che “gli anziani vi stanno rubando il futuro”. La verità è che non pochi rappresentanti politici, stolti e servi sciocchi del potere, non avendo il coraggio di dire che il loro modello di società punta soltanto a salvaguardare i ricchi, coloro che già hanno, stanno tentando di mistificare la realtà facendo vagabondare l’idea che il successo e il futuro non si costruiscono con la professionalità e con i valori della cultura, ma con “amicizie” o “gradi parentali” con potenti dei “palazzi che contano”.
Vi dicono che per mantenere i vostri nonni e i vostri padri si è costretti a togliere a voi, tracciando un rapporto solo contabile tra giovani e anziani.
Quanti sostengono che i pensionati attuali o quelli che in pensione stanno per andare sono dei privilegiati, a spese delle nuove generazioni, affermano una palese menzogna.
Su ciò mi preme fare alcune considerazioni:
i pensionati di oggi sono i lavoratori che, a cavallo tra gli anni 50 e 60, si sono assunti il carico della ricostruzione del paese fino al "miracolo economico";
sono quelli che hanno contribuito alla trasformazione del paese da agricolo a industriale e, successivamente, pagato il prezzo più alto della ristrutturazione industriale degli anni 70;
poi, quando sono arrivati all’età della pensione, il susseguirsi delle riforme ha significativamente ridotto le “promesse previdenziali”, per le quali hanno pagato 35 o 40 anni di contributi.
Chi alimenta la tesi del “conflitto intergenerazionale” punta, quindi, a mascherare le cause e le responsabilità vere delle diseguaglianze presenti nel nostro paese, le quali, come è noto, gravano particolarmente sui giovani e sulle fasce sociali più deboli. Il problema delle nuove generazioni non sta nei “privilegi” di chi va oggi in pensione, ma nel rapporto fra le pensioni future e il mercato del lavoro col quale i giovani debbono confrontarsi.
La differenza a danno dei giovani è, dunque, negli scenari occupazionali segnati da precarietà, discontinuità del lavoro e del salario, nell’alternanza di periodi di disoccupazione non protetta ad altri di sottoccupazione, di periodi di lavoro pseudo autonomo ad altri di lavoro subordinato.
La questione pensionistica, insomma, è parte di un vasto scenario sociale, caratterizzato da precarietà, bassi salari, insicurezza del futuro e, di conseguenza, se il mercato del lavoro sarà sempre più selvaggio, le future pensioni rifletteranno, inevitabilmente,questa condizione.
Con queste premesse, cari giovani, è nostra intenzione incontrarvi per approfondire le vostre ragioni, illustrare le nostre e cercare, se possibile, di costruire insieme un comune agire per affermare, per i cittadini di ogni età, un futuro con al centro il lavoro e le certezze socio-economiche e culturali.
Salerno, 18 gennaio 2011
Un caro saluto
Antonio Salzano
( segretario generale SPI-CGIL Salerno)
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