Quanto l’abito può fare il monaco….
La divisa scolastica nella scuola Secondaria di 1° Grado
L’Istituto Comprensivo “Giacinto Romano” di Eboli, presieduto da Rosario Coccaro, ha introdotto la divisa scolastica per gli alunni della scuola Secondaria di 1° Grado. Nel corso di un incontro, a cui ha preso parte anche il sindaco di Eboli Martino Melchionda, è stata illustrata l’iniziativa, che coinvolge inizialmente solo le classi prime per andare gradualmente a regime negli anni successivi. La scelta per la divisa primaverile si è orientata su uno smanicato bianco con fasce blu e logo ricamato sul lato sinistro e su un logo mobile da poter applicare a strappo sulla camicia; il kit invernale comprende in più una felpa blu con zip e risvolti bianchi. Una decisione non facile, sicuramente controcorrente, la quale, però, dopo averne ragionato per qualche anno, ha ottenuto consensi unanimi nel Consiglio di Istituto del 20.12.2010 come pure da parte di alunni e genitori che si sono fatti carico dell’intera spesa. “L’adozione della divisa scolastica, caldeggiata anche dal M.I.U.R. e rimessa alla potestà regolamentare di ciascuna autonomia scolastica - sottolinea il dirigente Coccaro - può rappresentare “un rituale sociale”, una “rotaia” che agevola il percorso di crescita degli adolescenti. Naturalmente, la divisa scolastica da sola non può risolvere tutti i problemi sociali e culturali legati alla scuola, può rappresentare, però, un segnale forte di cambiamento di cui la società civile ha urgente bisogno per cominciare a recuperare la cultura della legalità. L’abito, ordunque, da solo continua a non fare il monaco. Crea, però le condizioni a che il monaco venga fuori e nel migliori dei modi. Orienta abbondantemente i comportamenti e gli atteggiamenti del monaco, scolpisce le attese dell’ambiente che è intorno al monaco. La scuola è luogo dove si fa cultura e convivenza democratica, dove avviene la trasmissione culturale che è il fondamento di ogni società civile e di ogni nazione. Bene, questo ambiente esige rispetto e lo si frequenta “decentemente vestiti”. La divisa a scuola (in uso, tra l’altro, in molti paesi tra i quali Inghilterra e Stati Uniti) è, poi, indicatore di democrazia (abito uguale per tutti) e non nuoce all’individuazione ed allo sviluppo della personalità degli studenti. L’abito uguale non azzera le peculiarità anzi le esalta, infatti l’immagine iniziale di uguaglianza attende di prender corpo per ciascuno in pensieri, azioni, sensibilità, valori..., tutte peculiarità, queste, che, sole e per davvero, fanno l’unicità della persona. Gli adolescenti, infine, per crescere bene, hanno intenso bisogno di solide identità e di rassicuranti appartenenze e sugli scenari dell’oggi entrambe scarseggiano così come scarseggiano i “rituali dell’attesa” che, un tempo, marcavano il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza, all’età adulta…Si pensi ad Odisseo ed a quanta parte ebbero le sue vesti mendiche nella cacciata dei Proci, o quanto contribuisce la maglia azzurra a fare squadra per gli azzurri, o all’importanza che l’abbigliamento ha nei rituali abituali della vita di ciascuno di noi: cerimonie ufficiali, tempo libero, matrimoni, nascite, morti…Ovviamente, a coronare ed a conclamare il “fuori” deve seguire il “dentro”, ma, paradossalmente, il “fuori” viene prima e crea le condizioni all’esternazione del “dentro”. Siamo nei dintorni di individuazione, identità, appartenenza… processi che la scuola non può ignorare ed ai quali noi della Giacinto Romano ci siamo appellati nella decisione di reintrodurre la divisa scolastica nella Scuola Secondaria di 1° grado. Intanto, Su questi scenari socio-culturali, a nostro avviso, la scuola deve recuperare un ruolo di autorevole “presidio” di identità e di appartenenza sul territorio da spendere a “contrappasso” per contrastare la morale del branco, del muretto, del tatuaggio…E meglio lo può fare se alza le insegne, i distintivi, i segnali di identità. La divisa scolastica è fra questi”.
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