RITROVATO IL BOMBARDIERE AMERICANO CADUTO A VOLTURARA IRPINA
La localizzazione di questo crash-site si deve alla tenacia e alla perseveranza dimostrata da Gianni Coscia. Dopo aver letto un articolo che illustrava le attività dei SALERNO AIR FINDERS, gruppo di volontari impegnati nella localizzazione e nell'identificazione degli aerei caduti in Campania durante la seconda guerra mondiale, Gianni ci ha contattato e si è messo gentilmente a disposizione per quanto concerne le ricerche in alta Irpinia. Gli abbiamo quindi fornito un paio di segnalazioni relative ad abbattimenti avvenuti nei pressi del suo paese, Montemarano, e dopo qualche giorno ci ha ricontattati per metterci al corrente delle sue scoperte. Tramite un’amica ha appreso di un signore che da bambino fu testimone di un abbattimento nel suo terreno. Abbiamo quindi prontamente organizzato un primo sopralluogo incontrandoci con Gianni e con Giovanni Stoppiello di Volturara Irpina che ci ha condotto a casa di Michele Meo, un signore ottantenne ma dalla mente ancora lucidissima. Il signor Michele, che abita ancora oggi dove la sua famiglia viveva 70 anni fa in contrada Ceraso, ci ha calorosamente accolto in casa insieme a sua figlia Rosa e al genero Francesco Marra. E’ stato molto disponibile e gentile nel raccontarci quanto vide accadere quella mattina del 22 settembre 1943. Il piano del Dragone era già da alcuni giorni pieno di truppe tedesche che si erano accampate ai margini della radura. La zona consentiva l’accesso al salernitano dove gli alleati erano sbarcati il 9 settembre e permetteva alle truppe della Wehrmacht di conservare una sicura via di fuga in caso di ritirata. Inoltre, la Luftwaffe, l’aviazione tedesca, sfruttava ampiamente l'aeroporto impiantato dal fascismo negli anni ’30 facendovi atterrare numerosi aerei per i rifornimenti alle truppe e gli attacchi alla testa di ponte dell'operazione Avalanche. Tutta questa attività non passò inosservata ai ricognitori alleati e il 22 settembre l’aviazione statunitense apparve nei cieli di Volturara lanciando bombe e spezzoni incendiari. Gli attacchi proseguirono nei giorni successivi provocando circa 60 morti fra la popolazione civile. Riferendosi proprio al primo bombardamento Michele Meo racconta: “Vidi 2 gruppi di bombardieri americani composti ognuno da 3 aerei volare molto bassi e lanciare le loro bombe sulla nostra contrada. Improvvisamente la contraerea tedesca, piazzata in posizione elevata sulla strada Serino-Santo Stefano del Sole, aprì il fuoco prendendo quasi d’infilata la formazione di aerei. Due furono colpiti e uno cominciò a perdere vistosamente quota. Dopo una stretta curva a sinistra, durante la quale vidi lanciarsi un uomo dell’equipaggio, l’aereo venne a cadere proprio nel nostro terreno disintegrandosi in mille pezzi e prendendo subito fuoco. La nostra abitazione fu investita dalle fiamme e insieme a mia madre e ai miei fratelli fummo costretti a scappare per sfuggire alla morte. Quando le fiamme si spensero mi recai sul luogo del disastro e notai che membra umane erano in mezzo a quei rottami ardenti. Per diversi giorni quei poveri resti rimasero insepolti fino a quando non furono raccolti e seppelliti nello stesso punto dove era caduto l’aereo. Mio padre che aveva portato in montagna le nostre pecore per sottrarle alla razzia dei tedeschi osservò dall’alto quanto era accaduto e cercò di tornare per vedere se stavamo bene. Purtroppo, a pochi metri da casa, incappò in una delle mine che i tedeschi avevano disseminato nella zona e perse la vita. In pochi giorni fui privato della casa e di mio padre”. Fin qui il drammatico racconto di Michele; ma cosa resta oggi di quel tragico evento?Abbiamo chiesto all’attuale proprietario del fondo, il signor Antonio Feo, di poter fare un veloce sopralluogo. Dopo aver ottenuto il permesso abbiamo cominciato la ricerca seguendo le precise indicazioni sia di Michele che di Antonio. Non c’è voluto molto per trovare alcuni piccoli frammenti di alluminio, tipica testimonianza di un crash aereo. Purtroppo, dato che il fondo serve per la produzione di erba per gli animali non abbiamo potuto continuare la ricerca più a lungo anche se Antonio si è cortesemente detto disponibile a farcela proseguire in inverno. I frammenti di alluminio ci hanno però fornito alcune indicazioni. Innanzitutto il ritrovamento di un bossolo di mitragliatrice da 12,7 mm Browning ha subito confermato che si trattava di un aereo statunitense. Inoltre, le matricole di assemblaggio presenti su alcuni frammenti iniziano con il prefisso 82.Questa cifra indica le parti che nell’industria aeronautica americana componevano il bombardiere medio North American B-25 Mitchell. Questo agile e stabile aereo divenne famoso durante la seconda guerra mondiale quando una squadriglia di B-25 decollò dalla portaerei Hornet agli ordini del generale Doolittle per bombardare Tokio in risposta al proditorio attacco giapponese di Pearl Harbour. Come ha riferito Michele Meo solo un uomo dell’equipaggio riuscì a lanciarsi prima che l’aereo si schiantasse al suolo. Egli si nascose in un campo di grano e poi trovò rifugio in un fienile. Quando i tedeschi arrivarono in zona per cercarlo, il suo nascondiglio venne loro indicato da un contadino. Durante un breve conflitto a fuoco fu ferito a una gamba e fatto prigioniero. I suoi 5 commilitoni persero la vita nell’impatto. Matteo Pierro |