“Zelig? mi obbliga a proporre sempre e solo lo stesso personaggio” Tuona Marco Marzocca imbrigliato nel sistema televisivo.
L’uomo dai mille volti, poliedrico nelle sue partecipazioni televisive quanto teatrali si è lasciato andare ad una lunga serie di considerazioni. È un fiume in piena Marco Marzocca, il mitico Ugo di Distretto di Polizia ma anche il famoso filippino Ariel alla corte di Zelig. Nel corso dell’Incontro al Caffè che ha preceduto sabato scorso (19 agosto) la sua performance in coppia con Stefano Sarcinelli per la XIV edizione di Giffoni Teatro, ha sfoderato le problematiche che contraddistinguono oggi, a suo vedere, il mondo dello spettacolo. “Tornerò a fare Zelig – ha spiegato Marzocca – ma la produzione mi costringe a proporre sempre e solo lo stesso personaggio. Nonostante abbia creato altre maschere della nostra società, come il Notaio, Mamma Orsa, l’ex pugile Cassiodoro, il bambolotto Sturby e tanti altri ancora, la trasmissione richiede la mia presenza a patto che rimanga fermo sul filippino Ariel. Una scelta limitante per chi come me fa questa professione, dal momento che non si apre alla fantasia sempre in fieri di noi artisti. Onestamente ammetto che ho accettato comunque, è pur sempre una vetrina televisiva importante e anche un ingresso economico sicuro”. Quanto al sistema dello spettacolo la polemica non decresce. “Se fai televisione e ti sposti a teatro – ha continuato Marzocca – nessuno degli addetti ai lavori ti viene a vedere, perché vige la regola che se fai una cosa non puoi fare bene l’altra. Per l’uno o l’altro contesto siamo il nulla.” Ad assecondare il pensiero anche il suo amico e spalla Stefano Sarcinelli, co-protagonista al Giardino con “Ciao Signò” che dopo la tournee si cimenterà a capofitto nell’impresa di Miss Italia, il concorso nazionale che lo vedrà nei panni di autore. “Fiorello è l’unico artista che riesce a fare sia la radio che la televisione o il teatro – ha aggiunto Sarcinelli - agli altri non viene assolutamente data la stessa possibilità. Siamo relegati in un sistema di qualunquismo che ci obbliga a fare sempre le stesse cose. Come se la nostra bivalenza non fosse credibile né corrispondesse ad un criterio di qualità. Eppure abbiamo fatto tante cose, a differenza di altri (specie gli ultimi arrivati) vantiamo una lunga gavetta e siamo veramente cresciuti a pane e teatro. E poi, fa strano pensare che un’Italia cresciuta con Goldoni e Pirandello reagisca così rispetto alle proposte culturali”.
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