Il
CASO INCENERITORE (pagina
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La
“folle” idea di Ugo Carpinelli e il
“modello” Brescia
La proposta di Ugo Carpinelli ha sortito un effetto
di trascinamento anche nel linguaggio di tutti
i giorni. La gente comune è stata costretta
ad informarsi sul significato di termini come
Cdr, Diossina, Termovalorizzazione, Riciclaggio,
Differenziata, che sono entrati a far parte del
lessico quotidiano di molte persone. Ma sono ancora
tantissimi quelli che non sanno neanche di cosa
si parla, di quanti interessi sono in gioco, di
che cosa è e come funziona un termovalorizzatore;
intanto è in corso (merito di Carpinelli
) un processo di alfabetizzazione di massa di
cui pochi avvertivano la necessità. In
queste settimane in cui si prospettano scenari
apocalittici e si pongono domande anche isteriche
sul futuro di questo territorio, la navigazione
su Internet non conosce soste e il sito web più
cliccato del momento è, senza dubbio, il
sito ufficiale del Comune di Brescia. Abbiamo
“navigato” anche noi. Ecco cosa abbiamo
scoperto.
Intanto segnaliamo subito una notizia importante
sul termovalorizzatore Asm di Brescia.
L’iniziativa della Commissione europea,
che ha formulato all‘Italia un “parere
motivato” sulla terza linea dell’inceneritore
di Brescia in seguito a un ricorso presentato
dal Comitato ambiente Città di Brescia.
L’Unione europea ha cioè richiesto
una valutazione di impatto ambientale che finora
non è stata mai prodotta. Riportiamo la
notizia apparsa su un quotidiano, in cronaca regionale.Titolo:
“Impatto ambientale, la UE boccia l’impianto
di Brescia”.
“Sotto accusa la terza linea del termoutilizzatore
di Brescia, il più grande d’Europa,
che dovrebbe termodistruggere e trasformare in
energia elettrica 250mila tonnellate di rifiuti
in aggiunta alle due linee già in funzione
dal 1995, che ne “lavorano” ben 450
mila.Ma la costruzione è andata avanti
in mancanza assoluta di una VIA(Valutazione di
Impatto Ambientale) Di fatto, Bruxellex “ricorda”
all’Italia di dover obbligatoriamente procedere,
prima di rilasciare qualsiasi autorizzazione per
l’incenerimento dei rifiuti, alla valutazione
dell’impatto degli impianti con l’ambiente
circostante e di darne la massima pubblicità
ai cittadini altrimenti “ha l’obbligo
di risarcire tutti i danni causati dalla mancata
valutazione”. Dal canto suo l’Asm
ha precisato che la VIA non è stata eseguita
precedentemente” perché non obbligatoria
secondo le leggi italiane”
Va ricordato per chi non lo sapesse, che a Brescia
i problemi di natura ambientale e sanitaria sono
gravissimi. La qualità della vita soffre
di pesanti fenomeni di inquinamenti ambientali
per la presenza di industrie chimiche, fonderie
e acciaierie. Le Ordinanze contingibili e urgenti
di carattere sanitario del Sindaco Paolo Corsini
sono innumerevoli. Eccone una emblematica dello
stato di cose.
Con ordinanze sindacali n.7374/ 02,n.8024 e n.1751/02
2002 e n. 25809 del 30.6.2003 valide fino al termine
del 30 giugno 2004 sono stati imposti fino al
termine del 23.8.2002 alcuni limiti all’utilizzo
di una porzione del territorio comunale, nel quale
si è verificata la presenza di valori PCCD
e PCDF(diossine e furani) oltre i limiti previsti
dalla normativa vigente(DM.25.10.1999 n.471).Con
la Legge 31.7.2002 n.179 un’intera area
agricola del Comune di Brescia (Brescia-Caffaro)
è stata inserita tra i siti inquinati di
interesse nazionale. L’emergenza coinvolge
213 ettari di area cittadina in cui abitano 1.700
famiglie (ovvero 3.300 persone).Nel terreno l’inquinamento
da Pcb arriva a superare di 11mila volte quello
consentito, le diossine fino a 200 volte e il
mercurio fino a 29 volte. Il sindaco Paolo Corsini
ha dovuto emettere, secondo le stesse fonti provenienti
dal Comune, ” divieti che segnano la fine
dell’attività agricola in quest’area,
ma toccano anche orti, giardini e gioco dei bambini
all’aperto”. Secondo il responsabile
dell’Arpa-Lombardia, “ Brescia sta
diventando un laboratorio nazionale su queste
tematiche”. L’aria che si respira
a Brescia contiene Pcb e sostanza inquinanti,
secondo l’assessore all’ambiente,
il Verde Ettore Brunelli che difende, per la verità,
però a spada tratta l’inceneritore
di Brescia. L’imputato in questo caso “non
va individuato nel termoutilizzatore dell’Asm
ma nelle acciaierie e nel traffico”.
A proposito di diossina, anche a costo di correre
il rischio di essere iscritti nel partito dei
“terroristi ambientali” dagli studi
finora effettuati risulta che le fonti principali
di diossina sono gli Inceneritori di rifiuti urbani
26%- Fonderie 18%-Inceneritori di rifiuti ospedalieri
14%-Attività metallurgiche non legate al
ferro 4%.Il restante 38% è dovuto agli
impianti di riscaldamento domestico a legna (trattata).”
Le sostanze inquinanti emesse sotto forma gassosa
da un impianto di incenerimento si diffondono
inevitabilmente nell’aria. In realtà
il problema non è solo circoscritto all’area
attigua all’impianto, in quanto le particelle
solide, i composti organici (come la diossina)
possono essere trasportate per mezzo di correnti
aeree anche a notevole distanza dalla fonte di
emissione e solo il 2% della diossina dispersa
nell’aria si deposita nel terreno circostante
l’inceneritore mentre la maggior parte viene
trasportata anche a grandi distanze.
Quantità di diossina generata da
un moderno inceneritore.
La Comunità Europea, al fine di contenere
l’emissione di diossina, ha stabilito il
limite di emissione degli inceneritori a O, 1
nanogrammi al metro cubo, concentrazione da 10
a 100 volte inferiore a quella delle vecchie strutture.
Si mostrerà adesso che con i limiti imposti
dall’OMS, non è tuttavia sufficiente
a garantire la salute umana. Prendiamo in esame
un inceneritore tipo che tratta 800 tonnellate
al giorno di rifiuti . Per leggi chimico - fisiche,
legate alla necessaria presenza di ossigeno affinché
avvenga il processo di combustione, l’inceneritore
emetterà 210.000 metri cubi di fumi all’ora!Lasciamo
al lettore le considerazioni del caso.
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Inchiesta
pubblicata dal periodico "Promemoria"
nel mese di settembre del 2004 |
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