IL
CASO INCENERITORE
di Walter Brancaccio
Perché siamo contrari
al termovalorizzatore (pagina
1)
• Incominciamo in primo luogo dalla constatazione
più banale: la possibilità che si
realizzi un termodistruttore (o inceneritore che
dir si voglia…) nel Comune di Giffoni V.P.
non era previsto nel programma amministrativo
di Giffoni Democratica, neanche come ipotesi.
E se l’idea è nata oggi per fronteggiare
l’emergenza rifiuti (che persiste però
da almeno dieci anni) come va spiegata oggi questa
necessità e questa urgenza? Perché
concentrare e accollare nuovi costi ambientali
a un territorio già massacrato dalla presenza
di impianti di compostaggio, tritovagliatori,
cementifici, discariche, in una zona in cui già
insistono un carcere, una fabbrica di plastica
e forse sorgerà anche una centrale termoelettrica.
Insomma, un vero e proprio distretto industriale,
collocato alla porta d’ingresso dei Picentini
e del nuovo Parco regionale. Con tale logica e
con questo nuovo “modello culturale”
e di sviluppo che avanza, ci possiamo anche proporre
di risolvere il problema energetico nazionale
costruendo una bella centrale nucleare? Giriamo
la domanda, con molta cautela, all’imprevedibile
Ugo Carpinelli.
• Se invece su tutto domina il problema
di dare ossigeno alle finanze locali e trovare
nuove fonti di finanziamento anche a costo di
disegnare una nuova “mappa” del territorio,
sarebbe doveroso spiegare alla città la
drammaticità della situazione e perché
si è arrivati fino a questo punto. L’importante
per un amministratore capace (e Carpinelli senza
dubbio lo è) è anche quello di saper
cogliere l’attimo, l’occasione favorevole
ma chiarendo a tutti il significato ancora reticente
e celato di quest'operazione. Senza barare.
• L’assenza di qualsiasi consultazione
preventiva con i cittadini, le forze politiche,
sociali e imprenditoriali, gli enti locali interessati,
le associazioni ambientaliste, la comunità
tecnico-scientifica, insomma l’assenza di
qualsiasi momento di confronto (perché
non fare un referendum?) costituisce, nel metodo,
l’ennesima, inaccettabile dimostrazione
di arroganza e prepotenza. L’ennesima dimostrazione
di un decisionismo che ha assunto le forme di
una concezione bonapartista della politica, intesa
come dominio, in sé e per sè. La
democrazia è partecipazione alle scelte:
non si possono imporre decisioni così importanti
senza il consenso di chi vive in questo territorio.
“E il metodo è sostanza, in democrazia
ecologica come in ogni forma di democrazia”.
• E’ possibile che gli abitanti della
frazione di Sardone che da anni convivono con
l’incubo e il fetore di una maxi -discarica,
e con i disagi ad essa connessa, abitanti ai quali
era stato assicurato la “provvisorietà”
dell’impianto, è possibile che devono
apprendere solo dai giornali il progetto dell’inceneritore
nella stessa zona ?
• Ammesso che l’inceneritore si costruisca
(tra il dire e il fare c’è di mezzo
il mare) come si concilia questa scelta strategica
con gli sforzi significativi che le amministrazioni
locali, la Provincia ,hanno in questi anni compiuto
per valorizzare i prodotti tipici di questa terra?
Poche settimane fa il neo-assessore provinciale
all’Agricoltura, Corrado Martinangelo, ha
riscosso consensi per essersi impegnato a favore
del marchio di qualità per la castagna
di Serino. Oggi gli stessi castagneti di Serino
e di Giffoni sono a rischio per il progetto di
metanizzazione dell’Energy Plus che il Comune
di Serino avverte come una minaccia agli interessi
del mondo agricolo. Ci sembra che l’ipotesi
inceneritore, rischia di compromettere questi
sforzi e risente di questa contraddizione logica
di fondo, di un pericoloso “rovesciamento
dei valori”.
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