Un intervento del Presidente Sabino Aquino.
Il governo ed il programma dell’Ente Parco dei Monti Picentini che, con una estensione di oltre 63.000 Ha, è il più grande dei Parchi Regionali della Campania, devono essere indirizzati allo sviluppo e alla valorizzazione di un territorio poco conosciuto ma che presenta e conserva livelli di naturalezza e naturalità indiscutibili.
Il tipo di sviluppo da assicurare al comprensorio dovrà essere sostenibile e soprattutto eco -compatibile; in tal senso sarà favorita una adeguata azione nelle scelte di politica urbanistica, sociale e territoriale che dovrà riguardare anche la bonifica di alcune aree, il recupero sistematico dei centri storici, la prevenzione dai rischi geologici e sismici, la lotta agli abusi edilizi, la tutela e la salvaguardia dagli incendi e la protezione delle preziose risorse naturali che abbondano in questa importante area geografica.
Le risorse finanziarie, allo stato disponibili, dovranno essere incrementate anche in virtù di una energica azione di sensibilizzazione che sarà operata non solo presso le Amministrazioni locali ma soprattutto quelle nazionali ed europee, saranno in gran parte impegnate a migliorare il livello delle infrastrutture esistenti, a potenziare un’agricoltura biologica e di salvaguardia e protezione del suolo, a favorire un turismo culturale di qualità e, soprattutto, a valorizzare le risorse architettoniche, storiche e ambientali di tutte le trenta comunità locali che fanno parte dell’Ente Parco.
Ciò è confortato dalla sensibilità e dall’attenzione già mostrata da esponenti delle amministrazioni locali ricadenti nel parco.
E’ pur vero che gli stessi amministratori non dispongono di risorse economiche ne di strumenti di pianificazione idonei ad avviare un programma di svolta in favore dell’ambiente e della tutela del territorio, ma si è certi che il destino del Parco dei Monti Picentini si gioca da un lato sull’affermazione e sul rafforzamento di una coscienza collettiva già fortemente radicata e dall’altro sulla capacità che avranno l’Ente Parco e le medesime Amministrazioni locali di “far pesare” e dare rilievo economico a questo territorio e a questa nuova realtà che avrà funzioni sia di programmazione che di gestione.
L’attività e l’impegno a preservare ad ogni costo l’integrità ambientale e valorizzare le risorse naturali e socio-culturali presenti, costituisce anche il presupposto per generare nuove importanti opportunità occupazionali che tanto necessitano nel nostro meridione.
Da circa un trentennio, da idrogeologo, per ragioni di lavoro e di studio, mi sono occupato di questa esteso ed articolato sistema montuoso dell’Appennino Campano che si caratterizza per un patrimonio acquifero di notevole potenzialità e di pregiate qualità tanto da rappresentare il più importate bacino idrico dell’intero meridione d’Italia. L’ attenzione dedicata a questa area, “un amore” quasi viscerale per un corollario unico di monti e vallate e per una fauna e una flora che conserva ancora caratteri di elevata naturalezza, sarà utile per assicurare oltre che lo sviluppo di nuove iniziative anche la conservazione, la valorizzazione e l’utilizzazione sostenibile di importanti realtà già presenti come le Oasi del Monte Accèllica, del Monte Polveracchio, della Valle della Caccia, di Fisciano, dei Bacini endoreici del Dragone e del Laceno o anche delle grotte carsiche del Caliendo.
I Picentini non sono però solo uno prezioso scrigno di bellezze naturali: essi racchiudono uno straordinario quanto poco conosciuto patrimonio storico-artistico-religioso.
L’impegno dovrà essere orientato alla riscoperta di questi beni al fine di incentivare al massimo, al fianco del turismo naturalistico, i vari canali del turismo culturale.
Basti pensare alle numerose testimonianze archeologiche risalenti all’epoca Sannitico-Romana, disseminate sul territorio e nelle immediate vicinanze dello stesso, allo stato del tutto misconosciute.
O anche ai tanti edifici di culto e luoghi religiosi rientranti nell’area dei Picentini. Si pensi alle antichissime grotte di San Michele di Olevano Sul Tusciano ove si tramanda da tempo immemorabile il culto dell’Arcangelo. Oppure ai tanti luoghi ove San Gugllielmo, fondatore di Montevergine, soggiornò.
Un ultimo riferimento va fatto alle vie di comunicazione. L’accesso al parco, allo stato, è adeguatamente garantito da una idonea rete viaria che va localmente migliorata o potenziata nel rispetto dell’imbatto ambientale.
La vivibilità e la fruibilità del parco non può essere solo legata ad una accessibilità attraverso i mezzi tradizionali. A tal proposito è opportuno pensare ad un immediato rilancio della ferrovia Avellino-Rocchetta S. Antonino. Detta linea ferroviaria, che supera lo spartiacque appenninico tra il Mar Tirreno e quello Adriatico e mette in comunicazione le valli dei fiumi Calore e Sabato con quella dell’Ofanto, rappresenta un mezzo ecologico e sicuro per la visita al parco. Vanno inoltre rivisitati e rilanciati gli antichi tratturi della transumanza.
Questi in via esemplificativa, alcuni degli obiettivi che saranno sottoposti all’attenzione degli Amministratori nei prossimi incontri: dai Sindaci, dagli Amministratori comunali e degli altri enti territoriali e dai cittadini che vivono nel parco si attendono suggerimenti e contributi per rendere questo neonato Ente un cantiere di proposte e di realizzazioni ma anche un laboratorio di idee innovative e d’avanguardia.
Sabino Aquino
Presidente del Parco Regionale
dei Monti Picentini