IL
CASO INCENERITORE
di Walter Brancaccio
Perché siamo contrari
al termovalorizzatore (pagina
3)
• Al
di là delle aspirazione di grandeur di
Carpinelli e della sua abilità diabolica
di annusare sempre un nuovo odore di soldi ( “per
la grande famiglia dei giffonesi”,giura
) non c’è chi non avverta la presenza
di un inceneritore di rifiuti come un corpo estraneo
inserito in un contesto che conserva un alto valore
paesaggistico e ambientale su cui hanno scommesso
e investito operatori economici di spessore come
ad esempio Silvia Imparato dell’azienda
agricola che produce il celebre vino rosso di
Montevetrano.
• Troppi interessi e troppi soggetti ruotano
intorno al business dei rifiuti. E’ chiaro
quindi che non si tratta di un' operazione di
secondo rango. La vicenda - visto l’argomento
- “puzza”. Poi c’è il
forte dubbio che questa scelta sottende la sostanziale
accettazione di linee direttrici di sviluppo di
questo territorio che vengono indicate dall’esterno,
da Napoli e da Salerno in particolare. Se cosi
è si vuole “prostituire un territorio”
per motivi di mera opportunità economica?
Si vuole condannare questa terra al rischio della
diossina, delle polveri, al morso feroce di centinaia
di camion che trasporteranno rifiuti da ogni angolo
della Campania per poi bruciarli col rischio di
avvelenare l’aria, il suolo, i prodotti
agricoli? Si vuole consegnare una pezzo di questo
territorio “annettendolo” a Salerno
facendolo diventare una periferia degradata al
servizio degli interessi di De Luca, De Biase,
Bassolino? Non è così che si tutelano
gli interessi del territorio e della collettività.
Se così non è una classe dirigente
seria non si muove in base ad egoismi personali.
• Perché invece di preoccuparsi dei
sacchetti dell’immondizia in mezzo alle
strade di Salerno il ceto politico diessino di
questa provincia compresi la deputazione regionale
e nazionale non conduce una battaglia a tutto
campo che porti alla rescissione del contratto
con la FIBE, a cui il commissariato di governo
non solo ha delegato la realizzazione, ma anche
la definizione delle caratteristiche e la localizzazione
degli impianti, e cioè non solo la fase
attuativa ma anche quella politico-progettuale.
Il piano regionale di smaltimento dei rifiuti
in Campania, basato appunto sull’incenerimento
mostra la corda. Lo dimostrano il sequestro dei
7 impianti di CDR da parte della magistratura
; la FIBE di Cesare Romiti non è stata
in grado di gestire neanche la fase iniziale del
ciclo di smaltimento.
• La risorsa rifiuti che produce la Campania
è diventata un grosso affaire per le imprese
del Nord che non solo ne traggono grossi profitti
(dalla nostra “mutezza”! ) ma vi sversano
rifiuti tossici e nocivi in discariche legali
e illegali . La “doppia rapina” contro
il Sud dei grossi gruppi industriali e finanziari
nordisti è una grande questione regionale
che andrebbe affrontata e risolta in un’ottica
meridionalistica.
• Il problema dei rifiuti (vasta e complessa
materia )va risolto con politiche che si basano
su una riduzione a monte della produzione dei
rifiuti, sul riuso e il riciclaggio, sulla raccolta
differenziata.
• Il sindaco di Giffoni è l’unico
Sindaco della Campania che ha dato la disponibilità
ad ospitare un inceneritore (o l’ennesimo
carico di letame, fate voi). Vuoi vedere che alla
fine invece di Giffoni Multimedia Valley che non
si capisce ancora bene cosa sia ,ci ritroveremo
con una “ Trash Valley ”? E’
un bel salto, (nel buio) non c’è
che dire. Questo territorio si appresta domani
a cambiare pelle e identità?
• L’inceneritore non è il futuro,
la modernità e il progresso ma è
un anacronistico e spesso obsoleto relitto della
civiltà industriale.Va bene a Brescia in
mezzo alle fonderie e alle acciaierie non nel
cuore “verde” dei Picentini.
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